Il secondo turno di libere del GP di Germania è cominciato da meno di otto minuti, Marc Marquez cade violentemente in curva 11, la prima a destra dopo una lunga sequenza a sinistra sul circuito tedesco. Il suo circuito. Cade, sbattendo forte, dopo aver tentato di tenere la moto, tirarla su con ginocchio e gomito come sa fare lui. Solo che il numero non riesce, la Desmosedici - forse anche in questo diversa dalla Honda - si ribella, lo lancia nella ghiaia. Per lui è la seconda caduta di questo GP, la prima in curva 1 durante il primo turno. L’obiettivo mal celato è rispondere al weekend di Bagnaia ad Assen, dove il numero uno è stato davanti per tutti i turni dal venerdì alla domenica. Perché in conferenza stampa Marc Marquez dice che “Bisogna fare tutto perfettamente per stare con Martín e Pecco”, ma la sensazione è che voglia soltanto nascondersi un po’, scrollarsi di dosso un po' di aspettative.
Pare che qui Marc si aspettasse di tornare al centro di gravità permanente da cui guardare tutti gli altri dall’alto, e invece no. Probabilmente l’anno scorso è qui al Sachsenring che ha deciso di abbandonare la Honda: se non si vince qui, avrà pensato, allora è impossibile farlo. E dev’essere stato con lo stesso approccio che si è presentato in Germania, convinto di poter dimostrare al mondo e a sé stesso di essere ancora quello che nei film americani chiamerebbero Marc-fottuto-Marquez. Il capo.
Dopo la caduta di curva 11 prova subito molto dolore, tanto che invece di tornare al box sale nel camion in cui lo raggiunge il dottor Angel Charte, medico Dorna. A questo punto Marc torna nel box a denti strettissimi: entro, spacco, esco. L’idea è fare un tempo abbastanza buono da stare subito nei dieci per garantirsi l’accesso alla Q2 e poi riposarsi. Fa un giro veloce, torna dentro. Il suo 01:20.384 gli vale però il 13° tempo e al centro medico evidenziano la frattura dell’indice della mano sinistra e una forte contusione al costato.
La sera, durante Spagna-Germania, Marc rimane con il Team, sorride, parla con tutti. Il dolore al torace però è in costante aumento e risulta evidente che il weekend di gara è già in buona parte compromesso. Il sabato non riesce a entrare in Q2: ha la velocità per farlo, manca però l’occasione e così si ritrova a partire 13° sia per la Sprint del sabato che in gara domenica.
Il Sachsenring, per la seconda volta di fila, ha smesso di sorridergli. Ed è peggio quando a farlo è un amico, forse il migliore che tu abbia mai avuto. Quello che ha perso in velocità pura in questi anni Marc Marquez lo ha guadagnato in coraggio e ostinazione, perché per tornare in pista con un dito rotto e un gran dolore a respirare devi voler vivere di questa roba, di corse. Eppure il problema vero, per lui, è aver perso un luogo sicuro, amico, l’ultimo rimasto in un calendario azzannato da ragazzini di una generazione più giovane. Al suo posto a guidare la classifica c’è Jorge Martín, con tutto il significato che può avere questa cosa rispetto alle scelte di Ducati. Pecco Bagnaia, che qui si sarebbe dovuto difendere dal prossimo compagno di squadra, sembra decisamente a suo agio, di certo in grado di giocarsi la vittoria.
Il punto è che Marc Marquez è uno che ci prova, all in, senza mezze misure, la pazienza è talmente poca da stargli comoda sotto le unghie. L’ha consumata tutta in questo inizio di stagione, poi dalla firma con Ducati non ce l’ha più fatta. E ora Pecco Bagnaia ride, Jorge Martín ghigna, Enea Bastianini fa spallucce. Restano però le gare: dopo le rimonte a Le Mans e Barcellona, è facile pensare che Marc possa dare tanto anche qui. Certo che gli antidolorifici, specialmente per i trenta giri nel GP di domenica, potrebbero non bastare, eppure il vero ostacolo per questo Marquez sarà un altro: ce lo vedete disposto ad accontentarsi di un podio, magari dietro a Bagnaia e Martín? Noi, ancora una volta, lo vediamo pronto all'all in.