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Ok, ma quanti capolavori ha fatto Jorge Martín nella Sprint di Jerez? Lui alza le spalle: "Cadere era più facile, Marquez..."

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

27 aprile 2024

Ok, ma quanti capolavori ha fatto Jorge Martín nella Sprint di Jerez? Lui alza le spalle: "Cadere era più facile, Marquez..."
Jorge Martín, oltre a vincere la Sprint Race di Jerez portandosi a +29 in classifica, ha accettato il sorpasso di Marc Marquez senza reagire d'istinto, è rimasto in piedi dove tutti (o quasi) sono caduti, ha salvato la Ducati a duecento orari, ha guidato per mezzo giro con la moto abbassata sull'avantreno. È abbastanza per scoraggiare gli avversari?

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

Jorge Martín affronterà la domenica di Jerez da leader del Mondiale, con ben 29 lunghezze di vantaggio su Pedro Acosta, primo di una fitta selva di inseguitori. Così nel paddock andaluso ci si domanda se Martín stia bilanciando il suo talento esplosivo e naturale con un'accurata gestione mentale delle energie e dei rischi, in modo tale da lasciare per strada meno punti possibili. A giudicare dalla Sprint Race di Jerez sembrerebbe proprio così: il madrileno sta correndo con la rabbia agonistica di chi vuole a tutti i costi il Mondiale e la sella ufficiale della Ducati, ma senza farsi accecare dall'ambizione. Jorge continua a maturare, sbaglia sempre meno, raccoglie sempre di più. Testa e talento alla massima espressione; un mix proprio di tutti i grandi campioni e letale per gli avversari. Una combinazione che Martín ha amalgamato in maniera impeccabile nei dodici giri della Sprint spagnola: la lucidità mentale nell'osservare con attenzione le condizioni dell'asfalto durante la gara della Moto2 e nel corso del giro di ricognizione; la freddezza nell'accettare il sorpasso di Marc Marquez senza reagire d'istinto, ma evitando errori, proprio mentre davanti e dietro a Jorge cadevano tutti come birilli. E poi due capolavori da fantasista vecchio stampo: il salvataggio alla 7 ad alta velocità ("Pensavo di cadere" - ha confessato Jorge al backdrop) e la capacità di guidare con la moto abbassata sull'avantreno, per le prime cinque curve, come se nulla fosse ("Dopo la partenza, fino a curva sei, non ho avuto la possibilità di frenare abbastanza forte per disinnescare l'abbassatore anteriore").

Se Jorge dovesse continuare a gareggiare così - con questa intensità, con questa solidità - per i suoi rivali la vita sarà davvero difficile: "Sicuramente oggi era più facile cadere che finire la gara" - ha specificato subito il madrileno ai microfoni di Sky. "Mi sono concentrato molto durante il giro di allineamento e in quello di ricognizione. Ho guardato bene dove fosse l'acqua, perché osservando la Moto2 si vedeva che c'erano un po' di punti umidi. Grazie a questo ho capito dove mettere le ruote e sono riuscito ad essere molto veloce nei primi giri. Ho fatto una bella partenza, ho avuto qualche problema con l'abbassatore anteriore nelle prime curve, ma poi sono riuscito a sorpassare Binder e ad imporre un buon passo. Dopo ho fatto un errore alla 7, così Marquez mi ha preso e mi ha subito sorpassato. Ho provato a stargli vicino, lui era molto in forma oggi. Realisticamente avrei finito secondo, però Marc è scivolato e io da lì in poi ho solo pensato a finire la gara". Poi un'indicazione interessante, ed ulteriormente icoraggiante per il numero 89, in ottica Gara: "Al venerdì non ho lavorato molto con la soft al posteriore, così oggi sono partito per la Sprint un po' al buio e infatti non mi trovavo benissimo col grip dietro. Invece ieri ho fatto undici giri di fila con la media dietro e andavo davvero forte. Quindi sono tranquillo perché penso che per la media sia molto più stabile, molto più costante e la moto diventa di conseguenza anche più semplice da guidare. Comunque con un Marc così, con Bezzecchi in forma, con Pecco che domani vorrà andare forte...sarà una gara veramente lunga e complicata, dovremo spingere".

 

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