La Nazionale femminile di volley è molto più di Paola Egonu e di Julio Velasco. È un sistema, un collettivo, un gruppo solido e motivato. Dopo Italia-Polonia 3-0 con le azzurre del volley in semifinale del Mondiale, il merito, ci spiega Andrea Lucchetta, ex capitano della squadra maschile, non può essere di un singolo. Le azzurre “per i prossimi quattro anni è destinata a vincere tutte le manifestazioni”. Le chiavi del progetto sono tecniche e mentali. In questo sicuramente il lavoro di Julio Velasco e del suo staff è decisivo. Il talento di questa generazione è fuori discussione. Ecco cosa ci ha detto Lucchetta.

Andrea Lucchetta, come definiresti questa Nazionale?
Questa è la nazionale femminile che per i prossimi quattro anni è destinata a vincere tutte le manifestazioni. La generazione attuale è nata in parte dalla bontà del club Italia, in parte dalle sperimentazioni portate grazie al cambiamento di Davide Mazzanti e all’evoluzione di Daniele Santarelli con l’Imoco Conegliano. Questi fattori hanno giocato una carta importante di evoluzione, come già era accaduto con la generazione precedente, dove lo sviluppo dell’attacco su basi di pallavolo maschile aveva portato a variazioni innovative. Quelle innovazioni inizialmente hanno funzionato, ma poi non sono più state convincenti perché il modello non è progredito.
Da qui la mancata vittoria dell’Europeo del 2023?
Sì, poi il cambio di marcia che è avvenuto ha ricordato un po’ quanto successo anche con la maschile dopo le Olimpiadi 2020. Lì la squadra, dopo una delusione, è stata capace di evolversi con un modello strutturato e valorizzando nuovi innesti.
Velasco e il suo staff?
Tutto il lavoro fatto è stato messo a beneficio dal suo team, ma il merito è anche di Massimo Barbolini, vero guru della pallavolo femminile. Lo staff ha costruito un modello di gioco innovativo e il passaggio generazionale è stato fatto in anticipo rispetto alle altre superpotenze. Oggi non si può dire che questa sia la nazionale più forte di sempre, ma sicuramente è la squadra che nel contesto attuale diventerà la più forte del prossimo quadriennio.
Quali sono le novità introdotte in questo collettivo?
La qualità del torneo olimpico delle azzurre ha concretizzato un successo che era atteso e direi inevitabile, vista la qualità e il modo con cui Velasco ha assemblato il team. Ha introdotto novità tattiche e ha saputo inserire giocatrici chiave: Ekaterina Antropova sempre pronta, De Gennaro che ha garantito difesa e contrattacco. È stata data solidità al sistema di gioco. Il cambiamento si è visto chiaramente, mentre nella maschile ci sono ancora delle difficoltà. Oggi ci sono due o tre formazioni in grado di mettere in crisi l’Italia. Nel femminile invece credo che il problema siamo solo noi.

Quindi, se tutto va come deve andare, il Mondiale è alla portata?
Direi proprio di sì. Il passo tecnico, lo sviluppo del gioco, la maturazione della squadra, il turnover e l’ampliamento della rosa hanno dato consistenza e consapevolezza. L’importante è mantenere la barra dritta ed evitare cali di concentrazione, com’è successo in passato. Sono molto fiducioso.
Qual è secondo te l’elemento su cui Velasco ha lavorato meglio?
Ha concretizzato e ottimizzato ciò che già era nell’aria. Ha messo ordine: un gioco concreto, un sistema di squadra, ha gestito Paola Egonu con equilibrio, inserendo Antropova dietro di lei, facendola giocare ma anche sedere in panchina quando serviva. Ha fatto crescere il gruppo, dando senso di appartenenza. La differenza rispetto alla gestione precedente è proprio questa: non si punta sul singolo, ma sul collettivo. Il singolo non fa vincere, è il gruppo che vince, è il modulo di gioco, il modo di allenarsi, di stare insieme, di ascoltare e applicare. Velasco ha una credibilità enorme, per la sua esperienza e il carisma viene ascoltato da tutti. Ha trasmesso senso di appartenenza alla maglia azzurra e questo è fondamentale. Non ha lavorato su un’unica giocatrice, ma su tutte.
Chi sono le giocatrici su cui costruire non solo la nazionale vincente di oggi, ma anche quella del futuro?
Sono quelle che si stanno aggregando e che ancora non conosciamo. Mi dispiace per Alice Degradi che è stata sfortunata e ha perso un’Olimpiade, ma tante nuove ragazze arriveranno. L’aspetto più importante è la voglia di vestire la maglia azzurra e dare il 100%. Non è questione di nomi, ma di gruppo. Anna Danesi, oggi capitana, è stata scelta da Velasco non a caso: dà concretezza e sostanza. Se De Gennaro deciderà di non continuare, ci saranno altre giocatrici pronte. Lo staff ha tante opzioni e l’obiettivo è garantire continuità.

