Fabio Quartararo ha rinnovato per altri due anni con Yamaha ad una condizione: la moto deve andare più forte. Lui è veloce, bravo a sfruttare al massimo la sua M1, però non basta. Se non parte nelle prime due file, superare diventa molto difficile e prendersi dei rischi - come ad Assen - diventa l’unico modo per salire sul podio. Così, in Giappone, gli ingegneri hanno lasciato da parte la filosofia dell’affinamento continuo per buttarsi su qualcosa di completamente nuovo. L’ha fatto la Honda lo scorso anno e lo fa la Yamaha per il 2023. HRC si è mossa prima, Yamaha però ha lavorato d’anticipo: dove Honda ha rivoluzionato la moto per rispondere alla mancanza di Marc Marquez (e fare una moto buona anche per gli altri), Yamaha è in pieno fermento anche con un pilota nettamente favorito al titolo per il secondo anno di fila. Se c’è qualcosa da imparare dall’anno nero della Honda però, è che ripensare da zero una moto comporta grossi rischi anche se sei il costruttore più vincente (e potente) tra quelli schierati in griglia. Con lo sviluppo motoristico del tutto bloccato durante l’anno, presentarsi in Qatar con una buona soluzione è fondamentale, una scommessa che gli ingegneri devono assolutamente vincere. Ora, tra le possibilità di Yamaha, c’è anche quella del motore V4: “È un aspetto su cui devono ragionare gli ingegneri. Non escludono nessuna opzione” , ha risposto a domanda diretta Maio Meregalli. “Quando si passa da una configurazione che si conosce molto bene ad un’altra, nuova di zecca ci vuole molto tempo per acquisire esperienza. Prima di prendere questa decisione bisogna essere molto sicuri. Sono sicuro che si stanno valutando contemporaneamente altre soluzioni”.
Di fatto, con l’addio di Suzuki, Yamaha sarà l’unica a montare un motore quattro in linea, in grado di offrire una moto più facile per i piloti ma forse meno potente. Passare ad un V4 significherebbe sacrificare una, forse due stagioni a capire il motore, affinarlo e farlo funzionare al meglio con il resto della moto. Tempo che probabilmente non c’è, sopratutto con un Fabio Quartararo che non si è mai fatto grossi problemi a considerare il passaggio a un’altro costruttore. La sensazione quindi è che Yamaha farà l’impossibile per tirare fuori altri cavalli dal suo progetto - magari come ha fatto la Suzuki, nettamente migliorata nel giro di un inverno - prima di rivedere drasticamente l’architettura del propulsore. Se non fosse possibile però, una Yamaha MotoGP con motore V4 sarebbe tutt’altro che un miraggio. Se così fosse, la M1 che abbiamo imparato a conoscere con Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e tutti gli altri piloti che sono riusciti a farla volare cambierebbe per sempre. Non vedremmo più la moto dolce, perfetta per un esordiente, una moto che va fortissimo in percorrenza di curva e porta a vincere in piena armonia. Sarebbe qualcosa di completamente inedito. Qualcosa che, magari, vedremo nel 2027 con l'introduzione del nuovo regolamento tecnico anticipato nelle settimane scorse da Carmelo Ezpeleta.