"È la mia pista preferita, abbiamo vinto di nuovo e abbiamo vinto bene. Non avevo mai vinto con tutto questo margine. Mi sto divertendo abbastanza, so di aver fatto una gara noiosa e mi dispiace. Però devo andare forte questo weekend anche se non faccio spettacolo, perché il titolo è importante. Siamo fortissimi, devo ringraziare il mio team per il grande lavoro del weekend. Ci vediamo domani, farò il massimo" - parla in questo modo Toprak Razgatlioglu al parco chiuso di Donington Park, dove aggiunge un tassello al catalogo dei suoi modi di vincere: il turco questa volta sceglie di dominare, dal primo all'ultimo metro, quando sfila sulla fotocellula del traguardo con undici secondi di vantaggio sulla Kawasaki di Alex Lowes (secondo) e si scusa con il pubblico per essere stato inusualmente monotono. Sonnecchiosamente costante come il suo passo gara, che l'ha visto puntellare ad ogni giro il minuto e ventisei secondi scarsi, mentre gli avversari - a distanza di mezzo settore - faticosamente sfondavano il muro dell'uno e ventisette.
Toprak sulla bandiera a scacchi ha talmente tanto margine che potrebbe esibirsi nello stoppie più lungo della storia in una gara professionistica, invece butta fuori la nuca dal cupolino della sua BMW e mima un'inaspettata nuotata in stile rana (la stessa cosa l'aveva fatta Marc Marquez ad Assen nel 2014, ma in quel caso la gara fu davvero bagnata). A Donington splende il sole e il turco - che ieri nelle libere si era salvato da una chiusura d'avantreno imitando proprio la celebre tecnica di Marquez - esegue lo stoppie solamente nel giro d'onore, proprio nel momento in cui dalle vie di fuga del tracciato britannico spuntano due uomini con la giacca segnaletica che fermano la guida spericolata del numero 54 e la puniscono con una multa (impossibile non citare la scenetta ideata dal fun club di Valentino Rossi al Mugello nel 2002, quando i vigili fecero verbale al 46 per eccesso di velocità, qualche metro prima della San Donato). Insomma Toprak Razgatlioglu a Donington - dove si sente in perfetta armonia con la BMW e con ogni millimetro di asfalto inglese - è imprevedibile: vince senza sorpassi, mescola incompensibilmente Rossi e Marquez, la mette di traverso meno del consueto. Non dà riferimenti, fatto salvo per la classifica, dove è leader sempre più consolidato, con 33 punti di vantaggio sulla coppia di ducatisti Bautista-Bulega.
Tra i due sale sul terzo gradino del podio di Gara 1 Bautista, che rimonta otto posizioni e riscatta un weekend cominciato malissimo grazie ad una buona partenza e ad un'invidiabile serie di staccate in curva 9, dove infila gran parte delle sue prede. L'attacco più maschio viene riservato a Scott Redding - ritiratosi per una foratura alla gomma posteriore mentre si giocava il podio - con cui il campione del mondo in carica si è scontrato anche verbalmente, senza esclusione di colpi, nei giorni scorsi. Bulega, come Redding e come un altro paio di piloti, sceglie tagliare la chicane di curve 9-10 dopo l'attacco del compagno di squadra, perdendo di fatto un podio che nelle prime fasi di gara era sembrato alla portata. Chiude in quinta piazza un discreto Jonathan Rea, che ritrova gradualmente confidenza con la Yamaha R1 e che per la prima volta in stagione impensierisce il compagno di squadra Andrea Locatelli, sesto e protagonista di una godibilissima bagarre nel finale con Danilo Petrucci, ancora una volta primo dei piloti indipendenti e con tempi simili a coloro che sono saliti sul podio (il ternano scattava tredicesimo dopo una Superpole in cui per bandiere gialle gli era stato cancellato il suo personal best). Andrea Iannone non va oltre ad un'undicesima posizione che sa di confidenza deteriorata con la Panigale V4 del Team Go Eleven; precede Axel Bassani - dodicesimo - e un Michael Rinldi (quindicesimo) ancora in netta difficoltà.