È fresco di appena una settimana il botta e risposta tra Carlos Sainz e Charles Leclerc che dopo il Gran Premio di Barcellona non avevano nascosto le loro frustrazioni in seguito a un contatto in pista. In Austria, nel giovedì dedicato alla stampa, le domande sul loro rapporto non si erano fatte attendere e i due piloti Ferrari avevano avuto modo di chiarire come il loro rapporto non avesse subito alcun danno, che in fondo l’adrenalina post-gara è sempre molto alta e per due ragazzi che lavorano assieme ormai da quattro anni, ci è voluto un solo sguardo d’intesa per rimettere tutto a posto. A Spielberg però, mentre in rosso i dissapori sembravano non aver più ragione d’esistere, pare invece che abbiano voluto vestire altri colori, quelli di Max Verstappen e Lando Norris.
Proprio recentemente, alla domanda “chi consideri essere tuoi amici in griglia”, il pilota olandese aveva prima di tutto fatto il nome di Lando, cosa che non ci dovrebbe stupire visto che non è la prima volta. Eppure, sembra che questa certezza, quella dell’amicizia, d’ora in poi – una certezza – non lo sarà più. A sette giri dalla fine del Gran Premio d’Austria, i due si toccano e – se per Norris il danno risulterà irreparabile, costringendolo a ritirarsi – l’incidente porterà Verstappen ad eseguire un pit-stop obbligato per cambiare lo pneumatico posteriore sinistro. Che in questa Formula Uno non ci fossero mezzi termini già lo sapevamo, sei il leader della gara e un secondo dopo non lo sei più, un giorno sei un amico e il giorno dopo l’asfalto ti porta a credere il contrario. Un giorno, tutti tessono le tue lodi e il giorno dopo torni ad affrontare i demoni del passato, quel passato per cui sei rinomato e non in positivo. Parliamo di Lando Norris e Max Verstappen certo, parliamo di un Max che Mad non lo è più da tanto e che non tornerà di certo ad esserlo ora. Ma parliamo anche di una fame da campioni, di quelli già incoronati e di quelli che ancora sognano, che va ben oltre un rapporto d’amicizia. “Non sono qui per finire secondo”, dice Max ai microfoni del Media Pen. “Se ammette le sue colpe forse riacquisterò un po’ di rispetto nei suoi confronti”, dice Lando. Due soli sono gli anni che li separano, eppure i due non si sono mai sfidati sui kart, né tantomeno nelle categorie minori. C’è una foto però che circola sul web, che li ritrae uno accanto all’altro, in un’altra invece si stringono la mano. Correva l’anno 2013 e a Ortona Max vinceva il KF European Championship, mentre Lando trionfava nella categoria KFJ. Di anni ne sono passati undici e ora si parla di Formula Uno. Si parla di una McLaren che, guidata da Andrea Stella, si sta dimostrando al livello della Red Bull, ormai non più scontata dominatrice. Si parla di un Oscar Piastri che non delude ma soprattutto di un Lando Norris che ne ha di più e che, dopo la prima a Miami, sembra voler tornare su quel primo gradino del podio il più presto possibile.
Che le sensazioni di stare sul tetto del mondo sono belle, certo, ma vedersele portare via sempre dalla stessa persona no. Perché, se c’è una cosa che Max sa fare meglio di tutti è non sbagliare e questo è qualcosa su cui il pilota originario di Bristol deve ancora lavorare. Che l’esperienza pesa eccome ma ieri, al Red Bull Ring, qualcosa sembra essersi rotto. In una Formula Uno che cambia, c’è qualcosa che sembra rimanere sempre lì, intatto allo scorrere del tempo. La voglia di dare tutto, anche al limite del consentito, anche se può mettere a repentaglio la tua gara e quella del tuo diretto avversario. Che il caso Norris-Verstappen, in fondo, non è il primo e non sarà l’ultimo. Ne sanno qualcosa lo stesso pilota di Hasselt e Sir Lewis Hamilton, che del 2021 hanno fatto il loro campo di battaglia, senza remore né sconti. O Lewis e Nico Rosberg, che dal 2013 in Mercedes hanno visto amicizia e rispetto degli anni di gioventù essere sostituiti da antagonismo e competizione della massima serie. Che tutti ricordiamo quella domenica spagnola, nel 2016, quando le due monoposto si sono buttate fuori a vicenda, aprendo così la strada verso la vittoria a un ragazzino di appena 18 anni che oggi conta 3 titoli mondiali e la capacità di dominare nonostante i deficit della monoposto che guida, freddo e calcolatore. Ne sanno qualcosa forse Mark Webber e Sebastian Vettel. Amici davvero forse mai, nemici sul serio da quel pomeriggio in Malesia, nel 2013, quando si consumò – o meglio, non si consumò – il famoso Multi21, con Vettel (vettura #1) che disattese gli ordini di scuderia e non rimase negli specchietti del compagno di squadra (vettura #2).
E poi, ancora più indietro nel tempo, nel 2007, Hamilton e Alonso. Un due volte campione del mondo e un rookie che la storia ci svelerà essere il pilota più vincente di tutti i tempi. Una prima guida incerta, i primi successi del pilota inglese, insomma, il sabotaggio durante le qualifiche in Ungheria da parte dello spagnolo fu solo la goccia che fece traboccare il vaso. Che in Formula Uno, quindi, il compagno di squadra sia sempre stato il primo uomo da battere, non ci sono mai stati dubbi. Ma è altrettanto vero, in un paddock sempre più fraterno, che gli amici siano i secondi e che amici, una volta indossato il casco, in fondo non lo siano più tanto. Per un Max Verstappen che da molto ormai non si deve preoccupare di Sergio Perez, ecco che arriva Lando Norris, con una MCL38 che sembra destinata a fare sempre meglio. Ecco che arriva il GP d’Austria, di arancione vestito e dal risultato quasi scontato, una vittoria del padrone di casa. Ecco che quello stesso padrone si è quasi messo alla porta, relegato alla quinta casella in griglia alla bandiera a scacchi dopo un primo posto pressoché assicurato. Alla fine di una lunga lotta, staccate al limite e bloccaggi, il contatto, quasi prevedibile, evitabile. La fame di vincere, invece, evitabile non lo è mai. Che quella fame sarà la stessa tra una settimana a Silverstone o forse di più. Per un Max Verstappen che si affaccia sul GP di Inghilterra con gli occhi puntati addosso, di quelli che aspettano un altro sgarbo. Per un Lando Norris che in casa McLaren vorrà sicuramente fare bella figura, che un secondo zero non è contemplabile e che la rivincita (o vendetta che sia) lo aspetta e - si sa - la vendetta va servita fredda. Così, freddo dovrà essere quel ragazzino di Bristol. Se su di lui e sua maestà Max Verstappen tornerà il sereno, se si risolverà tutto con uno sguardo d’intesa, come tra i piloti della rossa, questo ce lo dirà solamente il tempo. È appuntamento quindi a Silverstone, domenica prossima, con l’ennesima incognita di un Campionato che è ormai sempre più tinto di due arancioni diversi.