Ha vinto anche a Motegi e con quattro gare d’anticipo sul gran finale di Valencia si è laureato campione del mondo. Sorprendendo poi tutti e facendo commuovere anche i muri con una lettera letta a caldo e scritta la sera prima, nel tentativo di prendere sono alla vigilia del giorno più importante della sua vita. David Alonso, anni 18 compiuti a aprile, ha già conquistato tutti. Un po’ perché ha passaporto colombiano e non viene, quindi, da uno di quei paesi in cui i ragazzini crescono a pane e motociclette e un po’ perché ha quel modo lì da adolescente normale, con una faccia normale, stravaganze normali e sogni che, invece, non sono normali per niente.
Il primo di quei sogni è andato a prenderselo ieri. Alla sua maniera: vincendo. “Volevo diventare campione del mondo vincendo la gara” – ha poi raccontato prima di ringraziare chiunque, la mamma e il babbo su tutti e persino la sua scuola, che ha avuto pazienza con lui consentendogli assenze e piani didattici speciali. E’ il lieto fine di una storia che all’inizio non è stata lieta neanche un po’. Perché David Alonso è partito da lontano davvero, sia per origini, sia per il talento che all’inizio non sembrava così’ cristallino come quello di avversari che invece in questa stagione ha “umiliato” senza appello.
La Coppa Europa a dodici anni, lontano dalla famiglia e con tutto quello che può significare per un ragazzino di quella età. Poi nel 2020 ancora quel palcoscenico, da protagonista e fino alla vittoria, con l’approdo l’anno successivo alla Red Bull Rookie’s Cup e una valanga di sacrifici da fare per coniugare tutto con la vita di un ragazzino che ha quindici anni o giù di lì e che ha pure la forza di vincere il prestigioso campionato. E che proprio a quell’età, nel 2021, mette per la prima volta anche i piedi nel Motomondiale, con una wild card a Misano chiusa da quasi ultimo. Ultimo proprio, invece, c’è arrivato l’anno successivo, nel 2022, sempre come wild card, ma in Portogallo. Ventisettesimo. In Aspar, però, avevano capito che c’era un bel po’ di talento da sgrezzare e lo avevano capito anche molti spagnoli, che nel frattempo provavano a fargli prendere la bandiera iberica per abbandonare quella colombiana. Ma non è successo, perché il giovanissimo David non ha voluto.
Così, da colombiano con un sogno grande, David Alonso è diventato pilota titolare, sempre con Aspar e sempre in Moto3, portando a casa quattro vittorie nella stagione d’esordio e, di fatto, spiattellando in faccia a tutti una promessa. Ecco, quella promessa David Alonso e il suo team Aspar, che nel frattempo ha preso i colori di CF Moto, l’hanno mantenuta in questa stagione. Lasciando solo le briciole a tutti gli altri e mettendosi in tasca dieci vittorie su sedici. Roba da fenomeno vero. Roba che vale un titolo mondiale e che è valsa pure le lacrime di un certo Marc Marquez (abbiamo già raccontato tutto qui) che nel frattempo in quel ragazzino colombiano e pure mezzo spagnolo c’ha visto una sorta di erede, al punto di allenarcisi insieme ogni volta che è stato possibile. Ma anche roba che è riuscita solo ai campioni veri, con il record di Joan Mir di 9 vittorie in una stagione di Moto3 che è già stato raggiunto e, adesso, con Valentino Rossi nel mirino. Sì, perché il Dottore, nell’ormai lontanissimo 1997, aveva vinto nell’allora 125 ben undici gran premi e da 27 anni a questa parte nessuno s’è più neanche avvicinato a quel record. Invece adesso c’è, appunto, David Alonso, che si ritrova a quattro gare dalla fine e con il titolo di campione del mondo già in tasca a una sola vittoria dall’essere “come” Valentino Rossi e a due dall’essere addirittura migliore. Quasi che l'essere appena diventato campione del mondo passa in secondo piano, insomma.