Marc Marquez non è più quello di prima. A dirlo è lui stesso, sconsolato, dopo un rientro più difficile del previsto. Lo spagnolo va ancora fortissimo e si prende i suoi rischi, ma di miracoli se ne vedono sempre meno. E prima o poi nella vita - nella MotoGP può succedere anche 28 anni - qualcuno finirà per darti del vecchio. D’altronde Fabio Quartararo ha 22 anni e Jorge Martin ne ha 23, mentre Pecco Bagnaia e Joan Mir 24. A loro se ne aggiungeranno altri più giovani ancora, come Raul Fernandez (il prossimo anno) e Pedro Acosta (probabilmente quando Marc sarà in scadenza contrattuale con HRC).
La verità è che, a cominciare da quando la MotoGP ha sostituito la classe 500, ad andare forte sono i giovani. L’ultimo arrivato è anche quello che non deve adattarsi a pneumatici, elettronica, aerodinamica e quant’altro. Le squadre l’hanno capito e preferiscono investire in pazienza (e carene) piuttosto che pagare l’ingaggio di un veterano, mentre una volta i piloti erano uomini, gente che aveva passato anni a capire come aprire il gas senza finire su di un’ambulanza.
Quando Valentino Rossi ha dominato la MotoGP, prima con Honda e poi con Yamaha, lo ha fatto da ragazzo prodigio, concetto che prima esisteva solo nelle categorie minori. Questo finché, nel 2007, si è trovato davanti Casey Stoner. Più veloce, più giovane e pieno di talento. Il pesarese aveva 28 anni (come Marc Marquez oggi…) e veniva da un mondiale perso a Valencia contro Nicky Hayden. La grandezza di Rossi è stata quella di continuare a crederci, di lottare con le armi che aveva mettendo in difficoltà l’australiano, il compagno di squadra e Daniel Pedrosa. Esperienza, furbizia ed improvvisazione. Se tutti ricordano Laguna Seca 2008 è perché si tratta di un riassunto perfetto di quella stagione e delle corse in generale: non vince sempre il pilota più veloce. Per il fuoriclasse di Tavullia, a ben vedere, è stata una fortuna: i mondiali del 2008 e 2009, assieme al primo titolo con Yamaha nel 2004, sono ricordati in maniera speciale dagli appassionati perché sono stati vinti contro i pronostici. Ed è quello che manca a Marc Marquez.
Lo spagnolo viene da un digiuno di due anni passati a metabolizzare l’infortunio, il tutto mentre il tempo scorre e gli avversari si prendono gare e titoli. Ecco, adesso a Marc Marquez mancano le gare più belle di Valentino Rossi: quelle in rimonta, contro le aspettative, con gli avversari convinti di vincere (e non di arrivare secondi) che finiscono per ricredersi al parco chiuso. E se è vero che si tratta di un’occasione d’oro per un’ulteriore consacrazione, forse è anche l’ultima. Finora infatti nessuno ha mai vinto un titolo in MotoGP a più di trent’anni: ci hanno provato Rossi e Dovizioso e ci proverà anche lui, resta da capire se a quel punto avrà pareggiato i mondiali di Valentino o se sarà ancora a caccia del 9° titolo. Vederlo correre da sfidante, strappando l’asfalto a morsi un centimetro alla volta, sarà senza dubbio spettacolare.