Il ritorno in campo di Jannik Sinner agli Internazionali di Roma non se l’è perso nessuno. Tantomeno un ex campione come Boris Becker, che sulla terra rossa del Foro italico è riuscito ad arrivare soltanto una volta in carriera, nel 1994, venendo però sconfitto da Pete Sampras: “Sulla terra spesso ci sono cattivi rimbalzi, devi aspettare prima di colpire, arretrare un po’”, ha detto il tedesco intervistato dalla Gazzetta dello Sport commentando la sconfitta di Sinner contro Carlos Alcaraz: “Jannik ha uno stile che su questa superficie rende un po’ meno. La sua caratteristica principale è colpire la palla con grande anticipo. Io avevo lo stesso problema”, aggiunge. Il percorso del numero uno al mondo attraverso il torneo ha comunque convinto Becker, secondo il quale Sinner ha "ripreso saldamente tra le mani il volante del suo tennis” dopo aver scontato la sospensione di tre mesi per il caso Clostebol. Cerundolo, Ruud e Paul sono caduto uno dopo l’altro sotto i colpi del fenomeno di San Candido, che ha stretto i denti anche quando una brutta vescica sembrava avergli limitato i movimenti nella semifinale. Ma il “clic” del campione è arrivato, secondo, Becker, già nel quarto di finale contro un osso duro come Rudd: “Ho guardato le statistiche e penso che si stato il miglior match sulla terra della sua carriera. Non l’ho mai visto giocare così sul rosso, nonostante le palle fossero grandi come meloni”. A Sinner è toccato però fare i conti con Alcaraz per portarsi a casa il torneo, ma lo spagnolo è sembrato su un altro pianeta questa volta: "Contro Draper, poi contro Musetti e infine con Jannik è stato eccezionale. In questo momento è il giocatore più completo e pericoloso al mondo su questa superficie”, dice Becker, non escludendo però che qualche comprensibile ritardo di condizione in Sinner possa aver ulteriormente allargato lo scarto che separa i due fuoriclasse sulla terra rossa.

Ma gli Internazionali di Roma non sono stati solo il ritorno di Sinner. Per quanto l’eccitazione attorno al tema fosse comprensibile – come testimoniato dai numeri degli biglietti, in crescita anche quest’anno – a fare un figurone di fronte al proprio pubblico è stato anche Lorenzo Musetti, che si è inchinato solo davanti ad Alcaraz dopo un 6-3, 7-6 molto combattuto: “In campo è un mago”, confida Becker alla Gazzetta, sottolineando quanto lavorare sul fattore mentale sia, secondo lui, ciò che separa il ragazzo di Carrara dalle primissime posizioni del ranking mondiale: “Ho grandissime speranze per lui, è un giocatore incredibile ma a volte sembra che non se ne accorga. Fino a ora ha giocato una stagione su terra spettacolare, si è fermato in semifinale contro Carlos ma avrebbe potuto vincere il secondo set, ha messo in difficoltà l’avversario, break e controbreak. Non ci ha creduto abbastanza, deve avere più autostima”. Per Becker Musetti può prendersi un posto nelle prime cinque posizioni al mondo, anche perché tolti Sinner e Alcaraz il resto della classifica è fluido, complice la poca costanza di prestazioni di atleti Alexander Zverev. Il tedesco non ha approfittato a dovrebbe dell’assenza di Sinner, anche a causa di scelte sbagliate che hanno privilegiato un calendario fitto – soprattutto a febbraio, dove è stato impegnato in “tornei minori” come Argentina, Brasile e Messico – a una preparazione mirata su appuntamenti che un pretendente al primato non può lasciarsi scappare. Insomma, anche gli errori di valutazione altrui hanno contribuito ad esaltare i meriti delle racchette tricolore. Su tutte, quella di Jasmine Paolini, trionfatrice nel femminile in finale contro la numero 4 del ranking Wta Coco Gauff dopo un fantastico 6-4, 6-2. Risultato bissato il giorno dopo quando Paolini ha riscritto la storia agli Internazionali, trionfando anche in doppio con Sara Errani: “È fantastica per il tennis – conclude Becker –ed è un esempio per tutti su quanto si possa andare lontano se hai il cuore di un leone”. Non vediamo l’ora di vedere Jasmine riazzannare Parigi.