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Ok, ma Pedro Acosta è davvero un rookie? Lui intanto pesta duro: "In MotoGP ci vuole meno ipocrisia..."

  • di Paolo Covassi Paolo Covassi

12 aprile 2024

Ok, ma Pedro Acosta è davvero un rookie? Lui intanto pesta duro: "In MotoGP ci vuole meno ipocrisia..."
Tutti guardano al giovane Pedro Acosta come al fenomeno presente e futuro, e forse è giusto così, ma lui non ha fretta di arrivare e sa che ci sarà molto da lavorare. Intanto rimpiange i piloti sinceri e diretti di qualche anno fa

di Paolo Covassi Paolo Covassi

Mentre si scaldano i motori per tornare sul circuito COTA di Austin - Texas - si cerca di rubare qualche battuta ai protagonisti della MotoGP e, tra questi, è gettonatissimo "El Tiburon" Pedro Acosta. Reduce da una buona prima gara e da un podio in Portogallo tutti lo tirano per la giacca per sentirsi dire che sì, è lui l'eletto. Pedro, malgrado la giovane età, dimostra buonsenso e una modestia che sembra sincera. A chi incalzava per sapere cosa aspettarsi da lui da questa trasferta statunitense ha risposto che Austin non è un circuito che ama particolarmente: "A dire il vero non ho aspettative - ha dichiarato in conferenza stampa - non penso di essere nella posizione di parlare o fissare obiettivi dopo due gare. L’inizio del mio campionato è stato sicuramente incoraggiante, ma dobbiamo valutare tanti aspetti prima del weekend di gara".

Come dire "sono nuovo qui, lasciatemi lavorare e a fine stagione tracceremo una linea per vedere il totale". Una posizione molto matura e anche molto diretta, un po' come l'idolo locale Kevin Schwantz che ha avuto parole di elogio per il giovane spagnolo, prontamente contraccambiate: "Penso che abbiamo bisogno di più persone come lui [Schwantz], e non sto parlando della pista. Intendo come persona. A proposito, ho un aneddoto su Kevin. Avevo otto anni ed ero a Jerez ad un evento a cui partecipavano diversi piloti, tra cui Ángel e Fonsi Nieto. Kevin Schwantz è stato l'unico che ha trascorso quattro ore con i tifosi firmando autografi e scattando fotografie". El Tiburon che poi ha concluso con una piccola frecciata nei confronti dei suoi nuovi colleghi e di quel clima mieloso di (falsa?) concordia di questi anni: "Non penso che nessuno sia come lui. Ma sono dell'idea che noi piloti dovremmo essere più spontanei, come quelli di dieci anni fa, (anche se Schwantz ha corso 30 anni fa...) cercando di avere un carattere tipo Stoner o Pedrosa, senza dover cambiare per nessuno”. O forse il messaggio di Pedro è rivolto a se stesso? Il podio in MotoGP gli ha dato più notorietà dei due mondiali vinti in Moto2, probabilmente questi giorni gli sarà sembrato di essere nel frullatore e avrà letto ogni tipo di commento su di lui, di come è e come dovrebbe essere. Ma in questo sport la testa è tutto (beh, quasi dai) e tenere i piedi per terra sa che è il primo modo per mantenere la testa sulle spalle. Poi abbasserà la visiera, si spegnerà il semaforo e potrà essere al 100% se stesso fino alla bandiera a scacchi.

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