Quando la telecamera sulla Ducati di Jorge Martín l’ha inquadrato con la tuta aperta, il GP d’India sembrava ormai finito con qualche giro d'anticipo: Bezzecchi in fuga, Bagnaia nel box a raccogliere i cocci e Fabio Quartararo miracolosamente appeso al podio dietro allo spagnolo, che in quel momento stava correndo per la seconda posizione. Poi, appunto, Jorge si è richiuso la tuta con la destrezza di un equilibrista e all’ultimo giro se l’è date di santa ragione con Fabio, facendoci capire in un attimo quanto Ducati in questo momento sia superiore a Yamaha: se a fregarti è un pilota sfinito, disidratato e annebbiato al punto da dichiarare che all’ultimo giro vedeva a stento la pista, vuol dire che tecnicamente c’è una differenza abissale tra le due moto. Perché Fabio ci ha provato - passando all’esterno - e ci ha messo del suo, ma una manata di gas sulla Desmosedici ha risolto in un attimo i problemi del suo pilota.
Solo molto più tardi il discorso si è spostato nuovamente sulla tuta, cosa che Martín deve aver sofferto psicologicamente esattamente come era successo in Austria circa un mese fa: “La mia testa è esplosa, non capivo più niente”, ci aveva raccontato dopo la sprint race del sabato, quando era finito sul podio dopo una carambola al via di cui gli era stata data la responsabilità. Jorge in Austria non sapeva se gli avrebbero tolto il podio per il contatto in partenza e probabilmente non lo sapeva nemmeno dopo il GP d’India, quando dopo aver visto Bagnaia cadergli davanti si è trovato con la tuta aperta e una spada di Damocle sulla testa.
A tal proposito è facile tornare a Barcellona 2021, quando a correre con la tuta aperta toccò a Fabio Quartararo, sanzionato con tre secondi di penalità a fine gara “Per aver guidato con la tuta non allacciata correttamente e senza il paracostole”. Al netto del fatto che la responsabilità dell’inconveniente non venne mai chiarita, dal GP successivo Alpinestars apportò alcune importanti modifiche alle tute dei propri piloti.
Una, sotto gli occhi di tutti, è nelle dimensioni della chiusura a strappo con cui viene bloccata la cerniera, più generosa rispetto al passato. La seconda invece, che da casa è praticamente impossibile notare, è una soluzione più complessa e decisamente unica per questo genere di abbigliamento. La chiusura studiata dal marchio veneto infatti ha un doppio velcro pensato per massimizzare la sicurezza che funziona in questo modo: si chiude la cerniera, si applica il primo velcro, si posiziona il cursore su questo primo strato - c’è una canaletta dedicata - e poi si chiude il secondo velcro, quello con su il logo dell’azienda e parte della grafica disegnata. In questo modo la cerniera è bloccata meccanicamente e la tuta può aprirsi soltanto dalla parte inferiore, a meno che - ed è il caso di Jorge Martín - ci si dimentichi di questa procedura in fase di partenza.
Ci sono, infatti, diverse immagini che ritraggono lo spagnolo prima della partenza con il collarino superiore della tuta aperto. Probabilmente il caldo del Buddh International Circuit e la tensione prima della gara hanno giocato un ruolo fondamentale per lo spagnolo che si è così ritrovato a partire senza aver messo in sicurezza la chiusura, cosa che per altro ha dichiarato senza troppi problemi a fine gara al microfono di Antonio Boselli per Sky. Rispetto a Quartararo però, Martín è riuscito a chiudere la tuta nel giro di un paio di curve e, cosa fondamentale per il regolamento (almeno così pare), a non gettare via il paracostole, motivo per cui la FIM potrebbe aver deciso di non sanzionarlo. Ad ogni modo, la Federazione ha cominciato solo di recente a spiegare al pubblico il motivo delle penalità: la sensazione è che prima di spiegarci anche le ragioni per cui altre penalità non vengono inflitte ci vorrà del tempo.