Paladina del green, bersaglio preferito della destra spagnola dopo l’alluvione di Valencia e, ora, anche nome che fa tremare la MotoGP e la Formula1. Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione europea e dall’inizio di dicembre al timone dell’Antitrust, è al centro di discussioni rilevanti nel contesto europeo, soprattutto a causa dell'influenza che esercita su operazioni di vasta portata come l'acquisizione della MotoGP da parte di Liberty Media. L'affare da quasi 4 miliardi di euro è stato messo in discussione per questioni legate alla concorrenza, con Ribera che ha preteso il passaggio alla “fase 2” dell'indagine antitrust per valutare i potenziali rischi di monopolio. Carmelo Ezpeleta, CEO di Dorna Sports, ha espresso preoccupazione per i ritardi che questa indagine potrebbe causare, influenzando il calendario della stagione MotoGP 2025, pur dicendosi che convinto che, anche se ci vorrà molto tempo in più, l’acquisizione di Dorna da parte di Liberty Media avverrà ugualmente.
Ribera non è estranea alle critiche. Durante la sua audizione in Commissione Europea, ha affrontato attacchi da parte di politici spagnoli di destra, che l'hanno accusata di gestione inadeguata delle recenti inondazioni a Valencia e per gli appassionati di motori in genere il suo nome non è nuovo, visto che è stata una delle principali fautrici della svolta green e del passaggio alla totale mobilità elettrica. Posizioni forti da sempre al centro della sua azione politica, adesso messa in discussione anche dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. E, a proposito di Trump e della sua volontà di allentare la morsa sulla svolta green, proprio oggi la Ribera ha rilasciato una intervista al Corriere della Sera. Con dichiarazioni seccate sulla presenza di Giorgia Meloni all'insediamento di Donald Trump. Ribera ha sottolineato la necessità di mantenere un fronte europeo coeso, evidenziando le tensioni tra la politica europea e quella americana. Questa posizione riflette l'approccio di una donna che nell’ambiente politico spagnolo è definita come “un mastino”. E’ sua la famosa presa di posizione su "nessuna marcia indietro della Commissione Ue sullo stop ai motori diesel e benzina dal 2035".
Un modo di essere che non fa dormire sonni tranquilli, appunto, a Carmelo Ezpeleta, soprattutto dopo aver letto le motivazioni della passaggio alla fase 2 dell’indagine dell’antitrust per “prevenire concentrazioni di potere che potrebbero danneggiare la competitività del mercato”. La questione dell'acquisizione della MotoGP da parte di Liberty Media, che sembrava una passeggiata facile, si fa ora particolarmente complessa. Le preoccupazioni riguardano l'eventuale riduzione della concorrenza tra Formula 1 e MotoGP, qualora entrambe fossero controllate dallo stesso gruppo. L'indagine in corso, che potrebbe estendersi fino al 2026 (con tutto quello che ne può conseguire), rischia di lasciare la MotoGP in un limbo amministrativo, con effetti significativi sul campionato e sui suoi stakeholder. Traduzione? Non si mette bene per niente.
Liberty Media, secondo la rivista americana Rideapart, ha già messo al lavoro i suoi uffici legali per eliminare tutte quelle criticità che potrebbero rallentare ulteriormente l’acquisizione, spostando anche la gestione di intere società da un ramo all'altro delle sue sottoaziende, ma l’impressione è che dall’Antitrust, e in particolare proprio dalla presidente Ribera, non ci sia la neanche la minima disponibilità a non andare a fondo di ogni singola questione. E questo, detto in termini più terra terra, si traduce con un inevitabile slittamento di tempi che costringerà Carmelo Ezpeleta a riprendere totalmente in mano tutte le attività per pianificare i prossimi anni della MotoGP e, quindi, di rivedere tutti gli impegni nella consapevolezza che non basterà aspettare la fine di questa stagione.