Pedro Acosta è l’uomo più richiesto del paddock della MotoGP. O, almeno, lo è stato finché il mercato piloti non è esploso con le sue rivoluzioni, da Marc Marquez che passa in Ducati alle conseguenze per tutti gli altri. Ora che la situazione si è leggermente raffreddata però, è di nuovo del rookie maravilla che si parla. Di lui che al Sachsenring potrebbe diventare, ed ha l’ultima occasione per riuscirci, il pilota più giovane a vincere una gara in MotoGP. Lui continua a stupire per la guida, caratterizzata soprattutto da una frenata folle di cui abbiamo parlato con gli uomini di Brembo. E per le risposte che regala alla stampa.
Quando entro nell’Hospitality GasGas è appena uscito un altro giornalista, Pedro sta parlando con il suo manager di un Ford Raptor F-150 da camperizzare. Mathilde Poncharal, che gestisce i rapporti con i media, mi ricorda che ho dieci minuti: decisamente meno rispetto al normale, eppure è facile da accettare considerando che è una scelta fatta per dare a tutti la possibilità di intervistarlo. Gli chiedo se preferisce parlare in spagnolo, italiano o inglese. “Come vuoi”, dice. Così comincia un dialogo in cui faccio le domande in spagnolo e lui risponde in italiano.
Qui al Sachsenring puoi ancora essere il pilota più giovane di sempre a vincere una gara in MotoGP.
“Come giorni sì, vediamo. Non è facile perché Marc Marquez qui è forte, però questo è un buon circuito per la nostra moto e per il mio stile”.
Tutto il mondo parla di Ducati e di Pedro Acosta. Cos’ha la Ducati che agli altri manca?
“Non lo so, non lo so. Alla fine è difficile saperlo, è vero che hanno qualcosa in più ma dopo ci siamo noi, abbiamo la seconda moto più competitiva della griglia. È vero che loro hanno una costanza che gli permette di andare forte in tutti i circuiti e in tutte le situazioni. Noi magari possiamo andare fortissimo in alcune piste, poi però in altre siamo tiratissimi per fare quinti, sesti. È qualcosa su cui dobbiamo lavorare l’anno prossimo per essere più costanti, magari non vincerne una e fare un quinto posto a quella dopo. Dovremmo stare sempre sul podio portando a casa i punti”.
E Pedro Acosta cos’ha che agli altri manca?
“Difficile da sapere, quello che so è quello che mi manca. Devo capire dove migliorare per esempio, cosa fare per essere più preciso. La MotoGP è molto diversa dalla Moto2 ed essere preciso è diverso, difficile”.
A inizio anno ti eri immaginato che sarebbe andata meglio o peggio di così?
“Sicuramente peggio. Alla fine al test di Valencia ho preso due secondi. Poi però siamo partiti bene in Qatar, siamo andati a Portimão, in America, a Barcellona… Dobbiamo migliorare la qualifica per essere più competitivi in gara”.
Non puoi ricordartelo, però quando ti sei presentato a parlare con la stampa a Valencia dopo il primo test con la MotoGP ti ho chiesto subito quanto ci avresti messo a vincere un mondiale.
“E io cosa ti ho risposto?”.
Hai riso molto. Ma adesso? Stessa domanda.
“Siamo sempre più vicini. Dobbiamo migliorare in tanti piccoli dettagli, cose che tutte assieme ti danno qualcosa di grande”.
Valentino Rossi ti voleva nel suo team in Moto2. Mi racconti come è andata?
“È stato dopo il 2021. Abbiamo parlato con lui, con MarcVDS e con la KTM per andare in Moto2. Ricordo che eravamo a metà stagione, tra Silverstone e l’Austria. Avevo capito che la fase di apprendimento in Moto3 per me era finita, di dieci gare ne avevo vinte cinque e fatto un bel po’ di podi. Poi sai, io ho il mio manager, un contratto con Alpinestars e uno con Red Bull, non era facile fare questo cambiamento. Abbiamo parlato e la VR46 aveva una buona opzione per noi, però era difficile per gli sponsor. È stata comunque una bellissima cosa parlare con loro e sapere che avrebbero voluto avermi con loro”.
