Succede tutto in una stanza. “La chiamo il buco” racconta Michele Merlino. Ci sono tre computer, sei schermi e una televisione. Nei computer il vero tesoro del “mago” delle statistiche: database creati, aggiornati e modificati costantemente proprio da lui. Perché questo lavoro Michele non lo ha imparato o ereditato da nessuno, lo ha creato da solo.
Partendo dalla passione per il motorsport e da quella per i numeri e costruendo, un po’ per volta, le fondamenta di una professione che oggi rappresenta un caposaldo importantissimo per la telecronaca (e non solo) di Formula 1, MotoGP, ciclismo e molto altro. Lo abbiamo chiamato per farci raccontare i segreti dei suoi numeri e per entrare nel vivo delle stagioni del motorsport 2023. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Ciao Michele! Com'è andata la prima del campionato con la Formula 1?
Lato mio tutto bene, non ho fatto errori e ho trovato spunti interessanti. Però sai, sono abbastanza preoccupato per l'andamento del campionato da qui a novembre perché non so come andrà avanti la cosa. Basandomi sui numeri devo dire che vedo dei segnali abbastanza preoccupanti perché una scuderia che fa una doppietta con quasi 40 secondi di vantaggio sul terzo, e addirittura rallentando sul finale, mi preoccupa un po'. Poi guardando le avversarie si vede: in Ferrari si lamentano, e c'è una rivoluzione in corso, in Mercedes si lamentano, in McLaren si lamentano... Red Bull sembra essere l'unica davvero sicura.
Ma alla statistica del "chi vince la prima poi non vince il mondiale" ci credi?
No, perché una base statistica su un solo Gran Premio è qualcosa di irrilevante. Spesso in passato si arrivava alla prima del campionato con i team non pronti, le macchine da sistemare e via dicendo. Quindi spesso la prima dell'anno è irrilevante per decretare le reali condizioni delle monoposto poi nel corso della stagione. Poi ovviamente se parliamo di statistiche più si va in là con la stagione e più è facile avere un'idea di quello che succederà nel corso del mondiale: già se si vincono di fila due o tre gare all'inizio dall'anno la probabilità di vincere il mondiale inizia a salire. Più dati abbiamo e più è facile per me avere un'idea su quello che succederà.
Mi fai un esempio?
L'anno scorso ad esempio, basandoci sulle statistiche del passato, potevamo dire dopo il GP del Cabada quasi al 100% che Max Verstappen avrebbe vinto il titolo. Perché chi ne vince 6 su 8 storicamente vince il mondiale a fine anno. Una gara invece non fa testo: la "maledizione" del primo GP non significa nulla per me. Fa testo piuttosto il come Verstappen abbia vinto la prima gara, perché il distacco dagli altri è preoccupante per quello che potrebbe essere l'andamento della stagione e l'interesse dei tifosi.
Facciamo un passo indietro e partiamo dall'inizio: come sei arrivato a fare quello che fai oggi?
Il mio approccio al lavoro nel mondo dello sport non è stato immediato. Ho preso il diploma da ragioniere e poi mi sono messo a lavorare per un'azienda, vicino a Udine, che si occupava di produzione di tavoli. Lavoravo in ufficio e un giorno mi hanno detto "questo è il computer, fallo funzionare". Da lì pian piano ho imparato a conoscere i database aziendali e anche a svilupparli. La passione per il motorsport ce l'ho fin da bambino così ho iniziato a trasferire nel motorsport quello che apprendevo nel mondo lavorativo.
Come lo facevi all'inizio?
Tenevo semplicemente traccia di un po' di dati sui Gran Premi, sui piloti, sulle numeriche che notavo durante le gare.
E poi cos'è successo?
Piano piano ho iniziato a proporre i miei lavori ad alcune testate. Ho cominciato con Autosprint nel 2000/2001 e da lì tengo il tabellone dei risultati, che sono le quattro pagine di risultati che si trovano su Autosprint, e in totale negli anni ne ho fatti più di 400. Poi verso il 2004 ho iniziato a lavorare per SportAutomoto, una testata che non c'è più, e mi affidarono anche i risultati delle moto: il mio primo approccio lavorativo anche alle due ruote. Poi piano piano con la Formula 1 sono entrato in Rai, nel 2007/2008, e poi da lì ho allargato il mio campo anche al ciclismo. Nel 2017 poi quando la Rai ha perso i diritti, che sono passati a Sky, ho iniziato a collaborare anche per loro, e mi hanno affidato anche la MotoGP. Ed eccoci qua.
Quindi in pratica il tuo è un lavoro che ti sei inventato tu...
Sì, esatto. Seguivo le telecronache e notavo che non c'era mai un riferimento storico o statistico. Io sono da sempre anche un grande appassionato di football americano e lì si parla proprio di un altro mondo a livello di commento: si tralascia molto della telecronaca e ci sono invece tantissimi numeri. Notando questa differenza rispetto all'Italia, ed essendo di mio molto curioso, ho iniziato a costruirmi un mio archivio di statistiche e a proporre questi lavori per unire la narrativa pura ai numeri.
