Per Oscar Piastri il valore della passione ha l'aspetto un po' smarrito di un ragazzo di quattordici anni chiamato a lasciare l'Australia per attraversare il mondo e trasferirsi in Europa, a tentare il successo tra kart e monoposto, sognando un giorno l'esordio in Formula 1. Ha gli occhi della speranza di anni di successi nelle serie minori, la schiena dritta di chi lontano da quella casa ha affrontato la pandemia, senza poter tornare a Melbourne per oltre un anno, ma la tenerezza di chi delle rinunce e delle fatiche ha fatto tesoro, rendendo la realizzazione del proprio sogno - quello di arrivare nella massima serie, a competere con i più grandi - un premio che guarda al futuro.
Ed è così che il più giovane pilota della griglia di questa Formula 1 ha messo i piedi nel paddock dei migliore a modo suo, senza mai dover cambiare dentro e fuori dalla pista, nello scompiglio di un mercato di cui - dopo l'assunzione in McLaren - è stato grande protagonista. Arrivato da rookie d'oro nel 2023 con McLaren, Piastri ha saputo sciogliere i nodi dei suoi vent'anni, mostrando il passo di un campione chiamato ad affinare con il tempo la propria costanza. Lo ha fatto restando quello che è, furioso tra le curve con la visiera abbassata, docile senza casco e tuta allacciata. La faccia d'angelo, l'aspetto lontano da quello di un pilota di Formula 1 di un (inutile) immaginario collettivo.
Perché Oscar Piastri è il ragazzo che nel suo primo Gran Premio di casa, lo scorso anno a Melbourne, ha lasciato sul tavolo dell'hospitality McLaren un vassoio pieno di biscotti con un bigliettino scritto a mano: "Fatti dalla nonna di Oscar". Dolci tipici australiani cucinati da una nonna fiera e preoccupata allo stesso tempo per il lavoro scelto dal nipote poco più che ventenne, dolci che riportano il mondo veloce della Formula 1 a un livello di normalità troppo spesso dimenticata. "Crediamo nei valori, su quelli fondiamo tutto il nostro team" ha detto il team principal della Mclaren Andrea Stella dopo il doppio successo in Ungheria, definendo le fondamenta di un ambiente in cui Piastri risponde alla perfezione alle caratteristiche volute, cercate e richieste.
Sono i valori di un ragazzo che in pista vuole tutto, e lo vuole a modo suo, e fuori sorride sereno nel giorno in cui altri griderebbero fuori di sé, presi dall'euforia di un momento atteso per tutta la vita. Non c'è un modo giusto e uno sbagliato per vivere una domenica così, come quella che Oscar Piastri ha chiuso al primo posto nel Gran Premio di Budapest, diventando di diritto il 115esimo pilota della storia della Formula 1 a vincere una gara, ma il pilota australiano l'ha vissuta facendo esattamente quello che ci saremmo aspettati da lui.
Un sorriso sereno, un lungo abbraccio con la squadra, parole di gioia e di maturità, fatte dell'intelligenza di chi - anche in un momento così emotivamente forte - mantiene una calma da veterano. È la calma dimostrata in tutta la gara, dalla grande partenza al via che gli ha consegnato la leadership del Gran Premio, a quella esposta nei momenti più concitati della gestione del team, tra team radio, scambi di posizioni, punti domanda sul quale sarebbe stato il risultato finale. È la calma di chi dei suoi vent'anni sa cosa fare, la storia di un ragazzo che non risponde agli schemi che conosciamo, destinato però a farci divertire davvero.
"Ho sognato questo giorno quando ero un bambino in Australia" ha detto, spiegando con la semplicità un'emozione che per essere capita non ha bisogno a tutti i costi di essere esposta. Nella maturità di una McLaren che oggi diventa di diritto la vettura da battere di questa Formula 1, e la voglia di primeggiare di un compagno di squadra - Lando Norris - che arriverà a Spa con la voglia di ritrovare il successo, c'è la semplicità di un australiano classe 2001 che è già un grande personaggio. Uno di quelli mai visti, diverso dai 114 che sul gradino più alto del podio della storia della F1 lo hanno preceduto.