Faccia paffuta dentro un casco troppo stretto, pollicione in su appeno sceso dalla vettura e livello di orgoglio in grado di raggiungere anche la luna. Ce l’eravamo immaginati così Donald Trump dopo aver guidato per la prima volta una vettura di Formula 1 ad Austin, tra i curvoni del COTA, dopo la bomba lanciata da Canal+ che lo vedeva protagonista di un test al volante di una McLaren. Sarebbe stato il “The Donald” per eccellenza parafrasando Leo Turrini, perfetto per vincere il premio come miglior meme del 2025, e forse anche per parecchi anni a venire.

Ma no, non accadrà e in fondo ci dispiace anche, perché sarebbe stato un qualcosa di unico da commentare. Un’indiscrezione che ha fatto sognare in tanti, ma smentita categoricamente dal team come confermato da PlanetF1, dopo che la notizia partita dai media francesi durante le Fp3 del Canada aveva fatto il giro del mondo. Ma la domanda che sorge spontanea è soltanto una: voi ve lo immaginereste mai Mr. President con tuta e casco, al volante di una F1 in cui vista la sua altezza, oltre che stazza, avrebbe fatto fatica a anche starci dentro comodamente? Fa sorridere solo a pensarci ed è impossibile non riportare alla mente le immagini di Mario Andretti che, nel lontano 2012, sfreccia nel traffico di Manhattan con un’IndyCar biposto in cui seduto alle sue spalle c’è proprio Donald Trump. Un passaggio speciale con tanto di “WOW” finale destinato a entrare di diritto nella storia del web, con tanto di ciuffo perfetto arrivato a destinazione finale, pronto a condurre in diretta televisiva il suo show del tempo, “The Apprentice”.
Eppure, un legame tra l'attuale presidente degli Stati Uniti e la Formula 1 esiste per davvero, tanto da suscitare nel recente passato persino qualche polemica: la scorsa stagione, infatti, Trump è stato uno degli ospiti d’onore del GP di Miami, dov’è stato immortalato a conversare con Zak Brown - l’amministratore delegato della McLaren - oltre che con Mohammed Ben Sulayem, presidente della Fia. Un incontro che non è piaciuto a molti, tanto da costringere i papaya a dover rilasciare una nota ufficiale a seguito della visita di Trump nel proprio box: “La McLaren è un'organizzazione non politica, tuttavia riconosciamo e rispettiamo la carica di Presidente degli Stati Uniti, quindi quando è stata fatta la richiesta di visitare il nostro garage il giorno della gara abbiamo accettato insieme al presidente della FIA e agli amministratori delegati di Liberty Media e della Formula 1”. Dopo le polemiche ci sarebbe piaciuto per davvero vederlo guidare una McLaren, ma non ci resta che immaginarlo, sperando che l’epilogo non fosse stato lo stesso di quando al volante di una Formula 1 si calò Ben Sulayem, a Dubai, finito a muro in pieno rettilineo…

