Continua a ripeterlo Jorge Martín, nel post gara del Sachsenring: "Si tratta di tre cadute identiche". Fa ovviamente riferimento alla scivolata che, a due giri dalla bandiera a scacchi del Gran Premio di Germania, gli ha tolto una vittoria praticamente ipotecata e la possibilità di andare in vacanza da leader del Mondiale con 20 punti di vantaggio su Pecco Bagnaia. Invece la realtà dei fatti è diversa: Jorge tornerà ad Andorra al termine di una di quelle domeniche in cui vorresti solamente chiuderti in una stanza e piangere di rabbia, senza nessuno attorno. Invece Martín è costretto a presentarsi davanti ai microfoni di decine di giornalisti che cercano di vivisezionare un errore, quell'istante in cui il numero 89 è passato dal trionfo al ghiaione, dalla testa della classifica ad un -10 da Pecco Bagnaia che rappresenta un fastidio da sotterrare temporaneamente nella sabbia di chissà quale spiaggia; da riafferrare e trasformare in una dose di grinta propulsiva a Silverstone, tra un mese, quando comincerà la seconda metà di un campionato apertissimo.
Davanti a quella che molti etichetterebbero come "giornata da dimenticare", il madrileno offre un'interpretazione radicalmente diversa e per certi versi affascinante: "È una giornata importantissima per la mia carriera". Torna, appunto, su quelle tre cadute identiche: Jorge associa la scivolata odierna del Sachsenring a quella della domenica di Jerez e alla caduta della Sprint del Mugello. Cos'hanno in comune? Il fattaccio avviene sempre all'ingresso di una curva a destra, in percorrenza di una staccata poderosa (la Dry Sack a Jerez, la San Donato al Mugello, la prima curva del Sachsenring) mentre Martín ha i freni in meno ed è - aggiungiamo noi - anche in leggera discesa. Così Jorge ammette di volersi prendere del tempo per capire cosa non funzioni in quella fase, se manchi qualcosa a livello tecnico, psicologico o se il difetto sia da attribuire ad una classica via di mezzo: "Non riesco subito a spigare nei particolari la caduta - racconta in sala stampa - perché non ho ancora avuto tempo di analizzarla, e poi preferisco prendermi il mio tempo e guardare i dati con calma, ora andarli a guardare a caldo sarebbe inutile. La cosa buona è che siamo a metà campionato, quello che è successo oggi non è la fine del mondo. Non ero il re del paddock a tre giri dalla fine e non sono il peggiore del mondo adesso dopo la gara. Se sono sorpreso? Sì sono abbastanza sorpreso della caduta, stavo controllando abbastanza bene la situazione, stavo guidando alla perfezione, mi sentivo alla grande nella gestione sia dell'anteriore che del posteriore, molto meglio rispetto alle prove. Mi sentivo semplicemente in un gran momento e subito dopo sono caduto, per questo penso che oggi sia un giorno molto importante per la mia carriera, perché è ora di imparare. Se fossi più in difficoltà a destra? In realtà no, mi sentivo molto bene nelle tre curve a destra, infatti alla uno ho sorpassato Pecco, che invece soffriva un po' di più da quel lato".
Se Jorge ha rasentato la perfezione sino a due giri dal termine, non è da meno nelle dichiarazioni: "Di sicuro il mio è un grande errore, fa male, è difficile da accettare, sarà difficile dormire bene questa notte, non ci sono scuse. Quello che i grandi piloti fanno è imparare dagli errori, quindi dovrò fare questo da domattina". Anche nella sventura, la domenica di Martín è dignitosissima, resa tale dal piglio con cui il madrileno sceglie di presentarsi davanti alle telecamere, applicando la tattica più sveglia per lasciarsi la caduta alle spalle: ammettere le colpe, confessare il fastidio e archiviare il tutto sotto la voce "esperienza". Non è un caso che Jorge abbia subito preso in considerazione quelle tre chiusure d'avantreno; simili come dinamica, diverse nei momenti (quella del Sachsenring, con l'89 in testa fino a due giri dal termine, combacia con lo scenario peggiore), ma senza le quali sulla sua tabella di marcia - in questo 2024 - non avreste mai visto un risultato peggiore del quarto posto. Quindi, se il madrileno dovesse davvero limare quello che in molti - nel confronto con Pecco - riconducono ad un eccesso di istinto a discapito della capacità di gestione, al ritorno dalla pausa estivo potremmo avere a che fare con il pilota perfetto: "Il passo è stato molto più veloce di quanto mi aspettassi - considera infine Jorge parlando proprio dei momenti della gara - non potevo andare più forte di quanto ho fatto, il ventuno e zero era il mio massimo. Di sicuro volevo tenermi un margine di mezzo secondo su Pecco per non farmi passare, forse quello è stato il mio errore. Magari avrei dovuto lasciare che mi prendesse e poi vedere. Non lo so, devo analizzare a freddo e capire come migliorare. Queste sono la gare, penso di aver fatto un gran weekend, ultimi due giri a parrte. Penso di essere stato superiore a livello di guida questo fine settimana rispetto a Pecco, mi sentivo di avere una marcia in più. Ora la pressione del leader è sua, gli passo la palla e mi metto al lavoro". Palla al centro, quindi. Ci vediamo a Silverstone.