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Numeri e piloti:
c’è sempre una storia dietro.
Bagnaia, per esempio,
ha sempre aggiunto
un Morbidelli

  • di Maria Ilaria Patta Maria Ilaria Patta

24 agosto 2021

Numeri e piloti: c’è sempre una storia dietro. Bagnaia, per esempio, ha sempre aggiunto un Morbidelli
Di natura affettiva, scaramantica o competitiva: le ragioni dietro alle scelte numeriche effettuate dai piloti di moto non sono mai casuali. Ecco le storie di Bagnaia, Martin e Oliveira, ma anche di Rossi, Marquez e Vinales

di Maria Ilaria Patta Maria Ilaria Patta

Il motivo per cui a ogni pilota di MotoGp e non solo viene chiesto di scegliere un numero di gara specifico lo conosciamo: consentirne una rapida identificazione da parte dei commissari di gara e del pubblico. Sebbene il tutto nasca per ragioni di carattere pratico, l’identificativo di ogni professionista assume significati diversi per ognuno, fino a diventare un pezzo del pilota stesso, rendendo così difficile dovercisi separare.

Eppure, a volte, ciò diviene inevitabile: nel momento in cui, per esempio, si entra a far parte di un campionato di categoria superiore e un altro avversario abbia lo stesso numero, questo viene mantenuto dal pilota più anziano, dato che gareggia in questa categoria da più tempo, costringendo così l’ultimo arrivato a sceglierne un altro

Queste situazioni si verificano relativamente spesso nella MotoGp: tra i casi più recenti quelli di Jorge Martin, Pecco Bagnaia e Miguel Oliveira.

Quando lo spagnolo Martin nel 2020 vinse una gara del Campionato del Mondo Moto2 a Spielberg gareggiando per il team Red Bull Ajo, il numero scelto per correre era l’88, ma, una volta diventato un pilota della MotoGP, è stato costretto a optare per un altro, facendo ricadere la scelta sul numero 89. Quando è entrato a far parte della classe regina il suo numero di partenza, infatti, era già stato preso da Oliveira, il quale a sua volta si era trovato ad affrontare questo grattacapo in precedenza.

Quando nel 2019 dalla Moto2 Miguel Oliveira e Francesco “Pecco” Bagnaia furono promossi al Campionato del Mondo MotoGp, i loro numeri di partenza 44, 42 erano già rivendicati: il 42 e il 44 erano stati assegnati rispettivamente ad Alex Rins (che non potendo usare il 24 come in motocross scelse di invertire il suo numero fortunato) e Pol Espargaro, grande ammiratore dell’ex pilota Youichi. 

Per quanto riguarda Bagnaia invece la situazione si è addirittura verificata più volte: quando gareggiava in Moto3 aveva scelto di usare il 21, come omaggio alla rete televisiva Sky gareggiando per il team Sky VR46, ma dopo il passaggio in Moto2, essendo quello il numero occupato da Franco Morbidelli, raddoppió optando per il 42. Ma, anche stavolta, arrivato in MotoGp la scelta fatta in precdenza era già in uso da Alex Rins, perciò l’alternativa scelta è stata quella di triplicare il numero stesso, correndo con quello che ancora oggi è il suo ovvero il 63.

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Jorge Martin e il "suo" 89

Una delle scelte più cariche di carattere emotivo invece è sicuramente quella di Rossi, la ragione per cui Valentino ha sempre corso con il 46 è di carattere famigliare: il numero scelto infatti era quello che usava in pista il padre Graziano il quale sfiorò il titolo mondiale in classe 250 proprio nell’anno in cui nacque il Dottore.

La scelta di Marquez invece è di quelle autoreferenziali in quanto il 93 rappresenta l’anno della sua nascita.

Più competititiva e scaramentica quella di Vinales: il 25 usato inizialmente rappresenta il massimo dei punti che si posano ottenere in una gara, per poi cambiare e usare dal 2019 il 12 suo numero fortunato da bambino.

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