I database che usi per il tuo lavoro li hai creati tu?
Sì, tutti i database sono miei. Li ho fatti da zero perché non c'era nessun altro prodotto sul mercato che potesse soddisfare le mie richieste. È difficile quantificare quanto tempo ci abbia messo per realizzarli perché è un costante work in progress: all'inizio fa una cosa, poi ne fa due, poi tre, e poi ogni volta che ti viene un'idea lo implementi.
Quanto tempo prima ti prepari per un weekend di gara?
Io consegno a Sky tutto il materiale preparatorio, con le statistiche generali sul fine settimana del GP, il venerdì della settimana prima della gara. La maggior parte di questo materiale lo preparo durante l'inverno, nella pausa tra un mondiale e l'altro, per non impazzire durante il campionato quando ci sono le gare una dopo l'altra, considerando che seguo sia Formula 1 che Motomondiale. Questa base mi serve tantissimo perché significa che poi ci devo solo lavorare sopra con i dati correnti e mi agevola molto. Da lì, dopo la consegna del materiale, è tutto in discesa fino al giorno delle qualifiche, dove invece inizia il lavoro "in diretta", che è molto diverso.
E come lavori durante i giorni di gara?
Ho la mia stanza con tre computer, sei schermi e una televisione, e nei weekend di gara sono praticamente fisso lì. Seguo tutto quello che succede e man mano che noto delle statistiche che possono essere interessanti le segnalo agli addetti ai lavori di Sky. Poi una volta finita la diretta mi metto a fare il resto: il tabellone di Autosprint, il pezzo per il sito di Sky e le statistiche per un altro mio cliente, che è Marelli, e che mi chiede alcuni dati in inglese. Poi chiudo tutto e si passa al GP successivo.
Come fai a non andare in confusione avendo a che fare con così tanti numeri?
Il mio "segreto" è essere una tavola bianca: io non tengo niente a memoria. Finisce un GP e io resetto tutto. Certo qualcosa ricordo ma non mi affido mai alla memoria per il lavoro. I dati sono nel database, il mio lavoro è raccoglierli e saperli leggere, ma credo che la memoria possa essere il tuo peggior nemico quando fai un lavoro come il mio perché l'errore è dietro l'angolo se ti affidi a quella.
Qual è la parte più adrenalinica per il tuo lavoro durante il weekend di gara?
Devo dire che le qualifiche sono abbastanza sotto controllo perché hai già quasi tutto preparato: vai prima a vederti le cose che possono o non possono succedere tra quelle più probabili. Poi di fatto succede tutto negli ultimi 5 minuti perché è lì che si fa la pole ed è su quello che si basano le statistiche. La gara invece è molto più ostica perché possono succedere più cose inaspettate e ovviamente hai poco tempo per andare a raccogliere i dati. Gli ultimi giri, se la gara non è lineare, sono davvero un casino: tutte le statistiche preparate sono da buttare e rifare...
Se invece la gara è lineare?
È brutto dirlo ma per esempio con la gara in Bahrain dopo sette o otto giri avevo già preparato le statistiche per la fine della gara. Ho cambiato Leclerc con Alonso dopo il ritiro della Ferrari ma poi ho fatto poco altro. Ovviamente in questi casi utilizzi il tempo per andarti a vedere qualcosa in più, perché io cerco sempre di trovare materiale che abbia un contenuto giornalistico e non il numero fine a sé stesso.
Ed è più adrenalinica la MotoGP o la Formula 1 per il tuo lavoro?
La MotoGP è molto più imprevedibile per tanti aspetti. Anche se c'è una netta superiorità di una casa rispetto alle altre può sempre succedere di tutto: è molto più probabile che un pilota cada, che si rimescolino le carte a pochi giri dalla fine eccetera. Quando loro passano sulla linea del traguardo io devo già essere in grado di dare tutti i dati ai giornalisti quindi, durando molto meno rispetto alla Formula 1, c'è pochissimo tempo per fare tutto.
Ultima domanda: ti chiediamo un’anticipazione. C’è qualche grande record che può essere battuto quest’anno?
All’orizzonte in realtà non c’è molto. Le statistiche, sia in MotoGP che in Formula 1 sono un po’ polarizzate in questo momento. In Formula 1 c’è Hamilton che ha fatto dei numeri incredibili negli scorsi anni e adesso è fermo al palo, manca l’ottavo titolo ma non è nell’aria nel 2023. Ci sono tanti giovani e loro ovviamente hanno delle classifiche personali tutte da costruire. Verstappen è l’unico che può raggiungere un dato interessante perché adesso è a 5 vittorie da Senna, che in Formula 1 è sempre un risultato estremamente importante da raggiungere.
In MotoGP invece?
Anche lì è un po’ lo stesso discorso: c’è Marquez che ha tutti i numeri dalla sua ma è fermo al palo. E poi ci sono i giovani - Quartararo, Bagnaia, Mir e tanti altri - che sono forti ma hanno vinto ancora poco per pensare di rompere record. Però è il bello di questa nuova generazione: è tutto da costruire.