Dall'inizio del Motomondiale 2023 ad oggi le Honda Repsol di Marc Marquez e Joan Mir si sono ritrovate nel ghiaione in ben 24 occasioni, equamente ripartite tra i due compagni di squadra (dodici a testa). Nessun'altra moto della top class ha scaricato a terra i propri piloti tanto quanto la Honda. Marquez, oltretutto, ha saltato cinque gare per infortunio (ma rientrerà ad Assen). Mir, che ha rimediato un trauma cranico a Termas de Rio Hondo e che ora sta recuperando da una contusione alla mano risalente al GP d'Italia, ne salterà quattro (Joan non ci sarà nemmeno nel weekend imminente in Olanda, al suo posto Iker Lecuona). Alex Rins - unica fonte di gioia nel 2023 di HRC grazie alla vittoria ad Austin con la RC213V di Lucio Cecchinello - si è appena sottoposto alla seconda operazione per stabilizzare la frattura di tibia e perone che, dal sabato del Mugello, lo costringe al riposo su un letto d'ospedale. Ricapitolando, quindi, la Honda al Sachsenring si è vista obbbligata a disputare la gara con un solo pilota in pista, Takaaki Nakagami, che ha tagliato il traguardo in quattordicesima posizione. Il rifiuto di Marquez di correre in Germania, dopo le cinque scivolate in un weekend, è solamente un elemento in più che certifica come la situazione, in casa Honda, sia sportivamente drammatica.
Oscar Haro, ex Direttore Sportivo del Team LCR Honda, non ha utilizzato mezzi termini per esprimere il proprio disappunto nei confronti dell'atteggiamento generale che ha notato all'interno del box Repsol ufficiale. Haro, in particolare, ha indivuato una grave mancanza di empatia, di umanità, nel rapporto tra gli ingegneri giapponesi e i piloti della Honda. È questo, secondo Oscar, il primo problema da risolvere per superare una crisi che non è solo tecnica, ma "di uomini"; ecco perché ad Asaka dovrebbero prendere spunto dal lavoro svolto da Gigi Dall'Igna in Ducati, che nel 2014 ricominciò proprio dalla riorganizzazione del potenziale umano. Oscar Haro, trent'anni di lavoro nel Motomondiale prima come meccanico e poi come dirigente, si è espresso così - in diretta - sul canale Twitch di Nico Abad: "Dall'Igna ha cambiato tutto lo staff e ha messo su una famiglia. Il primo obiettivo di Gigi non era quello di fare magie con la moto, ma con la squadra, e che tutti sentissero i colori della fabbrica, e che la squadra ufficiale e la squadra corse fossero una cosa sola, e avessero unità, rispetto, affetto, per crescere insieme. Fino a quando questi signori giapponesi non faranno lo stesso, fino a quando non ameranno i loro piloti, questi continueranno a sentirsi moralmente uccisi. Perché questi signori, finora, stanno uccidendo Marc Marquez, Joan Mir, ed Alex Rins. Hai mai visto ed esempio Ken Kawauchi (direttore tecnico di HRC, ndr) lo scorso weekend, dopo una delle cadute di Marquez, buttare la cartellina che teneva in mano e correre dal pilota per abbracciarlo? Forse bisognerebbe tornare alle radici del motociclismo, dire 'cazzo, siamo un squadra, lotteremo, tu cadrai, ma io non dormirò per quattro giorni finché non cadrai'. In Honda non c'è nessuno che abbraccia Marquez tranne Santi Hernández e tutti i suoi ragazzi (Javi, Jordi, Carlos). In Ducati e in KTM queste figure ci sono. HRC ha bisogno di un uomo come Cecchinello. Un ragazzo che piange con i piloti, che brinda con loro, un ragazzo che fa crescere i piloti. Dall'esterno è facile criticare, ma ti dico che Alberto Puig mi fa una pena che non immagini. Perché Alberto ha abbastanza palle per battere i pugni sul tavolo, ma se nessuno lo ascolta, non può far niente. Honda ha un problema, ma soprattutto un problema di cuore".