Questa volta niente dominio. Niente pulizia. Contro il Brasile l’Italia soffre, sbaglia, rischia, poi si ricompone e chiude. È finale mondiale, ma è passata attraverso la fatica vera. Sabato 6 settembre, l’Italia di Julio Velasco arriva in semifinale dopo aver asfaltato la Polonia. Il Brasile, però, non si stende: è preciso, aggressivo, cinico. Le azzurre perdono il primo set 22-25, rientrano nel secondo (25-22), ma nel terzo si spengono nel momento sbagliato. Si va ai vantaggi, finisce 28-30. Sotto 2-1, chiunque avrebbe potuto implodere. L’Italia no. Tiene. Il quarto lo vince 25-22, il quinto è una lama tirata per 20 minuti. Il punto del 15-13 arriva da Paola Egonu. Chiude lei. Senza esultanze teatrali, solo pugno e sguardo dritto. È finale.

Una partita piena di errori e tensione. Ma anche di risposte, di concentrazione ripescata quando sembrava andata. Velasco resta freddo, il gruppo non si scompone. Nessuna cerca il colpo da copertina: si vince facendo quello che serve, anche se fa schifo. Questa Italia ha molte facce. Quella che pulisce le partite in un’ora, come contro la Polonia. Ma anche quella che si incastra, si incazza, si rimette in piedi e finisce con il punteggio più tirato del tabellone. Domenica 7 settembre alle 14:30 la finale contro la Turchia. Nessuna formula magica. Si gioca. Si prova a vincere.
