Johan Zarco fa tutto da solo, Fabio Quartararo ha Eric Mahe, Pecco Bagnaia, Franco Morbidelli, Luca Marini e Marco Bezzecchi si sono affidati alla VR46 di Valentino Rossi. Anche il modo di far gestire gli affari dei piloti in MotoGP sta cambiando e l’ultimo della vecchia scuola, quello che resiste al tempo che passa, è Carlo Pernat.
Ne sa qualcosa Emilio Alzamora, fresco di separazione dai fratelli Alex e Marc Marquez, che gli hanno preferito l’ex manager di RedBull, Jaime Martinez. Per i due fratelli di Cervera, all’indomani della scelta, sono triplicate le ospitate in tv e le partecipazioni a vari eventi promozionali e l’impressione è che dietro possa esserci proprio la mano di Martinez. Essere pilota in MotoGP, infatti, non è più solo questione di guidare più forte possibile i prototipi da corsa, ma si tratta, ormai, di essere la figura di riferimento di una serie di attività che devono essere necessariamente coordinate. C’è, quindi, chi fa riferimento a un solo uomo, come Enea Bastianini con Carlo Pernat, e chi preferisce affidarsi a vere e proprie società, come fanno tutti i ragazzi della VR46 Academy creata da Valentino Rossi. L’unico che ha operato una scelta del tutto differente (e come al solito originale), è Johann Zarco che ha recentemente annunciato la separazione da suo storico manager e di voler occuparsi personalmente dei suoi affari.
Ma, che si tratti di veri e propri manager o di società che gestiscono gli affari dei piloti, quanto costano queste figure? Cifre vere e proprie non si possono snocciolare, anche perché, come è noto, non è facile fare i conti in tasca ai piloti e stabilire con esattezza il giro di affari di ognuno. Ma, in linea di massima, una percentuale di ciò che i piloti percepiscono per tutte quelle attività svolte dietro compenso finiscono in tasca al manager o nelle casse delle società a cui i piloti stessi hanno scelto di affidarsi. L’ordine generale è compreso tra il 10% e il 15% e questo spiegherebbe anche la ragione del caso che sta montando in MotoGP. Il riferimento, è chiaro, è alle polemiche sulla necessità di rivedere i compensi dei piloti alla luce dell’introduzione delle Sprint Race. Più gare, infatti, dovrebbe anche corrispondere a maggiore stipendio, ma l’impressione, almeno al momento, è che la battaglia sindacale sembra interessare più ai manager stessi che ai rider. E, viste le cifre in ballo, non c’è da sorprendersi