Se avesse potuto strapparsi via tutto, uscendo dalla sua W13 distrutta, George Russell lo avrebbe fatto. Via le cinture di sicurezza, via ogni cosa più in fretta che puoi, George. È l'unica immagine che la regia internazionale può mostrare, nei concitati minuti che, al via del Gran Premio di Silverstone, hanno diviso l'esposizione della bandiera rossa dalle prime notizie ufficiali sulle condizioni di salute dei piloti coinvolti.
L'incidente è stato spaventoso, con la monoposto di Zhou Guanyu, ribaltata su se stessa: la testa del pilota, che senza la protezione dell'halo sarebbe stato probabilmente decapitato dall'impatto, a pochi centimetri dall'asfalto. Vola, l'Alfa Romeo di Zhou, e va incastrarsi tra i copertoni posizionati alla fine della curva, incastrata contro la recinzione che divide la pista dalle tribune. Corrono tutti e corre anche il pupillo della Mercedes, che salta sui copertoni e si mette a dirigere i lavori, a indicare che cosa fare, a sbracciarsi per farsi ascoltare dai marshal.
È la sua prima gara di casa da pilota Mercedes, la prima - dopo anni nelle retrovie della Williams - in cui può giocarsi il sogno di salire sul podio davanti alla sua Silverstone, di ottenere qualcosa di grande. Il tracciato inglese regala emozioni dense, colpi di scena a ogni giro, e George lo sa bene. Sa che dopo un inizio di stagione entusiasmante, sempre nella top 5 anche quando le condizioni della W13 sembravano renderlo impossibile, in Inghilterra può sognare in grande. Sognerà in grande il suo compagno di squadra, già sette volte campione del mondo, che dopo aver sperato in una vittoria si accontenterà di un podio che sa comunque di grande successo per il team di Toto Wolff.
Per George niente punti, niente podio, niente vittoria a Silverstone. Il primo zero da pilota Mercedes arriva proprio a casa, dove si lecca le ferite di uno zero che interrompe la sua striscia positiva. Eppure lì, tra le mura fatte di curve che hanno fatto nascere la sua passione per i motori, George Russell ha vinto. Senza podi, senza un altro Gran Premio in top 5, ma ha vinto lui. Perché l'istinto dei piloti, quello che si scatena insieme all'adrenalina nei momenti più drammatici e difficili, ci dice tanto, tutto, di loro.
E con gli occhi pieni del terrore che, un attimo prima, gli si è presentato davanti, George Russell ha risposto correndo. Il primo istinto di un ragazzo che lo scorso anno un po' a sorpresa è stato nominato nuovo presidente della Grand Prix Drivers' Association, l'unione dei piloti di Formula 1 che si occupa di sicurezza, è stato quello di andare a controllare, aiutare, salvare ciò che si poteva salvare. Che di gare ce ne saranno tante altre, George. Che magari quella W13 distrutta non saresti comunque riuscito a riportarla ai box, a farla correre abbastanza veloce.
Che ci hai provato comunque, a convincere la direzione di gara a farti tornare a correre, perché un pilota ci prova sempre. Ma che quando ti hanno detto no perché la Mercedes era stata fermata, tu eri sceso, e le regole della Formula 1 parlano chiaro, hai alzato le spalle e hai detto ok. Ok, io mi sono fermato per la sicurezza dei miei colleghi. Dei miei amici. Mi sono fermato perché è così che si fa, e se non mi volete far tornare in pista va bene, ci saranno altre occasionu, altre strisce positive di risultati, altre occasioni per salire sul podio di Silverstone.
Va bene lo stesso perché George Russell, presidente della GPDA a soli 24 anni, a Silverstone ha comunque vinto. Ha vinto il rispetto di chiunque l'abbia visto correre fuori da quella monoposto, ha vinto la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta quando scegliere che cosa fare era questione di istinto e poco altro. Ha vinto per quello che è, George. E tutte le altre vittorie arriveranno.