Gli appassionati di MotoGP attendevano il lunedì di test di Misano soprattutto per capire quali sarebbero state le sensazioni dei piloti titolari Yamaha sul nuovo motore V4. Già settimana scorsa, al Montmeló, Fabio Quartararo e Alex Rins avevano portato in pista il nuovo progetto, ma il test era stato inficiato dalle condizioni dell’asfalto: chiazzato, leopardato, umido, poco indicativo. Oggi invece il Santa Monica si è presentato agli addetti ai lavori in uno stato a dir poco luccicante: 25 gradi nell’aria, assenza di vento, asfalto gommato dalla domenica di gare. Una tavola da biliardo sin troppo perfetta per provare, perché girare in un contesto così illibato ti può far credere che tutto sia bello, che tutto vada bene, che la strada sia giusta. In casa Yamaha le cose sono andate diversamente: il primo dei piloti in blu è stato Miguel Oliveira, che però ha girato solamente col quattro cilindri in linea standard. Subito dietro al portoghese, in sedicesima e diciassettesima posizione, Fabio Quartararo e Jack Miller. Per trovare Alex Rins, invece, bisogna scendere in ventesima piazza. Ma la curiosità è un’altra: l’australiano - al primo assaggio del V4 - ha concluso il test con una certa soddisfazione, mentre il Diablo - che tra mattino e pomeriggio ha completato più di settanta giri - si è presentato ai microfoni della stampa decisamente di cattivo umore.
“Le sensazioni sono molto simili a Barcellona - ha dichiarato il francese - abbiamo visto che ci sono diverse aree su cui dobbiamo lavorare. Al momento il feeling è peggiore rispetto alla nostro moto standard. Al Montmelò avevo notato una cosa che poteva essere migliore, ma qui non ho riscontrato la stessa sensazione. Al momento non vedo realmente alcun miglioramento nelle aree in cui abbiamo bisogno di progredire. Ma c’è ancora molto margine. In teoria”. Se è difficile adattare il mio stile di guida al nuovo motore? No, ho zero problemi ad adattarmi ad un motore V4. Il problema non è il V4, non penso che il nuovo motore risolverà tutti i nostri problemi, perché tra Barcellona e qui abbiamo riscontrato le stesse difficoltà della nostra moto standard. A Barcellona è andata un po’ meglio, ma il Montmeló è una pista molto scorrevole, non ci sono molto curve in successione, quindi hai più tempo tra una piega e l’altra e questo forse nascondeva alcune difficoltà che abbiamo trovato oggi. C’è margine su questa moto perché è nuova e dobbiamo cucirle addosso l’elettronica, il setting e tante altre cose da sistemare. Qual è il potenziale? Preferisco ancora non rispondere a questa domanda. C’è potenziale, ma non dico quanto. Le mie sensazioni sono simili a quelle di Jack e Augusto, ma questo non è per forza un aspetto positivo. Non è tanto un fatto di feeling con l’anteriore, che il miglior pregio del quattro cilindri in linea nonché l’unico vero punto di forza che abbiamo. Col V4 il feeling con l’anteriore è leggermente peggiore finora e non abbiamo trovato altri aspetti positivi.

Questo realismo nudo e crudo trasmesso da Fabio nel suo media scrum di metà giornata può sembrare eccessivo se si va a leggere il responso di Jack Miller, estremamente più fiducioso: “Non si reinventa la ruota in un giorno, ci vuole almeno una settimana! - ha esordito il numero 43. “Siamo sulla buona strada. La trazione c’è. E anche se abbiamo cambiato tutto, quel DNA Yamaha, quel telaio solido sotto di te, si sente ancora. Questa versione non sarà quella che avremo a Valencia, per intenderci. Ma come ‘prima bozza’ siamo in linea. Aprilia, Ducati, KTM vincono, noi abbiamo fatto debuttare adesso un prototipo praticamente nuovo. Essere a due secondi non è male. Capisco frustrazione di Fabio, capisco che voglia una moto competitiva. Ma queste cose richiedono tempo. Si tratta di un progetto nuovo. Sfortunatamente in MotoGP il tempo è poco, ma il suo talento non è in discussione. Penso di essere stato chiaro con Yamaha su cosa serve per renderla più competitiva”. Successivamente abbiamo sottoposto a Jack il commento di Andrea Dovizioso sul V4, definito ‘da orgasmo’ solamente qualche giorno fa: Non direi esattamente la stessa (Jack ride, ndr), ma è stato bello ricevere un po’ più di supporto dal posteriore, questo sì”. Domandandogli infine se l’incremento di grip al posteriore sia stato il progresso più evidente apportato dal V4, Jack ci ha rivelato una succulenta chicca tecnica: “Assolutamente, la trazione è migliorata col V4. Con la M1 attuale invece ci manca inerzia, ma tutto in realtà ruota intorno alle gomme. Nel 2015-2016 Ducati voleva passare a un 4 in linea per inseguire Yamaha…ora invece i regolamenti hanno spinto tutti a sfruttare le caratteristiche del posteriore Michelin, e dieci anni dopo tutto si è ribaltato”.
Più che un discorso di sensazioni contrastanti, la differenza abissale nei feedback forniti da Fabio e Jack è da ricondurre alla parola “prospettive”. Quartararo ha addosso la frustrazione di chi vorrebbe vincere subito, invece il nuovo progetto V4 - che idealmente doveva essere la panacea di tutti i mali - richiede tempo e pazienza. Miller è stimolato dal nuovo progetto, dal nuovo prototipo, di cui ancora non si conoscono i limiti. Probabilmente l’australiano, dicendo che basterà una settimana per “reinventare la ruota”, è stato fin troppo ottimista. Dall’altra parte Quartararo potrebbe aver inquadrato la situazione con occhio fin troppo critico. Il tempo ci dirà chi avrà ragione.