I test di Marc Marquez a Sepang hanno lasciato un retrogusto leggermente amaro. In tanti si aspettavano che Marc, dopo ciò che aveva fatto vedere nel martedì di Valencia (dove si era classificato quarto ad un decimo dalla vetta), potesse arrivare in Malesia e replicare - o addirittura battere - i tempi di Bagnaia, Bastianini e Martín. La realtà è stata diversa: l'otto volte campione del mondo ha faticato durante la tre giorni di test, dove ha sempre inseguito i compagni di marca ufficiali, oltre alla Desmosedici Gresini GP23 del fratello Alex. Il 93 ha subito messo le mani avanti: "Devo abituarmi alla moto, guido ancora con gli automatismi che avevo in Honda. Non sono pronto per vincere il Mondiale". L'ha toccata piano, insomma. Alex, supportando Marc, ha spiegato quanto sia difficile frenare con la Ducati dopo essere stati abituati, per anni, a staccare con una RC213V (ne abbiamo parlato qui). Paddock e addetti ai lavori, a ruota, hanno paragonato le immagini di Marquez e degli altri piloti di Borgo Panigale, cercando di scovare le più piccole differenze nella posizione in sella. Ora, la domanda è una e una sola: Marquez è davvero preoccupato o si sta nascondendo dietro ad una fitta ragnatela di pretattiche?
Marc avrebbe tutto l'interesse di questo mondo a "nascondersi" nei test, dove risultati e classifiche contano solo per i titoloni sui giornali. Sono stati tutti i media - inevitabilmente - a caricare di aspettative il 2024 di Marquez ancora prima che la stagione cominciasse. "Il 93, con la Ducati del Team Gresini, vuole il nono titolo mondiale" - l'adagio. Allora perché non tentare un alleggerimento da pressioni esterne per lavorare in pace e con più serenità possibile sul funzionamento di una moto nuova, insieme ad un team di ingegneri e meccanici altrettanto nuovi? Perché Marc Marquez non avrebbe dovuto proteggere se stesso ed il Team Gresini in un frangente, quello del precampionato, in cui fare procalmi non porta a nulla? Magari instillando tra appassionati e addetti ai lavori il dubbio che scommettere ciecamente su Marc Marquez, quest'anno, sia una mossa avventata. Perché se il 93 dice di non essere da titolo, di sentirsi ancora lontano dai piloti ufficiali, è anche vero che a Sepang ha staccato il sesto tempo, a mezzo secondo di distacco dal record della pista di Pecco Bagnaia. Non esattamente una tragedia. Tuttavia, all'otto volte campione del mondo, va concessa un'attenuante: se la GP24 di Bagnaia, Martín e Bastianini dovesse riconfermare in Qatar lo strapotere visto a Sepang, ecco che Marc e i piloti clienti Ducati avrebbero tutto il diritto di scoraggiarsi, di appellarsi alla sfortuna. Negli ultimi due anni, infatti, sono stati proprio i piloti satellite Ducati a godere di un leggero vantaggio nelle prime gare del campionato, a dispetto di un team ufficiale che necessitava di più tempo per trovare la quadra con la moto nuova.
Marc Marquez in ogni caso - intervistato da Sky al termine dell'ultimo giorno di test malesi - si è limitato a spiegare le sue difficoltà tecniche, senza ricalcare le dichiarazioni dei primi due giorni. La disamina del 93 è estremamente interessante: "Sono stanco morto, specialmente perché il programma dell'ultimo giorno di test non prevedeva la simulazione di una Sprint Race. Però alla fine ho cambiato idea e ho avuto la sensazione di doverla fare, perché sarebbe stata la maniera più giusta per capire al 100% la moto. La cosa positiva è che la progressione nell'arco dei tre giorni è stata buona. Un paragone tra questi test di Sepang e il martedì di Valencia? Uh (sbuffa, ndr)...qui ho fatto parecchia fatica in più rispetto a Valencia. Penso sia normale, a Valencia mi ero sentito bene subito bene, il tempo arrivava subito. Qui invece ho fatto tanta fatica perché mi veniva da guidare con lo stile che adoperavo in Honda. Con la Ducati però ci vuole qualcosa di diverso, specialmente nel time attack. Nel Day 1 qui a Sepang ero completamente smarrito, non guidavo del tutto bene. Poi nel secondo giorno sono stato più costante, anche se lontano sul giro secco. Infine nella giornata conclusiva abbiamo lavorato tanto per capire come essere più efficaci nel time attack, e mi sono ulteriormente avvicinato ai primi. Normalmente quando non hai la fiducia perfetta con la moto il corpo va in protezione e diventi più rigido in sella. Mi è successo questo qui a Sepang, anche per questo alla fine del pomeriggio ho fatto la simulazione della Sprint, dove ho provato giro dopo giro a giocare con il corpo. A Valencia non avevo bisogno di giocare con il corpo perché il tempo arrivava lo stesso. Devo capire come giocare di più con il corpo in modo tale da essere meno rigido in sella. Vedremo in Qatar".