Paolo Simoncelli non ce l’ha coi regolamenti, ma il suo è un regolamento dei conti. Verrebbe da dire così dopo aver letto lo sfogo del babbo del Sic e patron della Squadra Corse SIC58 pubblicato sul sito del team a pochi giorni da un altro sfogo simile. Parole durissime, le sue, ma che sembrano interpretare (senza il filtro del politichese e della diplomazia) il pensiero di tutto l’ambiente e non solo di quanti gravitano nell’orbita della Moto3 o della Moto2. “Ho fatto gli ultimi 640 km di ritorno da Spielberg in un turbinio di pensieri, di domande, a mordermi la lingua per non dire cose inappropriate al telefono, con giornalisti o amici, a proposito delle tre gare di domenica o meglio definirle ennesime partite play station” – scrive Paolo Simoncelli nel suo comunicato stampa. Una premessa che anticipa un pensiero e una volontà di esprimerlo in perfetto “stile Simoncelli”: col cuore e come viene.
“Non so quale aggettivo o parola sia preferibile per definire i tre personaggi che decidono la sorte di queste ormai pedine, e non più piloti, nelle loro mani – prosegue Paolo - Chi deve vincere o perdere. Chi gioire e chi piangere. Il regolamento, di come e quando si può transitare nella zona verde (giá di partenza sbagliato e sicuramente da modificare) viene plasmato a piacere nelle loro mani, così facendo mandano in fumo il lavoro degli innumerevoli team e i sogni dei piloti che tutti i week end fanno a gara per scrivere più in alto il loro nome, nella storia del motomondiale.
Queste persone forti delle loro divise, mascherano incompetenza con supponenza e superficialità e talvolta prendono decisioni inopportune e assurde, falsando così i risultati di tutte le gare Moto3, Moto2 e MotoGP. E quando le scuse si sprecano e tutti noi vorremmo ammassarci nei loro uffici a dirgli” due cosette” o a sbattere pugni sul tavolo per avvalorare la nostra tesi ecco che arrivano le regole Covid a impedirci il confronto…. e non posso dire a salvarli, perché sarebbe una minaccia. Ce l’ho, ho il sostantivo che stavo cercando, fatto apposta per loro: Gli intoccabili!
Queste persone che camminano fiere, spalle dritte e petto in fuori su cui portano il marchio FIM, finchè non ci ascolteranno, non imporranno regole più chiare e un atteggiamento più trasparente intralceranno il nostro lavoro e anche con tutti i tamponi negativi resteranno loro “gli untori“, coloro che avranno contaminato il nostro meraviglioso sport.
Sulla coscienza avranno la responsabilità di aver compromesso quell’ unica nostra passione, l’ unico sport, che nella falsità del mondo di oggi era rimasto sano e pulito”.