Adrian Carambula porta nella sabbia tutto sé stesso, con tutta la sua volontà di apparire, come un attore che su un palco ama farsi guardare, evidenziando consapevole che la sua bravura vada riconosciuta da chiunque, anche quando i risultati non sono i migliori. Le traiettorie uniche disegnate dalla sua palla sono imprevedibili, e la sua reazione dopo aver segnato un punto lo è altrettanto, soprattutto quando è consapevole che quello possa essere il punto decisivo. Pur nascendo come come calciatore, beffardo e pronto a diventare un’icona, quando le Olimpiadi neanche le sognava, si è ritrovato costretto a mettere questo sogno nel cassetto per colpa di un infortunio all’inguine. Lo sport però fa parte di lui ed è a 13 anni che inizia a credere che si possa ancora vincere, da qualche parte. Trasferirsi in Florida gli permette di considerare questa nuova opportunità e, forse affascinato dalla sabbia delle spiagge americane, inizia a saltare nei campi di Beach Volley, disegnando per sé un quadro preciso che differirà dagli altri. Dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, inizierà a concorrere per gli Azzurri, prima nei tornei di Rio del 2016 e poi alle Olimpiadi di Tokyo 2020, dove però non supererà i gironi. Gli anni a imparare e guardare gli hanno permesso di cominciare ad adottare una tecnica in particolare di cui molti pallavolisti hanno fatto uso, ma che lui ha saputo forse sfruttare maggiormente.
La “skyball” è infatti ciò che gli ha garantito spesso di essere notato di più rispetto agli altri, soprattutto nella partita d’esordio contro l’Olanda dove, nonostante gli infortuni, ha saputo tener botta per tutta la partita. Perché lanciare la palla con quella precisione durante un servizio, spendendola altissima, commettendo anche l’errore di non riuscire a controllarne la direzione, sfruttando soprattutto il vento, è uno dei motivi per cui a oggi è uno degli atleti più temuti, anche perché la sua arma primaria non è solo strategia di campo, ma carisma. Ogni traguardo raggiunto nella sua carriera, dalle vittorie nei tornei del World Tour agli Europei, è stato significativo, tanto da portarlo alle Olimpiadi di Parigi 2024, dove fa coppia ancora con Alex Ranghieri. Tra loro vi è sintonia, che si alterna con determinazione e goliardia in tutti i match disputati e che senza dubbio fa anche da stimolo alla possibilità effettiva di vincere sebbene contro il duo norvegese composto da Anders Mol e Christian Sørum vi sia stato qualche attimo di dubbio. Un banco significativo quello di battersi contro i secondi nella classifica mondiale ieri, dove Carambula pur avendo provato a mettere in difficoltà gli avversari con la sua strategia, non è riuscito a ottenere una vittoria memorabile. Forse la falla era legata proprio all’errore di continuare ad usarla laddove non funzionava. La mancanza del sole complice e la riprogrammazione della partita in serata hanno indubbiamente aiutato Mol, che è stato capace di intercettarla di continuo e così facendo ha prevedibilmente messo in evidenza quanto sia necessario a volte doversi perfezionare quando le cose non vanno.
Tuttavia, il 36enne non è solo un atleta, è un innovatore che porta sé stesso e qualcosa di più in ogni partita. Uno dei pionieri di questo sport, Karch Kiraly, come lui è stato un maestro nell'uso del servizio per mettere sotto pressione gli avversari e, come allenatore, ha trasmesso la sua esperienza. Nel suo caso, la specialità era il servizio in salto, il cosiddetto jumper, che, eseguito con potenza, destabilizzava la ricezione e sfruttava le debolezze dell'avversario, aumentando gli errori fin dal primo fischio. La capacità di leggere il gioco e di posizionarsi strategicamente per accaparrarsi una difesa solida e reattiva è ciò che oggi non va d’accordo con Adrian e il suo compagno di squadra. Se Kiraly, infatti, usava l'attacco dalla seconda linea in maniera metodica, l’italo-uruguaiano è più creativo e improvvisato – lo hanno definito “artista”, ndr – e, sebbene questo sorprenda gli avversari, gli attacchi restano più sporchi e imprecisi. Questo è il motivo per cui le strategie di sincronizzazione in coppia di Kiraly non possono essere replicate da Carambula, cosa che si è vista in questo ultimo match contro la Norvegia, preferendo piuttosto flessibilità e adattamento come stile di gioco più efficace. E nemmeno poi tanto. Sfruttare la luce del sole, l'illuminazione artificiale e la direzione imprevedibile del pallone sono i suoi elementi preferiti, perché per lui è la sorpresa a essere la chiave. Potrebbe essere questo approccio a ispirare i futuri atleti, dimostrando che anche con un debutto tardivo è possibile consacrarsi come una nuova promessa, ma ci potrebbe essere ancora tanto tempo prima di definire in maniera più precisa quella che potrebbe essere davvero una risorsa importante per il Beach Volley. E del resto a Carambula piace davvero farci vedere di cosa è capace ogni volta.