Ogni tanto ti capita di andare al Ranch, magari per la 100 Km dei Campioni. Pensi mai a come sarebbe allenarsi lì?
“Ah, sicuro. Sono stato per due anni a fare la 100 Km, è veramente bello vedere come Valentino ha gestito tutto e come si approccia ai ragazzi che vanno a girare. E poi tu ti alleni e lui viene a parlarti, ti chiede tante cose. Dopo il mio primo test con la MotoGP abbiamo parlato tanto di come è stato per me guidare quella moto e lui mi ha insegnato un po’ di cose, sulle Michelin per esempio… Bello avere un rapporto così con Valentino”.
Sai che qui non hai amici, che c’è solo la performance. Senti mai l’invidia degli altri piloti, la punta di un coltello nella schiena?
“Sì, certo. Ma c’è poco da fare, io quando faccio il mio lavoro e torno a casa sono a posto. Difficile sapere quello che pensano gli altri di me, se penso a KTM - mettendoli tutti assieme, anche se due moto sono dipinte di rosso e due di arancione - posso parlare con tre piloti. Brad, Jack e Augusto. Non so cosa pensino gli altri di me, però… non me ne importa un cazzo”.
Hai dovuto abbandonare il tuo numero 37: punti già a riprendertelo per l’anno prossimo, giusto?
“Eh, vediamo… vediamo, vediamo che fa Augusto! Però di sicuro sarebbe bello tornare a correre con il 37 (ride, ndr.)”.
Senti, prima stavi parlando di acquistare un Ford Raptor F-150.
“Alla fine non mi fa impazzire come auto per andare in giro, però mi sembra una buona via di mezzo rispetto a un motorhome o alla furgoneta: la cosa migliore potrebbe essere una via di mezzo, perché parcheggiare un mezzo di sette, otto metri in centro città è difficile, ci sono anche andato a Misano.. è dura, eh. Per quello ho pensato che un Raptor potrebbe essere una bella via di mezzo”.
Con un pick-up così potresti andarci anche in pista, vicino a casa. tu come ti alleni lontano dalle gare?
“Col motocross mi sono fermato un po’ dopo l’infortunio al femore nel 2022. Però ho continuato tantissimo col flat track e la moto da pista, un po’ anche con la mountain bike”.
Andresti mai a vivere ad Andorra, come tanti altri piloti spagnoli?
“No. Alla fine a me piace la spiaggia, penso che l’unico posto al mondo in cui potrei vivere è Mazarron, magari Sitges fuori Barcellona. A me piace il mare, vederlo dalla finestra quando mi sveglio la mattina è tutto. E penso che sia importante. Penso anche che ci siano tante cose al mondo che non puoi comprare con i soldi. Non puoi portare diecimila milioni di euro ad Andorra per fare la spiaggia lì. C’è quella di Mazarron”.
Credi nel destino?
“Non penso. Tu?”
Mah, a volte mi succede. Tu credi in Dio?
“Un po’”.
Hai mai paura di correre?
“Penso che se hai paura di correre non corri. Non vai veloce”.
Qual è la massima espressione di libertà per te? una vittoria, un titolo mondiale?
“Ah, io mi sento libero quando vado ad allenarmi, non quando vado in gara. La gara è solo un riflesso di come ti sei allenato. Alla fine vinci il mondiale quando ti alleni, quando ti fai male, quando spingi. Non quando vieni qui in pista. Qui vieni solo a fare lo show, a dimostrare ciò di cui sei capace. Per quello mi sento libero ad allenarmi, è anche il momento in cui mi diverto di più. Qui vieni solo per la prestazione”.