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Non imitate Bagnaia!
Ecco come fa il Curvone
con la Panigale V4

  • di Alberto Capra Alberto Capra

23 ottobre 2021

Non imitate Bagnaia! Ecco come fa il Curvone con la Panigale V4
Il pilota Ducati spiega in un'intervista a Motosprint il segreto per non mollare mail il gas in sella alla sua V4 stradale. Una spiegazione da mani nei capelli che si aggiunge ad alcune rivelazioni sui vantaggi di questo tipo di allenamenti, sui tempi sul giro e sul funzionamento della sua Panigale rispetto a una MotoGP

di Alberto Capra Alberto Capra

"Bisogna uscire molto forte dalla curva del Tramonto". Tenete a mente questa frase, perché presto la sentirete sulla bocca dei più esibizionisti, nei bar di tutta Italia. È questo, infatti, l'inzio della risposta al limite del fantascientifico con cui Pecco Bagnaia cerca di spiegare come sia possibile affrontare full gas il Curvone di Misano, in sella a una Panigale V4, nel corso di un'intervista rilasciata a Motosprint.

Sì, avete capito bene, per fare il Curvone in pieno bisogna uscire più forte che si può dalla curva prima. In che modo, di grazia, questo renderebbe possibile non chiudere più la manetta fino alle successive 12 e 13? Sentite qua: "Bisogna uscire molto forte dalla curva del Tramonto, per anticipare il più possibile l'intervento del limitatore nella marcia scelta per affrontare la Curva 11", continua il pilota Ducati, "Bisogna disattivare l'elettronica e così, quando si entra in pieno al Curvone, la moto si mette di traverso: è fondamentale che lo faccia, altrimenti non è possibile mantenere la traiettoria ideale. A questo punto, piegando ad alta velocità, il rapporto si accorcia, il motore sale di giri e a un certo punto interviene il limitatore. La velocità cala un po', quel tanto che serve a chiudere la curva".

Quindi, ricapitolando: uscire a cannone, piegare fino a che la ruota posteriore comincia a spinnare e a mettersi di traverso, andare a limitatore e quindi smetterla di guadagnare velocità. Il tutto a circa 230 km/h. Facile no?

Ma non è solo questa incredibile spiegazione a rendere particolarmente interessante, per gli amanti della guida in pista, l'intervista a Bagnaia. Pecco ha avuto modo, infatti, di parlare più approfonditamente del senso di un allenamento in sella a un mezzo di serie, delle differenze con la sua MotoGP e dei tempi fatti registrare nelle sedute di allenamento.

Innanzitutto, alla classica domanda del tipo "ma ha senso usare moto stradali per allenarsi a guidare una MotoGP?", Pecco risponde lapalissiano: "Per allenarsi a guidare la moto... bisogna guidare la moto", per poi contnuare "[...] io mi adeguo alle due moto, cercando di essere veloce dal primo giro, concentrandomi sul ritmo e impegnandomi per faticare". I tempi sul giro? "[...] in questi allenamento non cerco mai l'attacco al tempo, anzi guido a lungo con gomme usurate. Ho fatto 27 giri in 1'35"1, poi ho messo le gomme nuve e sono sceso a 1'35"0. Si potrebbe fare di meglio ma non servirebbe a niente, in queste occasioni". Le differenze tra la sua Panigale e una di serie? "La Panigale V4S che mi mette a disposizione Ducati ha le sospensioni meccaniche, l'impianto di scarico Akrapovic, i freni della versione R e le gomme Michelin con cui si corre il mondiale Endurance. È poco più di una Superstock ma prestazioni pazzesche". E quelle nel guidare questa moto, rispetto alla Desmosedici? "[..] il mio approccio non cambia; io cerco di frenare il più tardi possibile, con l'obiettivo di percepire la perdita di aderenza della gomma anteriore. Per il resto, con la Panigale V4 imposto traiettorie diverse rispetto alla MotoGP". Tipo? "[...] A Misano ho messo a punto una traiettoria particolare, ma è un segreto". Tipo??? "Diciamo che le prime tre curve sono fondamentali. Entrando molto forte nella prima, sacrificando la seconda, riesco a ottenere un vantaggio nella terza, sia con la MotoGP che con la Panigale V4".

Insomma, se quelli del bar dovessero mai riuscire a sopravvivere al Curvone in modalità Pecco style, non scordate di stargli alla larga anche alla prima variante. Per molti di loro potrebbe essere troppo difficile resistere alla tentazione di sacrificare la seconda curva.

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