Comincia a diventare imbarazzante il dominio in SBK di Toprak Razgatlioglu, che da quando le derivate di serie si sono lasciate alle spalle la pausa primaverile (quindi dal round di Misano di metà giugno in poi) ha solamente vinto. Con il trionfo in Gara 1 a Most, il pilota turco si porta a quota otto successi consecutivi e dà ancora più concretezza al desiderio di superare il record del rivale Alvaro Bautista, che nel 2019 e nel 2023 ha collezionato undici vittorie di fila. Per riuscirci il numero 54 della BMW dovrà completare un'altra tripletta nel corso di questo weekend in Repubblica Ceca e, obiettivamente, sembra avere tutte le carte in regola per riuscirci: in Superpole ha siglato il record della pista, in Gara 1 si è fatto tutto il rettilineo in monoruota prima di tagliare la bandiera a scacchi con sei secondi di vantaggio su Danilo Petrucci e Andrea Iannone, sul podio con lui. Si tratta dell'ennesima vittoria consecutiva in solitaria, senza sorpassi, per Toprak, che in questo momento della sua carriera sta dimostrando una potenza che, se misurata sul margine di manovra che in ogni sessione il 54 mette tra sé e i suoi avversari, è inaudita.
Così nel sabato di Most Toprak allunga ulteriormente in classifica, dove distanzia le Ducati ufficiali di Bulega e Bautista rispettivamente di 56 e 67 punti. Eppure, intercettato dai microfoni del parco chiuso mentre indossa dei baffi finti, non è del tutto soddisfatto: "Mi sento molto bene, ma il fatto di non essere riuscito a girare in uno e ventinove in qualifica mi fa girare abbastanza le scatole (ha girato in un 1'30"064, ndr). Nei primi giri ho spinto tanto, poi ho solamente viaggiato su un ritmo di sicurezza. Per domani c'è ancora del lavoro da fare". Se a questo punto la Superpole Race e Gara somigliano tanto ad una formalità per Toprak, si può dire esattamente il contrario per i suoi rivali diretti al titolo, con le Ducati ufficiali di Bulega e Bautista - sesto e quarto - che rappresentano la delusione del sabato ceco. Nicolò dopo una buona partenza e primissimi giri brillanti (era secondo) ha visto la sua prestazione deteriorarsi, diventando facile preda degli inseguitori, che hanno sempre approfittato dello spiraglio di curva quindici per passarlo. Così ha fatto anche Alvaro che in maniera opposta, dopo una prima fase di gara di estreme difficoltà (un contatto in partenza gli ha fatto volare via l'aletta sinistra, ma l'asimmetria della panigale V4R spiega solamente in parte i problema di un campione in carica che, scattato dalla decima per una penalità di tre posizioni in griglia dovuta ad un impeding su Petrucci in Superpole, inizialmente non riusciva a tenere il ritmo del gruppo di testa), ha rimontato il compagno di squadra e Remy Gardner (quinto sulla Yamaha indipendente), piazzando una toppa su una giornata che stava derivando verso il disastro.
A guadagnarsi la copertina del sabato di Most sono Danilo Petrucci e Andrea Iannone. Entrambi sul podio con le Ducati clienti, entrambi nettamente davanti ai piloti ufficiali della Panigale, hanno lasciato sull'asfalto ceco sudore, forza di volontà e un non indifferente spicchio di cuore quando, negli ultimissimi passaggi, sono tornati a girare sotto i tempi di Razgatlioglu e - contemporaneamente - hanno firmato i propri personalissimi best laps. Andrea, dopo aver tentato un affondo a sette giri dal termine ed essere finito leggermente lungo, si è rimesso in carena senza mai arrendersi di fronte alla tentazione di fregare il secondo posto a Danilo, che intanto tirava, strattonava la Ducati del Team Barni e - nel finale - proteggeva sapientemente le traiettorie interne in staccata per replicare il risultato dello scorso anno (quando a Most chiuse secondo con un sorpasso da antologia all'esterno di Rea all'ultima curva): "Sono fecilissimo - commenta un Petrucci stravolto ma gratificato al parc fermé - sapevo che avremmo potuto lottare per il podio ma farlo davvero è un altro conto. All'inizio della gara ero un po' in difficoltà, ma quando ho visto Andrea e Nicolò che nel misto erano più lenti di me ho provato a passarsli per stare davanti. Quando a sette giri dal termine Andrea ha provato a scavalcarmi ho capito che mi avrebbe reso la vita dura fino alla fine, anche perché l'ultimo giro è la sua specialità della casa. Non riesco a credere di essere qui, perché in quell'incidente di tre mesi fa in motocross sono quasi morto. Invece ora sono qui sul podio".
Ad abbracciare Petrucci, un po' anche per tutti gli appassionati che guardano da casa, ci pensa Andrea Iannone, che dopo un paio di weekend in cui la fiducia con la Ducati del Team Go Eleven sembrava dispersa, si è riscattato grazie ad una prestazione in cui il manico del pilota - su quella Panigale gialla nervosa tra i cambi di direzione di Most - deve davvero aver fatto la differenza: "Una bella gara per me - racconta Andrea - considerando che è la mia prima volta a Most e che solamente ieri la Direzione Gara mi chiedeva come mai andassi sempre fuori pista. C'è voluto un giorno per interpretare bene le traiettorie della pista, ma oggi mi sentivo bene anche se con Danilo davanti la temperatura dell'anteriore mi si è alzata molto e in staccata non riuscivo ad essere incisivo. Domani proverò a migliorare e punteremo ancora al podio". Qualora Bautista dovesse decidere di non continuare a correre nel 2025, la sensazione è che la Ducati rossa andrà a chi, tra Iannone e Petrucci (indipendent riders, come dicono quelli bravi), finirà davanti in classifica, con il ternano che al momento ha solamente un punto di vantaggio sull'abruzzese. Danilo e Andrea, così diversi nella guida e nell'indole extra pista, così dannatamente uguali in quella voglia di ripudiare sempre la resa.