I fan delle teorie del complotto si sono scatenati ancora prima del debutto di George Russell in pista con la Mercedes al posto di Lewis Hamilton a Sakhir. Gli avrebbero - ne erano sicuri - affidato una vettura depotenziata, per non far sfigurare il sette volte campione del mondo Hamilton. Sfatato questo mito già nelle libere di venerdì, in cui Russel si è dimostrato subito veloce, sono passati ad un’altra ipotesi.
Evidentemente Russell si comportava così bene non per meriti propri, ma solo perché la vettura di Hamilton è sempre stata migliore di quella dello scudiero Valtteri Bottas, tanto è vero che il primo che passava si era rivelato subito veloce, senza colpo ferire. Peccato che Russell - talentuoso, precisissimo - non è mica Nicholas Latifi, con tutto il rispetto per quest’ultimo.
Il fatto che guidasse una vettura modesta come la Williams lo rendeva meno evidente, ma le qualità di Russell, uno dei piloti migliori della sua generazione, erano indiscutibili anche prima di salire su una Mercedes. Per lo spettatore occasionale, Russell fino a qualche giorno fa era uno sconosciuto a caso, uno di cui si parlava spesso bene, senza riscontri palesi. Ma Russell in realtà è un grande talento che la Mercedes ha voluto e cresciuto per il post Hamilton.
Ieri il disastro Mercedes ha fatto produrre il capolavoro dei negazionisti dell’imprevisto. La Mercedes, per coprire il fatto che Hamilton sia in realtà una pilota umile, un signor nessuno, ha deciso di fare una figuraccia colossale per non far vincere Russell. E poi la ciliegina sulla torta della foratura, con Pirelli che copre le malefatte dei nostri perché, d’altronde, sono collusi con la Mercedes dai tempi del test segreto dell’Ordoviciano.
Poco importa che se avessero voluto “tutelare” Hamilton avrebbero scelto Vandoorne. E poco importa che una vittoria di Russell avrebbe dimostrato solo il suo grande talento, e non che alla Mercedes Hamilton non serva. Vincere una gara non equivale a vincere sei titoli mondiali con una squadra. Ad avere la maturità per guidarla e un’immagine da star che per Daimler vale oro, anche perché perfettamente allineata con i valori verso cui il gruppo si sta orientando.
Ma per i negazionisti di Hamilton tutto questo non conta, guardano il dito quando la Mercedes ha mostrato la luna. George, il pilota che rappresenterà il suo futuro, senza che questo screditi il presente. Chi esce pesantemente ridimensionato dal weekend di Sakhir non è Hamilton, ma Valtteri Bottas. Perché, in assenza di Lewis, si è ritrovato comunque a fare da comprimario, inceppandosi in partenza e dormendo il sonno dei giusti per il resto del tempo. Per lui l’errore maiuscolo della Mercedes è stato una fortuna, perché ha distolto l’attenzione dalle sue, di mancanze. Altro che quelle - presunte - di Lewis.
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