L’hanno detto e scritto in tanti: Valentino Rossi che diventa ufficialmente brand ambassador di Yamaha potrebbe essere a tutti gli effetti un primo passo verso il ritorno alla casa giapponese. E’ quello che in Yamaha, ormai neanche tanto velatamente, gli chiedono da un pezzo, con Lin Jarvis che ha più volte ripetuto: “Valentino che sceglie moto Yamaha per il suo team di MotoGP sarebbe la naturale evoluzione di una storia meravigliosa scritta quando era pilota con il nostro marchio”.
Cui prodest? Ma a chi giova, come si sarebbero chiesti i latini, fare una operazione del genere? Non certo, per come stanno adesso le cose, a Valentino Rossi. Lo sa lui, lo sanno quelli di Yamaha e l’hanno capito più che bene anche i tanti appassionati di MotoGP che ormai da diverse domeniche devono prendere atto di un dato di fatto: come la Desmosedici c’è solo la Desmosedici. Un conto, quindi, sono i rapporti personali che consentono di tenere viva una storia e un altro conto, invece, sono gli affari e i risultati sportivi che agli affari sono legati. Se un team satellite deve pagare una moto per correrci – soprattutto visto che il prezzo “di noleggio” è più o meno livellato – sceglie inevitabilmente quella che va più forte. E, come ha spiegato anche Gigi Dall’Igna rispondendo a quanti affermano che otto Ducati in griglia sono troppe, se tutti vogliono la Ducati un motivo c’è. E è, appunto, sotto gli occhi di tutti. Figuriamoci sotto agli occhi di uno con l'esperienza di Valentino Rossi.
Con buona pace del cuore e delle storie scritte insieme, dellemoto fornite per gli allenamenti al Ranch e della consacrazione di un binomio che ha saputo essere leggenda. Anche perché Valentino Rossi, Uccio e gli altri del team Mooney VR46 hanno un contratto in essere con Ducati fino al 2025 e in questo momento sarebbe follia pura rescindere l’accordo per mettere due piloti (che tra l’altro hanno già fatto sapere di non volerne neanche sentire parlare) sopra a due Yamaha M1 che forte non ci vanno neanche a favore di vento. Fabio Quartararo e Franco Morbidelli ne sanno qualcosa, e ormailo dicono anche apertamente. Troppi problemi, troppa poca cattiveria nel cercare di risolverli.
Eppure Yamaha non smette di provarci e il nuovo ruolo ricavato per Valentino Rossi potrebbe far parte, effettivamente, di un corteggiamento partito da lontano. Ma, come ha detto qualcuno scherzando, in Yamaha non riusciranno a far fare al team di Tavullia questo passo neanche se gli promettessero di rifargli tutte le piastrelle del bagno. Discorso diverso sarebbe, invece, se si aspettasse la fine della prossima stagione, con un 2025 che comunque è ancora tutto da scrivere. Oppure, come ha più volte detto quella vecchia volpe di Carlo Pernat, servirà mettere sul piatto qualcosa di molto ma molto più invitante. E le strade, a questo punto, sarebbero due: o una fornitura quasi gratuita delle moto e dei materiali, oppure lo status di Team ufficiale, con tutta la gestione del Racing di Yamaha che finirebbe nelle mani del Dottore. Entrambe le ipotesi, anche se non impossibili, sembrano decisamente difficili. Ma una cosa è certa: in questo momento in posizione di forza c’è Valentino Rossi e lui stesso l’ha anche ribadito parlando della difficile situazione di Franco Morbidelli: “Yamaha dovrà dimostrare di saper essere veloce quanto gli altri, è vero che in questo momento Franco soffre, ma è vero pure che Yamaha ha i suoi problemi tecnici”. Insomma: ok brand ambassador Yamaha, ma per ora dalle Ducati non si scende!