Il trasferimento di Aleix Espargaró alla Honda come collaudatore nel 2025 non è la notizia che ha fatto più rumore nell'ultimo mese della MotoGP, ma soltanto perché il mercato della top class prima della pausa estiva ha deciso di sparare (quasi) tutte le cartucce più cariche di inchiostro: Marc Marquez accanto a Bagnaia, Bezzecchi e Martín in Aprilia, Bastianini e Vinales in KTM hanno comprensibilmente conquistato più spazio sulla carta stampata e sui siti sportivi. Così l'ufficializzazione del passaggio di Aleix in HRC da tester - a margine di un 2024 che lo vedrà impegnato per l'ultima volta, in maniera stabile, sulla griglia di partenza della MotoGP - è scivolata leggermente in secondo piano. Eppure, pensandoci bene, si tratta di un'operazione che in tempi meno movimentati avrebbe riempito i corridoi del paddock di voci, discussioni, di un vociare generalizzato che in sintesi si potrebbe tradurre con scalpore.
Allora verrebbe da chiedersi: perché tanto scalpore? Un paio di motivi, in effetti, ci sarebbero. Appassionati e addetti ai lavori si immaginavano che se mai Aleix - anni 34 - avesse deciso di ritirarsi da pilota titolare e scelto di farsi carico del più gestibile impegno che viene richiesto ad un collaudatore, sarebbe comunque rimasto a disposizione di Noale. Lui che ad Aprilia ha giurato amore eterno, lui che dopo otto stagioni con i colori della squadra veneta si è tatuato quell'iconica lettera "A" del marchio sul braccio, a risaltare il punto in cui cade l'accento sulla parola "Capitano". Aprilia che, dall'altra parte, se non dovesse trattenere Miguel Oliveira all'interno del Team Trackhouse, sarà costretta ad indirizzare lo sviluppo della futura RS-GP senza avere alcun pilota titolare nel proprio schieramento in grado di fare comparative con la moto di questa stagione. Ma dopo otto anni insieme, al termine di un ciclo assolutamente completo in cui Aprilia e Aleix - partendo da zero - sono arrivati sul gradino più alto del podio, la necessità di nuovi stimoli si è fatta sentire. Mentre Noale si è assicurata Jorge Martín, il successore designato da Espargaró visto il rapporto di amicizia e stima che li lega, Aleix ha voluto abbracciare la causa Honda per risollevare il team più blasonato del Motomondiale dal momento più buio della sua storia.
Allora non resta che gettare un occhio al futuro per capire quali frutti potrà portare la collaborazione tra l'esperto pilota di Granollers e HRC. Il primo a farlo è stato Ramon Forcada, che a "Duralavita" - il nuovo podcast di Jorge Lorenzo - ha paragonato la prossima esperienza professionale dello spagnolo al 2022 di Andrea Dovizioso nel Team RNF Yamaha WithU. Fu l'ultima stagione in MotoGP del forlivese, che in quei mesi lavorò proprio con lo storico capotecnico del Porfuera e che decise di chiudere anticipatamente la carriera a Misano, deluso - come si evince dalle parole di Ramon - dall'atteggiamento di Iwata nei suoi confronti. L'aria che tira oggi in Honda, secondo Forcada, non è poi tanto diversa dal clima che si rispirava due anni fa nei box di chi - anche se come pilota titolare e non nel ruolo di tester - era stato ingaggiato da Yamaha per contribuire allo sviluppo della moto: "Se ad Aleix non presti attenzione il rischio è che tra lui e Honda la collaborazione duri due giorni. L'ho sperimentato con Dovi in Yamaha. Avere un ragazzo bravo tecnicamente, che porta informazioni e che non viene ascoltato, diventa frustrante nel giro di due gare. Se Aleix arriva come tester e non gli prestano attenzione - e i giapponesi ne sarebbero capaci perché sono imprevedibili - dopo tre test torna a casa. Nel 2022 non aveva la pressione delle corse, sapeva che non avrebbe più vinto. Lui parlava chiaro, diceva 'non vincerò perché il mio tempo è passato, ci sono ragazzi più giovani e più veloci'. Non si stava divertendo perché arrivava quindicesimo, in più non lo ascoltavano sullo sviluppo, quindi dopo un po' Andrea ha detto «perché continuo?»".