Finito il tempo delle dichiarazioni. Come si dice in questi casi, le chiacchiere stanno a zero. Per quanto sembri che nessuno si sia nascosto nel corso dei test adesso la MotoGP parlerà solo con il cronometro e sarò la pista a dirci quali sono i reali valori in campo, sia delle moto che dei singoli piloti.
Sì, perché questa stagione 2024 si presenta come una delle più incerte e combattute degli ultimi anni, con i giapponesi costretti a rincorrere come mai si era visto nella top class da quando sono entrati nel motomondiale. Scorrere l'albo d'oro fa un certo effetto: dal 1949 al 1974 il mondiale è stato vinto da AJS nel '49, poi tranne la Norton nel '51 solo Italia. Per sei volte ha vinto una Gilera e per le altre 18 la MV Agusta (di cui 17 consecutive dal '58 al '74). Dal 1975 la storia cambia, le uniche moto vincenti sono giapponesi: Yamaha, Honda e Suzuki si spartiscono le vittorie fino al 2001, anno in cui termina la classe 500 e nasce la MotoGP. La situazione non cambia molto e, tranne il mondiale del 2007 con la Ducati guidata da Stoner, è tutto un dominio giapponese con Suzuki a raccogliere un solo titolo nel 2020 con Joan Mir. Negli ultimi due anni la tendenza sembra essersi invertita, con Ducati che fa da lepre ma che, in termini strettamente numerici, ha vinto solo altri due titoli; la vera novità è che KTM e Aprilia sono cresciute molto mentre Yamaha e Honda arrancano in fondo allo schieramento.
Un primo elemento di interesse per questo 2024 è proprio questo: Honda e Yamaha dichiarano di aver fatto passi avanti ma, a giudicare dai tempi nei test, meno delle case che erano già davanti a loro. Nel 2024 grazie al meccanismo delle concessioni avranno la possibilità di sviluppare le moto più dei loro avversari e, dal momento che sembra strano che si siano dimenticati come si realizza una moto vincente, sarà molto interessante vedere come sarà la loro stagione. Risalendo lo schieramento in una posizione intermedia troviamo KTM e Aprilia, con la casa austriaca che sembra essere un po' più performante dell'italiana che, non ce ne vogliano, sembra sempre che manchi qualcosa per arrivare al vertice. Vertice che, a detta di tutti, è senza dubbio nelle mani di Ducati: la Desmosedici è la moto da battere, il punto di riferimento per tutte le case e, a quanto pare, ha saputo rendere la moto 2024 ancora più efficace della precedente. Inoltre, con ben otto moto sullo schieramento, è anche il marchio che più facilmente vedremo occupare la top ten.
Ma se la situazione a livello di case è, al netto di sorprese, abbastanza stabile, diversa è la situazione dei piloti. O meglio, l'unica certezza sembra essere Pecco Bagnaia: con il numero 1 sulla carena e un contratto fino al 2026 in cassaforte è l'uomo del momento. I tempi strepitosi ottenuti nei test precampionato e il feeling immediato e totale con la Desmosedici di quest'anno confermano il mix micidiale che, al talento, ha aggiunto esperienza e autostima. Ma dietro al re sono molti che puntano al trono, a cominciare dal suo compagno di squadra Enea Bastianini che non solo vuole riscattare la stagione 2023 "viziata" dagli incidenti, ma deve difendere la sella della sua Ducati ufficiale. Restando in casa Ducati Jorge Martin è senza dubbio quello con il dente più avvelenato, ma ci sono anche altri che non vedono l'ora di dimostrare il proprio valore, a cominciare da un otto volte campione del mondo che, in teoria, potrebbe dirsi soddisfatto, e invece. Gli altri piloti Ducati realisticamente potranno puntare a vincere qualche GP, ma ci sentiamo di dire che il mondiale dovrebbe giocarsi tra questi quattro. A meno che, come detto, non ci siano sorprese in termini di sviluppo delle moto, perché gli alfieri di KTM e Aprilia non vorranno fare da comprimari e, non ultimo, resta da vedere cosa saprà fare Pedro Acosta nel suo primo anno in MotoGP.
Insomma, tante novità e, soprattutto, tante variabili che sapranno dare adrenalina alla MotoGP 2024... quella stessa adrenalina che manca alla moscissima sigla appena presentata, con un motivo insignificante che promette ma non mantiene e le riprese dei piloti (Jack Miller e Aleix Espargarò esclusi) che sembrano prese dagli armadietti dell'asilo.
Sarà un po' di malinconia, ma l'emozione del Round D Minor di Grand Prix era un'altra cosa.