Vincere è tutto quello che conta. La frase è presa in prestito dal calcio, ma solo perché nel motorsport una affermazione così non la farebbe nessuno da quanto risulterebbe banale. Si corre per vincere e è arrivare primi tutto quello che piloti, team, manager, sponsor e chiunque abbia a che fare con le corse vogliono. La premessa è doverosa per ribadire che tutti, ma tutti davvero, non baratterebbero una vittoria per tutti i favori del mondo. Meno che mai se ci si chiama Aprilia e si hanno le corse nel DNA e una gran storia di vittorie sulle spalle. Però, numeri alla mano, la vittoria conquistata da Aprilia in MotoGP nel 2024 con Maverick Vinales a Austin ha rappresentato in qualche modo un danno per la squadra di Noale. Lo ripetiamo: nessuno in Aprilia, a cominciare da Massimo Rivola, rinuncerebbe a quella giornata di gioia vissuta negli USA, ma se stessimo ai freddi numeri, al netto delle emozioni e della goduria che si prova nel vincere, racconteremmo un’altra storia. Che un po’ è pure paradossale. Sì, perché “a causa” di quella vittoria l’Aprilia è nella stessa fascia di concessioni dello scorso anno e, quindi, non potrà beneficiare delle stesse possibilità di Yamaha e Honda.
Il sistema messo a punto da Dorna per consentire ai costruttori di avvicinarsi il più possibile in termini di performance alle Ducati, infatti, prevede la suddivisione di ciò che si può fare e ciò che non si può fare in base ai risultati raggiunti l’anno precedente. Ducati, di fatto, può solo partecipare ai test ufficiali e non può neanche schierare wild card durante la stagione, con pneumatici limitati e anche motori sul piano dei quantitativi e pure dello sviluppo. Di contro, invece, Yamaha e Honda possono “quasi tutto”, con l’opportunità di svolgere test privati (talvolta anche con i piloti titolari) e maggiori margini di intervento sulla moto a stagione in corso.
Nel mezzo, nel così detto C-Rank, ci sono poi KTM e Aprilia che, senza stare a entrare nel dettaglio, possono qualcosa in più di Ducati e molto in meno di Honda e Yamaha. Tra le opportunità che hanno per i test c’è quella di svolgerne su tre circuiti che devono essere comunicati anticipatamente. Proprio Massimo Rivola, CEO di Aprilia, lo ha fatto in questi giorni, spiegando che, oltre i test ufficiali, le RS-GP saranno in pista a Misano, Barcellona e Jerez. “Non saremo al Mugello – ha aggiunto – anche se è uno dei miei circuiti preferiti”.
Ecco, a qualcosa è toccato rinunciare. E, di sicuro, qualche km in più sotto le ruote avrebbe fatto più che comodo a una squadra del tutto nuova e che adesso ha nel box anche il campione del mondo in carica, con l’obiettivo dichiarato di puntare all’obiettivo grosso. Magari non nel 2025, ma sicuramente dal 2026. E è per questo che Aprilia, se non avesse quel nome e quella storia, non avrebbe tutti i torti a maledire la vittoria che Maverick Vinales è riuscito a mettere nel sacco a Austin (l’unica in tutto il 2024 di una moto diversa dalle Desmosedici). Senza quei punti ci sarebbe stato quasi certamente un possibile declassamento al rank D. Con pochi in meno dei 302 totali, infatti, Aprilia sarebbe verosimilmente rimasta sotto la soglia del 35% e avrebbe potuto godere di vantaggi più ampi, inclusa la possibilità di testare liberamente su tutte le piste della MotoGP.