Mat Oxley segue il motomondiale da circa trent’anni ed è, ad oggi, uno dei giornalisti più capaci ed esperti nel paddock della MotoGP, della quale ha scritto diversi libri. Prima faceva il pilota, ma non per raccontarlo agli amici: Mat ha vinto il TT all’Isola di Man. Inglese, fisico asciutto, capelli a zero, orecchino. Quando fa le sue domande arriva dritto al punto, non cazzeggia.
A Misano lo abbiamo visto chiedere a Pecco Bagnaia, tra le facce sbigottite di addetti stampa e colleghi, come fosse possibile omaggiare Dennis Rodman nonostante una vita privata piena di contraddizioni. Quel giorno Pecco ha provato a fermarlo e lui ha insistito: anche questo, per certi versi, è il mestiere del giornalista. Come ha scritto nella sua ultima storia su Ducati però, gli sarebbe più comodo fare lo spazzino. Mat Oxley, per essere chiari, è lo stesso giornalista che quest’anno (dopo la vittoria di Bagnaia a Jerez) ha pubblicato un’inchiesta sulla pressione delle gomme in MotoGP scatenando un caso mediatico, una conferenza stampa straordinaria di Gigi Dall’Igna e svariate rassicurazioni della Dorna, che dall’anno prossimo introdurrà un sistema univoco per le misurazioni.
In questi giorni invece, con un lungo articolo pubblicato su MotorsportMagazine, Oxley ha racconato di come Ducati gli abbia negato dopo la possibilità di parlare con un ingegnere del team per discutere della stagione, cosa che è abituato a fare con tutte le squadre a fine anno. Secondo il giornalista il suo nome è finito nella 'black list' a causa di diversi episodi che riassumiamo qui: la sua inchiesta sulle pressioni, le parole dure rivolte a Bagnaia per il caso scoppiato a Ibiza durante la pausa estiva e la scelta, sempre di Bagnaia, di mettere un casco dedicato a Rodman per il GP di Misano. Del casco abbiamo scritto qui, spiegando perché a nostro modo di vedere è un'idea più che riuscita. Va detto, poi, che tra i giornalisti italiani che frequentano il paddock c’è la convinzione che i media inglesi abbiano preso di mira la coppia Bagnaia/Ducati. Di motivi chiari non ce ne sono. Di contro Simon Patterson, altro freelance britannico d'esperienza, si è schierato con Oxley dicendo di avere il sospetto che il collega non sarà l’unico a finire nella lista nera di un team della MotoGP. Vedremo.
Per un giornalista abituato ai tempi in cui si parlava coi piloti direttamente nel motorhome dopo la gara, vivere in questo mondo dev’essere a dir poco frustrante. E, se è vero che niente è dovuto da parte della Ducati, che magari non vuole perdere l'attenzione sul momento, è anche vero che il lavoro di Oxley è vitale per lo sport: la MotoGP soffre la mancanza di un vero scambio coi media perché oggi le interviste vengono registrate, fatte in gruppo o, nel migliore dei casi, si svologno in tempi e ambienti prestabiliti. Andare in circuito diventa così sempre meno importante e rischia di trasformare tutta la narrazione in un ammasso di copia/incolla e Google Translate. Una grossa verità, poi, Oxley la dice: i giornalisti che seguono la MotoGP - al contrario di quelli che lavorano nel calcio, nell'NBA o in altri sport più ricchi - sono tutti appassionatissimi. La stampa generalista non è quasi mai presente alle corse, né tantomeno lo sono i giornali di gossip. Lì, nel paddock, c’è chi le moto le guida e difficilmente ha voglia di scavare in cerca di fango per fregare qualcuno. D'altronde, anche volendolo non ci sarebbe grosso mercato.
Ducati, comunque, non è l’unica ad aver estromesso qualcuno dalla sua sfera. L’aveva fatto Valentino Rossi tanti anni fa con un giornalista (italiano) con cui si scontrava sistematicamente, lo hanno fatto altri. È parte del gioco, tu mi attacchi e io non parlo con te: poche storie. Fabio Quartararo dopo il GP della Thailandia ha fatto così con tutti, probabilmente pagando una multa: è giusto? No, ma è legittimo. Magari non sarà elegante, ma le corse non lo sono mai state. Per capire meglio il punto di vista di Mat Oxley invece, abbiamo provato a contattarlo: ci ha detto di essere combattuto, di non voler fare casino e che scriverne era l’unica possibilità che aveva per mettere in chiaro le cose, specificando che non ha problemi con Ducati in sé ma soltanto con qualcuno all'interno del team PR.
Da un lato, quindi, Ducati sull’orlo di una crisi di nervi: se non vince quest’anno è un'occasione persa, qualcuno potrebbe saltare, la pressione è altissima. Dall’altro, un freelance inglese che in trent’anni di paddock sa bene come girano le cose e, di fatto,è il giornalista più citato in questa MotoGP a livello internazionale. In mezzo c'è quello che conta: tre gare, tre piloti, un titolo. Titolo che a Valencia si porterà via anche questa storia.