Negli ultimi tre anni la Formula 1 ha visto i suoi protagonisti cambiare decine di volte, tra piloti al debutto e vecchi volti di ritorno. Uno dei nomi che, nonostante ormai sia passato un po’ di tempo, torna di nuovo al centro dell’attenzione è quello di Nikita Mazepin, pilota russo che nel 2021 aveva corso per la Haas, affiancato da Mick Schumacher per completare una coppia di alfieri rookies scelti dalla scuderia americana. Una scelta che ha visto i due imparare molto sbagliando tanto, con Mazepin che è diventato uno dei personaggi più discussi degli ultimi anni sia dentro che fuori dalla pista. Infatti, poco dopo la sua stagione di debutto in Formula 1, il russo è stato costretto a prendersi qualche anno sabbatico dalle corse in Europa per via del conflitto tra Russia e Ucraina, di cui il padre, Dmitry Mazepin, oligarca russo molto vicino a Putin, è uno degli imputati principali. Al tempo, la squadra di Gene Haas lasciò anche il suo principale sponsor, Uralkali, l’azienda mineraria del padre che gli permetteva, fondamentalmente grazie ai fondi portati alla scuderia, di poter correre, quindi non c’era nessuna speranza per il venticinquenne russo di rimanere in griglia per almeno il 2022.
In seguito all’inizio del conflitto, l’Unione Europea lo inserì nella lista delle sanzioni - insieme a più di duemila persone, aziende e organizzazioni - impedendogli di accedere in 27 paesi membri, quindi di fatto chiudendo la grande porta europea del motorsport per Nikita. Inizialmente il russo cercò di ribellarsi, coinvolgendo anche molti altri piloti russi - a cui venne impedito di competere con la licenza di Mosca - in una sorta di organizzazione per cambiare il destino dei tanti piloti provenienti dal paese che stavano cercando di fare carriera, puntando anche il dito contro la Haas per non aver minimamente provato a supportare la sua causa. Poi, poco dopo, Mazepin decise di lasciar perdere, trovando altri campionati in cui poter correre tra serie nazionali nel suo paese, spesso organizzate da lui stesso, e, soprattutto, nell’Asian Le Mans Series, una delle categorie endurance più importanti legata proprio alla FIA e all’Automobile Club de l’Ouest, che invita i campioni della serie a partecipare alla 24h di Le Mans. Un’occasione preziosa per il russo, che con il team 99 Racing ha anche portato a casa un paio di vittorie, per cercare di riavvicinarsi al suo sogno di poter correre come pilota professionista.
E con la notizia raccontata da Radio Free Europe/Radio Liberty, arrivata ai suoi microfoni da fonti interne alla Commissione Europea, per Nikita Mazepin sembra ci siano grandi speranze per il futuro, perché il russo potrebbe essere rimosso dalla lista delle sanzioni europee e riammesso nel continente. L’ex pilota della Haas era stato inserito dall’UE per via dei rapporti con il padre che sembravano andare oltre alla mera relazione familiare, con interessi e, soprattutto, investimenti condivisi, ma dopo una lunga azione legale il russo sembra riuscito a dimostrare di essere “solo il figlio di un oligarca”. Non sembra una motivazione sufficiente nemmeno per il Tribunale, che allora ha deciso di far cadere ogni tipo di accusa nei confronti di Nikita. Ovviamente, bisognerà aspettare l’ufficialità per capire se effettivamente per Mazepin Junior ci sarà la possibilità di tornare a correre come un tempo, ma il preambolo sembra più che positivo per lui.
Quindi Nikita Mazepin potrà tornare a correre in Formula 1? Realisticamente parlando, soprattutto con lo sguardo volto a quella che sarà la griglia del 2025 e dei talenti che continuano a saltare fuori dalle categorie propedeutiche come Franco Colapinto o Gabriel Bortoleto, servirà più che un passe-partout della Commissione Europea per Mazepin, che trova una griglia ormai chiusa. Per il russo però le speranze rimangono aperte nei confronti di altre categorie importanti tra cui il WEC o le serie a ruote coperte come il GT World Challenge, dove ha già parecchi amici e colleghi che corrono. Inoltre, nonostante la situazione sembri risolta con l’Europa, Mazepin deve ancora vincere contro il Regno Unito e il Canada, quindi c’è ancora tanta strada da fare prima di pensare ad un ritorno in Formula 1.