Il venerdì di Barcellona della MotoGP non è stato il più divertente della stagione, ma ce lo aspettavamo: storicamente i primi turni di libere in Catalunya servono a gommare la pista e a ricordarci che sì, gli anni passano ma la caratteristica secondo cui il Montmelò consuma le gomme dopo pochi giri resta invariata. L'ultima riasfaltatura risale al 2018 - nemmeno troppo tempo fa - ma presenta una peculiarità: i sassolini che insieme al bitume compongono l'afalto sono stati estratti da un minerale locale, molto chiaro alla vista, che tende a levigarsi facilmente. Risultato? Nel 2025 le MotoGP in uscita di curva scivolano e spinnano che è una meraviglia, i piloti escono con una gomma media nuova e lucida e dopo tre giri sono costretti ad alzare i propri tempi di un secondo. Ecco perché i sessanta minuti di Prequalifiche sono stati interessati da lunghe simulazioni di passo gara, con i team che hanno cesellato strategie di controlli elettronici sul degrado fino ad un quarto d'ora dalla bandiera a scacchi, quando è arrivato il momento di levare litri di benzina dai serbatoi e sparare due set di gomme soft al posteriore in successione. A quel punto il turno si è acceso, il monitor dei tempi è stato illuminato da caschi rossi, che insolitamente non hanno premiato uno dei due fratelli Marquez: davanti a tutti, infatti, ci sono le KTM di Brad Binder e Pedro Acosta.
I due piloti del team interno austriaco hanno girato in coppia nel momento clou, quando il sudafricano ha sfruttato scia e riferimenti del rookie maravilla (Brad e Pedro spiccano soprattutto nel T1 e nel T2, dove detengono i migliori intertempi) per poi abbattere con un 1'38"141 il record della pista di Aleix Espargaró della scorsa stagione. Ad un decimo dalla vetta Alex Marquez che, dato l'incredibile passo gara mostrato nella simulazione, si pensava fosse inavvicinabile anche nel time attack. Meno sfavillante del solito ma sempre pericolosissimo il fratello Marc, che a fine Prequalifiche ha lamentato qualche saltellamento di troppo dell'anteriore a leva del freno pinzata, difficoltà che comunque non gli ha impedito di chiudere quarto a due decimi da Binder. Serra la top five un Marco Bezzecchi che torna a staccare un biglietto per la Q2 dopo aver trascorso un paio sabato mattina con lo stomaco in gola in Austria e Ungheria. Anche in quella che dovrebbe essere una sua pista, l'Aprilia ha cominciato con diverse difficoltà al mattino, prima di trovare gradualmente la retta via con ragazzo di Viserba - applaudito dai suoi al rientro ai box - e con Ai Ogura, che chiude la top ten di questo venerdì (non gli succedeva dal GP inaugurale in Thailandia). Belli e incoraggianti i guizzi piazzati da Bastianini e Morbidelli - sesto e settimo a poco più di tre decimi dal leader - nel finale di turno. Enea a margine del suo miglior giro, rilanciandosi, è scivolato senza conseguenze alla due. La stessa cosa è capitata a Johann Zarco, che ha comunque firmato l'ottavo tempo davanti al compagno di marca Luca Marini, tra i migliori di giornata.

Luca è stato tra i migliori sul passo gara, dove è riuscito a portare avanti un lavoro più che discreto sia con la morbida al posteriore che con la media, fermando costantemente il cronometro a cavallo tra l'unoetrentanove e l'1'40"basso basso. In quest'ottica, ad oggi, è inarrivabile Alex Marquez, che al quindicesimo giro di gomma media ha siglato uno spaventoso 1'39"990. Marc, per fare un paragone, nelle identiche condizioni è stato due decimi più lento. Bezzecchi, per rendere l'idea, con una gomma media portata oltre le metà della distanza di gara ha registrato un affaticato 1'40"528. Marco è andato molto meglio nel ritmo imbastito col pneumatico soft dietro (ma ha completato solo otto giri), con cui si è attestato su un livello da cui Binder, Acosta, Bastianini, Morbidelli e lo stesso Marini non si discostano granché.

Vi sarete accorti come manchino all'appello le Yamaha, che sono tutte fuori dai dieci: Quartararo e un ottimo Oliveira - rispettivamente 11° e 12° - per un soffio, Miller e Rins - 15° e 16° - leggermente più attardati. Tra di loro la Honda di un Mir in realtà promettente sul passo gara e la Ducati Gresini di un Fermín Aldeguer che come spesso accade fatica al venerdì. Male Di Giannantonio, 17° e distante dalle prestazioni mostrate in Ungheria, così come Jorge Martín, che lo segue davanti a Raul Fernandez e Aleix Espargaró. Venerdì troppo brutto per essere vero quello di Pecco Bagnaia, che galleggia in una spirale negativa sempre più profonda. Ha lamentato problemi prima nel massimo angolo di pega, poi in ingresso curva e infine in trazione, restando sia al mattino che al pomeriggio lontanissimo dalle posizioni di vertice e concludendo la giornata con un mestissimo ventunesimo tempo ad un secondo abbondante dalla vetta. Gli occhi sbarrati del 63 che increduli cercano affanosamente il nome "Bagnaia" sul monitor dei tempi di fine turno sono l'immagine più triste del venerdì del Montmelò. Dietro al tre volte campione del mondo, chiamati a scendere in pista in una Q1 che domattina sarà la solita battaglia sanguinosa, ci sono solo Lorenzo Savadori, Chantra e un Maverick Vinales ancora convalescente.
