A Sun Valley, tra le piste che iniziano a svuotarsi e l’aria di fine stagione, Federica Brignone si gode l’eco del suo trionfo. È il momento di respirare, di concedersi un attimo per sé, anche se gli impegni non sono finiti. Giovedì riceverà finalmente, di persona, quella sfera di cristallo che nel 2020 era arrivata per posta, in un mondo bloccato dalla pandemia. Ma stavolta il trofeo c’è, è vero, e il momento è suo. “Ho vissuto l’intera stagione rendendomi conto di ciò che stava succedendo”, racconta Federica al Corriere della Sera. “Avevo bene in mente che cosa volevo ottenere. Sì, sono pienamente consapevole”. E, forse, è proprio questa consapevolezza a rendere tutto ancora più bello. “Conosco benissimo il mio percorso e ciò che ho accettato di fare in tutta la carriera. In questa stagione sono sempre riuscita a motivarmi, a migliorarmi. Mi sono concentrata sulla prestazione e non sul risultato, ho imparato dagli errori. L’anno scorso avevo fatto gli stessi punti di adesso”.

Ma allora non bastò. Lara Gut-Behrami si portò a casa la Coppa e lei restò seconda. “Avevo vinto tanto ma non era bastato. Però sapevo di essere vicinissima. Il primo obiettivo è stato cercare di migliorare ancora, ed è stato speciale riuscirci grazie a una programmazione mirata. Non è questione di una sola stagione, da tante continuo a crescere”. E adesso che la vetta è sua, c’è qualcosa che vuole regalarsi? Un lusso, una follia, magari una barca, un’auto? Brignone scuote la testa. “Il regalo più bello l’ho già ricevuto: una stagione così e lo sto capendo in questi giorni. Non ho bisogno di altro nella vita”. E insiste: “Zero, non sono assolutamente attaccata alle cose materiali. Non mi interessano. Al massimo una vacanza ma la faccio tutti gli anni”. Al mare, ovviamente. “Sì, a fare surf. Ma il posto preferisco tenerlo per me”. Le gare sono finite, ma lei è ancora in movimento. “Un po’ mi mancano già le gare, avrei continuato a sciare in questa stagione... In realtà fino a dopo Pasqua sono piena di impegni: altre due settimane di allenamento, test dei nuovi sci, eventi. Quindi forse preferivo continuare a gareggiare”.

In Italia, intanto, è diventata un simbolo. La sportiva più celebrata del momento. Ma la popolarità non la esalta: “In realtà non sono abituata e fatico un po’ all’idea. Sono una tranquilla, amo stare in compagnia dei miei amici e la vita semplice. Per me è una regola imprescindibile e non ho voglia di cambiare”. C’è chi sogna di vederla sfidare Jannik Sinner, magari a tennis, e lei sorride all’idea: “No, si figuri. Spero di giocare tanto a tennis in estate, lo uso anche come preparazione atletica. Ma lui si annoierebbe con me. Però se venisse a sciare con me, di sicuro non mi annoierei. Lo aspetto”. Quando deve confidarsi, la sua persona di riferimento è il fratello Davide: “Mio fratello sicuramente. Con i miei ho sempre faticato di più, ma io non condivido più di tanto le mie emozioni”. E sulle domande sul matrimonio con il compagno, anche lui Davide, chiude con gentile fermezza: “Non parliamo di queste cose per favore”.

Alla gloria, però, si arriva anche rinunciando. “A tanto. Quest’anno ho fatto un lavoro particolare che mi è costato in termini di energia e di impegno. Ma era la scelta giusta”. Le coppe, comunque, troveranno il loro posto. “In salotto, finalmente ci sarà un po’ di simmetria. Le altre non stavano bene da sole. E comunque bisogna fare attenzione per notarle, non è che entri in casa e si vedono subito. Mi piace che sia così”. La bambina che sciava per divertimento, senza pensare alle vittorie, oggi sarebbe “molto orgogliosa”, dice. “Mai avrei pensato di raggiungere simili traguardi. Sono diventata esattamente l’atleta che avrei voluto diventare: capace di vincere in tutte le discipline, per il gusto della competizione”. E se un giorno le chiedessero di restare nello sport come dirigente, magari ai vertici? “Vivo lo sport in maniera talmente sana e bella che potrebbe essere una buona scelta. Ma dovrei vedere che tipo di lavoro è, e capire se potrei essere utile. Se dovessi andare in guerra contro il sistema, anche no”.

L’ultima vittoria, quella in gigante, è arrivata sulla pista dedicata a Hemingway. Lei l’ha letto, “in inglese”, specifica. E quando le chiedono se essere la numero uno pesa o appaga, la risposta è una lezione: “In realtà numero uno lo sono già stata e allora mi aveva messo pressione. A questo giro spero solo di essere soddisfatta. E comunque non cambia nulla essere numero 1 o numero due, ciò che sei non dipende dai risultati”. Sui suoi sci non ha vinto solo la forza fisica, ma soprattutto la mente. “La testa ha fatto la differenza, ma quest’anno la mia superiorità è stata sugli sci con velocità, sicurezza e controllo”. Federica Brignone ha chiuso la stagione con il trofeo più importante e con le idee chiarissime. Per vincere, non serve solo il cronometro. Serve una testa che non smette mai di crederci.