Marc Marquez ha perso il tocco magico. Almeno per ora, per quest’anno. Perché lo spagnolo è ancora veloce e sa come vincere, ma non ha ritrovato quell’aura da semidio che gli permetteva di andare oltre come faceva prima dell’infortunio. Non cadere dopo una caduta, vincere in rimonta con una decina di sorpassi, cose così. Il GP di Silverstone, con l’attacco a Jorge Martin, ne è stata l’ennesima prova: Marc che si affianca, che prova ad appoggiarsi e restituire il favore e poi si stende. Come si è steso prima, cinque cadute in 10 gare. È più goffo, meno felino. Anche dalla televisione. E ad ammetterlo, in un’intervista riportata dai francesi di Paddock GP, è lui stesso: “È chiaro che non guido più come prima - ha spiegato l’otto volte campione del mondo - Quest’anno non funziona niente per me. Ci sono cose che avrei potuto fare negli ultimi anni ad occhi chiusi e ora non c'è verso . È ora di andare avanti. La cosa più semplice da fare in queste situazioni è gettare la spugna o non vedere la realtà, ma in nessun momento l'ho fatto”.
A questo punto le possibilità di Marc sono due: guarire completamente, cosa che sembra sempre più difficile, o ricostruire il suo approccio alle corse, come aveva fatto a suo tempo Mick Doohan (a cui Marquez ha già chiesto consiglio). Nel frattempo gli anni passano e i piloti crescono, a cominciare da Fabio Quartararo e Jorge Martin, che con gli italiani - Morbidelli e Bagnaia su tutti - sono stufi di aspettare il loro turno e hanno sempre più esperienza.
Ecco perché, adesso, la sfida di Marc Marquez è la stessa che si è trovato ad affrontare Valentino Rossi nel 2008, quando dopo due titoli mancati (nel 2006 e nel 2007) è tornato a vincere contro piloti più giovani e veloci. È anche questo che ha reso il 9 volte iridato un fenomeno irripetibile: vincere contro il pronostico. E se lo spagnolo vuole arrivare al decimo titolo, o almeno pareggiare i conti col pesarese, dovrà passare dalla stessa strada.