Domenica scorsa è andata in onda un’interessante puntata di Report, in cui si parlava dei “monarchi” dello sport italiano, ovvero del fatto che praticamente tutte le federazioni sportive italiane abbiano ai loro vertici sempre le stesse persone. Questi dirigenti, spesso rieletti per più mandati, possono rimanere in carica per decenni, una situazione resa possibile dall’abolizione della legge Lotti.
La totale mancanza di ricambio, già di per sé un’anomalia, diventa ancora più interessante se si considera che spesso gli statuti delle federazioni non prevedono la possibilità per chiunque di candidarsi. In alcuni casi, come quello della Federazione Tennis, gli statuti vengono modificati poco prima delle elezioni per escludere eventuali candidati scomodi.
Report ha mostrato chiaramente come consulenze, finanziamenti e benefici vari finiscano quasi sempre nelle mani dei soliti noti: parenti, amici o società legate ai dirigenti. Un caso emblematico è quello del presidente della Federazione Nuoto, che ha affermato apertamente di aver scritto una legge poi presentata in Parlamento dal gruppo di Forza Italia, di cui egli stesso fa parte.
Parliamo di federazioni sportive vincenti, aggiungiamo anche la Federazione Sci con il presidente al quarto mandato, in questo particolare momento storico, ma con numeri di praticanti spesso gonfiati attraverso tesseramenti che non corrispondono alla realtà. Se da un lato è vero che il tesseramento è obbligatorio per motivi assicurativi, dall’altro sarebbe importante capire quanti siano i reali praticanti.
Report ha annunciato che questa inchiesta includerà anche altre federazioni meno importanti, ma caratterizzate dalla stessa logica e dallo stesso modo di operare. Si parla di elezioni “blindate” e dell’impossibilità per chiunque non sia parte del sistema di candidarsi.
Un esempio significativo è il ricorso di Auro Bulbarelli, ex direttore di Rai Sport, che ha denunciato di non aver potuto partecipare alle ultime elezioni della Federazione Biliardo. Queste elezioni, vinte con percentuali bulgare da Andrea Mancino, in carica da oltre vent’anni, sono state caratterizzate dall’impossibilità per Bulbarelli di raccogliere le firme necessarie per presentare la sua candidatura. Una situazione analoga a quella denunciata da Barazzutti nella stessa puntata di Report.
Barazzutti ha evidenziato come i rappresentanti dei tecnici e degli atleti, che dovrebbero avere un’alta competenza nel settore sportivo, siano spesso figure che non rispondono a tali requisiti. Sono invece persone che, grazie a pacchi di deleghe raccolte in bianco, contribuiscono a rieleggere sempre gli stessi dirigenti, blindando il sistema.
Esaminando le varie federazioni, si trovano spesso individui che non hanno mai ricoperto ruoli apicali nello sport o nella sua divulgazione, ma che sono legati alle federazioni attraverso incarichi interni, come la presidenza di comitati o il ruolo di arbitro. I compensi sono generati da rimborsi spese, tassabili fino a un certo punto o attraverso consulenze come descritto ampiamente nella puntata di Report.
La domanda sorge spontanea: perché tra le società sportive dilettantistiche e tra gli atleti nessuno alza la voce? Per gli atleti è chiaro: non hanno strumenti reali per esprimere la loro visione sistemica, se non per mera facciata, coinvolgendo solo chi è “allineato allo status quo”. In pratica, se vuoi giocare devi stare alle regole che ci sono, a qualsiasi livello tu stia giocando o praticando.
Allo stesso modo, però, molte società sportive sono, di fatto, enti mascherati che operano senza obblighi di trasparenza. ma come è possibile? E soprattutto, non ce ne siamo mai accorti? Nessuno ci ha mai fatto caso?
Ad esempio, nei centri sportivi spesso troviamo bar che non emettono scontrini, e la manutenzione delle strutture avviene senza fatture. Questo alimenta un sottobosco di lavoro nero, che non interessa né agli atleti né alle stesse società sportive, che però traggono vantaggio da questo sistema.
Le federazioni, infatti, attraverso leggi o norme ad hoc, hanno ridotto i costi per le associazioni sportive, ma non le hanno mai obbligate a dimostrare di essere realmente senza scopo di lucro. In pratica hanno costruito e creato un sistema che deve rimanere tale per potersi autosostenersi.
Qualche giorno fa, con amici, abbiamo provato ad andare a giocare a biliardo, ma senza la tessera non ci è stato permesso entrare. Abbiamo però notato chiaramente che il gestore incassava senza emettere scontrini. Non solo, domandando ai vari giocatori che c’erano presenti in sala qualcuno ci ha chiaramente detto che la sala ha una proprietà, dimenticandosi proprio la base, e il fondamento stesso del fatto che un’associazione sportiva dilettantistica non possa averne alcuna.
La domanda che ci siamo posti è: come fanno a mantenersi questi circoli, che dovrebbero essere gestiti dai soci senza una proprietà teorica? E, nel caso delle federazioni sportive, come giustificano allo Stato le spese di manutenzione, ad esempio per il cambio dei panni del biliardo o gli interventi sulle piste da bowling?
Da una breve indagine, emerge che le società sportive dilettantistiche non sono sottoposte a rendicontazione, non pagano l’IVA né la SIAE, grazie ad accordi con le federazioni. Nei locali pubblici, invece, questi oneri esistono e sono ben presenti.
Questo sistema è in grado di cambiare senza autodistruggersi? E, soprattutto, i “monarchi” dello sport italiano, chi sono realmente? Quali sono i loro veri risultati e le loro ambizioni? Sono medaglie d’oro o facce di bronzo?
Probabilmente, come annunciato dal conduttore Sigfrido Ranucci, nelle prossime puntate di Report emergeranno ulteriori dettagli. Certo è che durante l’ultima elezione della federazione italiana sport Biliardo bowling, le telecamere di report non sono state fatte entrare.
Perché? E’ cosi’ difficile rispondere a domande magari scomode?
Lorenzo Vendemiale sul “Fatto Quotidiano“ aveva già segnalato per ben due volte nel 2022 qualche anomalia nel rapporto tra l’allora Federazione italiana di Biliardo Sportivo ed il loro “monarca” Andrea Mancino, e di sicuro la fusione con il bowling che li ha portati a diventare una federazione sportiva nazionale e non più discipline sportive associate, con il conseguente aumento di finanziamento statale, richiede qualche riflessione e risposta in più da parte dei vertici della attuale Fisbb, e magari anche di qualcuno dei loro vicepresidenti o dirigenti del territorio.
Parliamo di una federazione sportiva che in ambito mondiale conta pochissimo, con risultati risibili, soprattutto nelle specialità sportive più diffuse, come succede anche in altre federazioni.