Ruspante. E’ la parola che viene in mente ogni volta che Jorge Martin, il campione del mondo Jorge Martin, si concede una ospitata in TV o una nuova intervista dopo quel giorno in cui a Barcellona ha coronato il sogno di tutta una vita. Sì, perché chi si aspettava un pilota finalmente titolato anche a darsi delle arie s’è ritrovato a fare i conti con un ragazzo che, invece, sente di poter dire tutto quello che gli passa per la testa. Anche perché, appunto, non è una testa calda. E pure di proporre un modo nuovo di presentarsi al pubblico: senza troppe diplomazie e con l’aria semplice di uno che arriva persino a riconoscere di aver rischiato grosso. Il riferimento non è all’incidente di Portimao del primo anno di MotoGP e nemmeno a uno dei tanti botti che inevitabilmente ha fatto nella sua carriera di pilota, ma a una notte in discoteca che ha segnato la svolta definitiva. Detta così è un po’ fumosa, ma a spiegare tutto è stato proprio Jorge Martin nel podcast “Tengo un plan”, raccontando di essere arrivato a un passo davvero dal montarsi troppo la testa e trasformarsi in una meteora delle corse invece che nel campione che è.
“Vinsi la mia prima gara in Austria – ha raccontato - e cominciai a uscire per festeggiare. Prima non ero mai uscito molto e iniziai proprio lì. Poi c’è stata una fase in cui finivo una gara la domenica e andavo a Barcellona per festeggiare. Tornavo in Andorra e nel fine settimana di nuovo a Barcellona. Una sera, però, mi presentarono un conto in una discoteca, non dirò quanto fosse (ma fa una espressione che lascia intendere una cifra folle, folle davvero), ma in quel momento quando lo vidi... ca*zo! Di tutti quelli che erano con me non era rimasto nessuno. E dissi 'bene, tocca a me pagare'. Però mi dissi anche 'ragazzo, hai perso la testa, cosa fai qui?' Pagai, ma da quel giorno c’è stato un cambiamento in me, quello non ero io. E tornai alle mie radici”. E’ stato, probabilmente anche il giorno in cui Jorge Martin ha cominciato a diventare il campione che è. Perché, racconta, è come se gli si fossero aperti definitivamente gli occhi.
“E’ molto facile perdersi – ha aggiunto - Ho ricevuto un'ottima educazione, i miei genitori e i miei nonni mi hanno sempre tenuto con i piedi per terra, ma il rischio di perdere la testa c’è e ti giochi tutto in un momento, perché di tutti quelli che dicono di essere tuoi amici, non rimane nessuno e ti ritrovi pure senza un centesimo. Dopo quel conto in quella discoteca ho chiuso e basta con un certo modo di vivere. Dopo qualche mese ho conosciuto María, la mia ragazza, e questo mi ha poi aiutato moltissimo. Io con quello che ho potrei già ritirarmi e vivere una vita de puta madre, ma voglio essere qualcuno. Il denaro è una conseguenza: quello che desidero è diventare una leggenda della MotoGP. Voglio essere ricordato”.
I soldi, per Jorge Martin, sono stati un problema da ragazzino. Quando per correre ce ne volevano tanti davvero e la sua famiglia non li aveva (abbiamo già raccontato tutti qui). Poi con le prime vittorie sono arrivati anche quelli e oggi il campione del mondo della MotoGP è probabilmente pure il primo della storia che non si fa problemi a snocciolare le cifre. E se qualche giorno fa ha sorpreso tutti, rivelando più o meno a quanto ammonta il suo patrimonio personale, adesso Martin è andato pure più a fondo. Facendo i conti in tasca a tutti. “Io sono stato abbastanza fortunato perché al primo anno di motomondiale già guadagnavo – ha raccontato - Quando sono salito nel mondiale con Aspar avevo già il mio contratto, erano 30 o 40 mila euro, più qualche sponsor: già guadagnavo 70 mila euro a 17 anni.a quell’età può andare più che bene, no? In Moto3 ci sono piloti che guadagnano anche 150.000 euro o giù di lì: i piloti bravi. Ma in via generale in Moto3 il 60% dei piloti paga e il 40% guadagna qualcosa. In Moto2 è il contrario, il 60% guadagna, circa 300.000 euro, che è già una somma che ti permette di risparmiare e fare poi altre cose che ti possono dare entrate, ma un 40% continua a pagare per correre in Moto2 anche 400.000 o 500.000 euro all'anno. In MotoGP arrivano in pochi, ma guadagnano tutti. Arrivi guadagnando meno, e ci andresti anche gratis, 'fammi avere una moto e ci vado'. Cominci da 600 o 700 mila fino a 12 milioni all'anno per piloti come ad esempio Jorge Lorenzo. Tanti soldi".
Tanti, ma che non sono mai “la ragione” per un pilota. La spinta è sempre e solo quella di vincere e mettere le ruote davanti agli altri, magari per salire più volte sul tetto del mondo. Con Jorge Martin che, però, dopo aver tolto il velo sugli stipendi dei piloti del motomondiale, racconta pure che i contratti come quelli introdotti da Ducati non gli piacciono granchè. “Molte fabbriche ti danno uno stipendio più basso, ma dei bonus importanti – ha concluso - ma alla fine dipendi da una moto che non sai se funzionerà o meno, ogni anno è un mondo a sé. Io ho sempre cercato di avere una buona base, so quanto valgo e voglio quella base, tutto qui. Ti dà tranquillità; se pensi di dover vincere per guadagnare più soldi potresti rischiare troppo di più. Quindi rischi per il risultato o per il bonus?”