“A nome di tutti i concorrenti, prometto che prenderemo parte a questi Giochi Olimpici rispettando e osservando le regole che li governano, impegnandoci nel vero spirito della sportività per uno sport senza doping e senza droghe, per la gloria dello sport e l’onore delle nostre squadre”. Questo è il giuramento che Pierre De Coubertin scrisse per i Giochi Olimpici, venne pronunciato per la prima volta alle Olimpiadi di Anversa del 1920 e subì, nel corso della storia, diverse modifiche: inizialmente riguardava solo gli atleti, successivamente i giudici e solo nel 2012 comprese gli allenatori, ma è a Sydney 2000 che venne aggiunta la parte più importate quella inerente al doping, piaga silenziosa dello sport.
Nonostante un giuramento visionario, i casi di doping restano e stanno diventando tristemente protagonisti anche all’Olimpiade di Parigi 2024. Il primo caso a poche ore dalla cerimonia d’apertura è stato il judoka iracheno Sajjad Sehen, esordiente alle Olimpiadi, trovato positivo a due steroidi anabolizzanti, il 28enne è provvisoriamente sospeso in attesa di un procedimento disciplinare. Dal judo alla pallavolo, con la centrale dominicana Lisvel Eve Mejía risultata positiva alla Furosemide, un diuretico che avrebbe usato per curare un infortunio al ginocchio, soffriva di problemi di ritenzione di liquidi. Questa sostanza è vietata poiché non è solo un diuretico ma rientra anche tra gli agenti mascheranti, motivo per il quale è stata allontanata dai Giochi; stesso discorso anche per la pugile nigeriana Cynthia Temitayo Ogunsemilore.
I tre atleti in questione, dopo aver assunto sostanza proibite dall’agenzia mondale antidoping “Wada”, potranno fare ricorso ed effettuare un secondo esame che andrà a confermare o meno la sentenza, nel frattempo sono considerati “atleti sospesi provvisoriamente”, rinunciando giustamente alle Olimpiadi. Il doping resta uno dei nemici dello sport e della correttezza sportiva, ad aprile, diversi media americani, australiani e tedeschi hanno rivelato che poco prima delle Olimpiadi di Tokyo, 23 componenti della squadra del nuoto cinese era risultata positiva alla trimetazidina, farmaco utile a curare i problemi cardiaci, la cui somministrazione comporta fino a quattro anni di squalifica. Nessuno venne sospeso e la federazione cinese si giustificò affermando che la positività era il risultato di una contaminazione ambientale, resta comunque un’ombra sul caso, aggravata dal fatto che tre atleti siano ricaduti nel suo utilizzo.
Proprio per questo gli organizzatori dei Giochi parigini hanno dichiarato: “La lotta contro il doping è un vero e proprio lavoro di squadra, che inizia prima Giochi e dura fino dopo la loro chiusura. Tutte le parti interessate di Parigi 2024 contribuiscono a garantire l’integrità della competizione e a proteggere la salute degli atleti”. La responsabilità dei controlli ricade sull’International Testing Agency (ITA) responsabile del programma antidoping per i Giochi Olimpici, mentre il CPI supervisiona direttamente quello per i Giochi Paralimpici. L’organizzazione di Parigi 2024 fornisce i finanziamenti, gestisce la pianificazione e la programmazione e mette a disposizione lo staff, le attrezzature e le infrastrutture necessarie per consentire lo svolgimento dei test e delle analisi, collaborando con l’Agenzia francese antidoping (AFLD), un’autorità pubblica indipendente responsabile dell’attuazione delle azioni di lotta al doping in Francia. I giochi olimpici sono scesi in campo con l’obiettivo è contribuire attivamente allo sviluppo di una cultura condivisa per lo sport pulito. Sempre Pierre de Coubertin affermava: “Il successo racchiude in sé i semi del proprio declino, e anche lo sport non viene risparmiato da questa legge”, una lezione che per quanto scontata possa essere, ricorda ad atleti ed appassionati che vincere non è sempre tutto. Non conta però solo la moralità dei singoli atleti perché spesso quello che porta al doping è un sistema sportivo malato che circonda gli uomini e le donne dello sport fin da giovanissimi, costringendoli a venire a patti con delle condizioni fisiche e mentali a cui non credevano - in passato - di poter arrivare. Per questo la lotta contro il doping non deve riguardare solo l'atleta ma l'intera comunità sportiva che, dopo i nuovi casi di Parigi 2024, non può considerare sufficiente il lavoro svolto in termini di prevenzione e controllo.