A Lodz, nella cornice elettrica di una finale mondiale, le azzurre di Julio Velasco hanno conquistato la loro terza Volleyball Nations League in quattro anni, la seconda consecutiva, dando forma a una leggenda che prende corpo punto dopo punto, fino a toccare le ventinove vittorie ufficiali consecutive. Dopo uno start nervoso e disordinato, in cui il Brasile ha saputo colpire con lucidità e aggressività, approfittando delle incertezze italiane. Nel secondo set l’Italia si scrolla di dosso le paure, ma l’infortunio muscolare di Alice Degradi, costretta ad abbandonare il campo, fa temere per il peggio.
Sembrava un colpo durissimo, ma da quella crepa è filtrata la luce: dentro Cambi, Nervini, e soprattutto un’Antropova: un’onda indomabile capace di spezzare ritmi e muri. Le azzurre si sono ritrovate all’improvviso, come se quell’urto emotivo avesse risvegliato l’istinto più puro della squadra. Da quel momento, il campo ha parlato chiaro: l’Italia ha alzato l’intensità in difesa, ha servito con precisione, ha costruito attacchi fluidi, mettendo in ginocchio un Brasile che, progressivamente, si è trasformato in una macchina inceppata. Ze Roberto, monumento vivente della pallavolo mondiale, ha provato ogni soluzione per destabilizzare il sistema azzurro, ma il suo ingegno ha sbattuto contro l’ordine ritrovato delle italiane. La sua squadra, orfana di un opposto titolare, ha spesso faticato a chiudere gli attacchi, vittima di incomprensioni nei momenti chiave e costretta a chiedere l’impossibile a Gabi, coraggiosa trascinatrice ma troppo sola per invertire la rotta.

L’Italia, al contrario, è cresciuta in ogni fondamentale, sorretta dalla classe e dalla leadership di Sylla, dalla potenza misurata di Egonu, dalla solidità di Fahr e da un gruppo in cui anche chi entra dalla panchina si rivela decisivo. Il secondo set ha segnato la rinascita, il terzo la presa di potere, il quarto la consacrazione. E fuori dal taraflex, a rendere tutto ancora più denso di significato, si è consumato un confronto tra giganti: Velasco contro Ze Roberto, due visioni del gioco, due stili, due menti che hanno fatto la storia del volley. E alla fine, ha vinto chi ha saputo leggere con più lucidità le crepe della partita e trasformarle in opportunità. “Partita difficilissima, il Brasile non si arrende mai. Non abbiamo giocato il nostro miglior volley ma abbiamo combattuto. Benissimo anche chi è entrato dalla panchina. Sono orgoglioso di tutte. Unica nota negativa l'infortunio a Degradi, spero non sia nulla di grave. Ora ci prepariamo al Mondiale: sarà difficile perché tutti vogliono battere le campionesse”, ha detto Velasco a fine gara, con la calma di chi sa che il cammino non è finito. Il trionfo in VNL è il sigillo su un’identità forte e riconoscibile, che adesso guarda al Mondiale in Thailandia con l’oro sul petto e il fuoco negli occhi. Stavolta, è il mondo a dover inseguire.
