Sembrava voler ammazzare il campionato appena iniziato, poi c’è stato un calo di risultati e, adesso, è tornato a macinare punti senza lasciare scampo agli avversari. Celestino Vietti vuole il mondiale di Moto2 e con lui lo vogliono anche quelli della Mooney VR46, il team per cui corre e che fa capo a Valentino Rossi. Quel Valentino Rossi che ha creduto in Vietti quando era ancora poco più che bambino e lo ha chiamato a far parte della sua Accademy, portandolo nel cerchio magico di “quelli di Tavullia”. Per lui, ha avuto modo di raccontare proprio Vietti, è stato tutt’altro che uno scherzo: prima il dover affrontare trasferte continue con il babbo e, poi, andare a vivere dalle parti di Tavullia ad un’età in cui i ragazzi normali si fanno ancora preparare la colazione dalla mamma. Però c’era un sogno da inseguire e un mito da emulare. Un mito che, ha svelato Vietti, non è Valentino Rossi.
“E’ a Bagnaia che provo a ispirarmi, perché è piemontese come me – ha raccontato - È un grande pilota della MotoGP, l’ho rivisto guidare e ‘menare come un fabbro’ anche con la GP22, ed è un piacere per gli occhi. Pecco è sempre stato un modello, ha portato avanti la nostra terra nel mondo delle moto, ha vinto un titolo, è in MotoGP da ufficiale Ducati. È impossibile non sognare di seguire le sue tracce”. Generazioni che si rinnovano, quindi, e che finiscono per ispirarsi a chi è più vicino a loro nel tempo rispetto a chi, invece, ha scritto la storia del motociclismo moderno. Con Valentino Rossi che, comunque, resta un maestro a cui dovere molto: “Vale mi carica – ha confidato a Motosprint - E soprattutto è una polveriera di buoni consigli. A Portimao mi ha osservato da bordo pista, in generale fa tante domande, si informa. E poi si allena ancora con noi ed è sempre veloce".