Gli ordini di scuderia sono il grande tema di questa MotoGP. Mentre in Formula 1 sono una formalità, nel motociclismo la questione è più complessa, per quanto con otto moto in pista - tutte veloci - Ducati avrebbe tutti i mezzi per lavorarci. Anche se a ben vedere, da sempre, può farlo solo in determinate circostanze: Gresini e VR46 sono clienti che pagano le moto per fare risultati e compiacere gli sponsor, così come Pramac che, però, è a tutti gli effetti un team satellite della casa madre.
Quindi, come ha spiegato in più occasioni il manager di Bastianini Carlo Pernat , per chiedere a un pilota di chiudere il gas devi quantomeno garantirgli i premi d’arrivo di un vincente: il contratto prevede 10.000 € di bonus (la cifra chiaramente è casuale) in caso di vittoria? Me li dai anche se arrivo secondo. Il che, comunque, non sarebbe una garanzia totale, come ha dimostrato Jorge Lorenzo su Andrea Dovizioso quando, nel 2017, gli fu chiesto di inserire la famosa mappa 8 a Sepang. Quest’anno, più che la “Suggested Mapping 8” sul Dashboard, in Ducati hanno optato per un sobrio “BAGNAIA” sulla tabella di Enea Bastianini nel momento in cui è passato in testa, dove è rimasto per tre giri prima di tornare in seconda posizione. Ordini di squadra non sono (perché le squadre sono diverse) e di scuderia nemmeno, la manovra dal muretto è sembrata più che altro una calda raccomandazione, di quelle che si trovano a pagina due di un manuale sull'approccio passivo-aggressivo. O, se preferite, un po' come cantava Vasco Rossi con Se proprio te lo devo dire.
Enea da parte sua non si è nascosto, spiegando che se al posto di Bagnaia ci fosse stato Quartararo avrebbe corso diversamente: è normale, addirittura scontato se pensiamo che il prossimo anno correranno assieme e che sulla sua busta paga c’è scritto Ducati Motor Holding. Pecco, che ormai vede il mondiale sotto casa, l’ha presa con ironia, scrivendo che più che un aiuto a Ducati ha chiesto un hot dog. Anche perché se ci fossero stati degli ordini veri e propri il mondiale l’avrebbe già vinto in Malesia: se Enea l’avesse fatto passare ad Aragon, dove invece gli è arrivato davanti per 42 millesimi, ora i punti da Quartararo sarebbero 28 e Pecco potrebbe andare in vacanza con due settimane d’anticipo.
Ducati insegue un titolo da 15 anni e non ha nessuna intenzione di sentirsi dire che lo ha vinto “taroccando”, termine usato da Davide Tardozzi dopo il GP (ma prima di mettersi a ballare). Tutto sommato però, Ducati potrebbe essere anche più autoritaria di così: Yamaha, per esempio, non si è fatta grandi scrupoli a chiedere ai suoi piloti (Crutchlow in Australia e Morbidelli in Malesia) di lasciar passare Fabio Quartararo con un messaggio sul dashboard. In quel caso però nessuno ha fatto domande ai piloti e a nessuno importava, perché così funziona ed è una scelta più che naturale. Se sulla Ducati c'è tutt'altra pressione è perché hanno moto e piloti più veloci, dunque gli ordini di scuderia hanno un peso diverso. Chi si lamenta però lo fa per principio, dicendo che "nelle moto si corre da soli". Beh, quel principio l'ha violato anche Yamaha. Aver fatto una moto migliore e scelto piloti più svelti non può essere una colpa. E il mondiale, a conti fatti, finisce a Valencia.