Il fatto che non si fosse ancora parlato dell'arbitro - della Direzione Gara - era uno degli aspetti positivi di questo avvio di stagione della MotoGP. Anzi l'arbitro del Motomondiale aveva cominciato in maniera incoraggiante il suo 2024, perché la decisione di archiaviare il pasticcio tra Marc Marquez e Pecco Bagnaia a Portimao come incidente di gara aveva convinto più o meno tutti. Poi in un sabato dal meteo ballerino, tra venticinque aprile e primo maggio, capita il primo, vero, pomeriggio pazzo della stagione. Nella Sprint Race di Jerez de la Frontera cadono tredici piloti (nessuno, per fortuna, si fa male), Brad Binder e Marc Marquez si rendono protagonisti di due manovre da penna rossa, che danneggiano pesantemente Pecco Bagnaia e Joan Mir. Cade anche la Direzione Gara; perché non s'ha da fare una gara in cui cascano tredici piloti su venticinque, non s'ha da fare una gara dichiarata asciutta che si disputa con chiazze bagnate - visibili sin dalle telecamere dell'elicottero - in piena traiettoria. Se i piloti, nel giro di allineamento, non hanno denunciato la questione, qualcun altro avrebbe dovuto porsi il dubbio. Qualcun altro più tardi, vedendo i piloti crollare come birilli, avrebbe dovuto fermare lo spettacolo. Se di spettacolo si può parlare.
"Perché questi piloti rischiano la vita" - alza la voce Carlo Pernat, manager di Enea Bastianini, ai microfoni di Sky. "Io fossi un pilota, alla prossima Safety Commission punterei il dito contro i commissari, contro Marquez e contro Binder. Marc Marquez, quando fa numeri di questo genere, si deve beccare un long lap penalty per la gara di domenica. Perché altrimenti la MotoGP diventa À la guerre comme à la guerre e i piloti si fanno male. Tutti devono essere sanzionati allo stesso modo, che siano primi o ultimi. Le decisioni devono essere sportive, non politiche. Spero che i piloti si mettano d'accordo su questo perché la vita è la loro". Lungi da noi, adesso, affermare che le decisioni dello Stewards Panel - organismo esterno alla Dorna e indipendente dalle dinamiche del paddock - siano di natura politica. Ma una cosa è certa: in MotoGP oggi, oltre a non aver garantito la sicurezza dei piloti, non c'è stata la benché minima uniformità nel giudicare le loro azioni.
Comprendere lo stato di confusione che regna nella stanza dei bottoni della Direzione Gara è semplice. Brad Binder si infila in curva uno in maniera quantomeno forzata, come se Pecco Bagnaia e Marco Bezzecchi non esistessero. Il campione del mondo in carica si ritrova nel ghiaione, Marco resta in sella per miracolo. Verdetto? Incidente di gara. Marc Marquez sbaglia l'ultima staccata ed entra con l'avantreno della sua Ducati dritto sulla gamba di Joan Mir (già alla corda della curva), che finisce larghissimo e perde la possibilità di portare la Honda a punti. Verdetto? Il 93 deve immediatamente cedere una posizione ad Augusto Fernandez (nel frattempo sopravanzato), che senza troppi problemi viene nuovamente scavalcato dall'otto volte campione del mondo qualche piega più tardi. Capite la disparità? In due episodi dalla dinamica speculare, due giudizi diversi. Due prese di posizione, in ogni caso, piuttosto leggere, bonarie. Sorge spontaneo chiedersi a cosa serva la lingua di asfalto esterna che i piloti sarebbero obbligati a percorrere in caso di long lap penalty, una sanzione in cui di norma si perdono circa quattro secondi. Ci si domanda cosa debba accadere, di così grave, per osservare un long lap penalty in MotoGP. Dobbiamo aspettare che il pilota danneggiato dal collega si faccia male?
Evidentemente dobbiamo solo aspettare. Dobbiamo attendere due ore per apprendere che il podio della Sprint Race di Jerez, in realtà, non è quello osservato in televisione e festeggiato da Martín, Acosta e Quartararo sotto la bellissima cornice di pubblico spagnolo. Passano due ore e la Direzione Gara comunica che il Diablo è stato retrocesso di due posizioni, che gli sono stati comminati otto secondi di penalità per un'irregolarità sulla pressione delle gomme. Al terzo posto della Sprint, così, c'è la wildcard Daniel Pedrosa, che avrebbe di certo ricevuto l'ovazione della sua gente se fosse salito sul podio, dove gli sarebbero state scattate immagini epiche, romantiche, emozionanti, che qualsiasi appassionato della MotoGP avrebbe incorniciato. Invece tutto questo non è stato possibile. Perché la Direzione Gara - oltre alla sicurezza e all'uniformità di giudizio - non ha nemmeno garantito un'adeguata reattività nelle proprie decisioni. Si dice spesso che a Jerez de la Frontera cominci il vero Mondiale, che dopo il weekend andaluso si possano fare i primi bilanci della stagione. Un voto alla Direzione Gara? NCS. Non classificata. Non ci siamo.