Da triplete a tre pere. Che non sono solo i gol subiti nel derby di Coppa Italia contro il Milan, ma anche le tre sconfitte consecutive dell’Inter in un aprile nerissimo che in apertura aveva fatto sognare. Dopo il trionfo nella doppia sfida contro il Bayer Monaco in Champions League nessuno avrebbe pensato di ritrovare i nerazzurri in ginocchio e dietro al Napoli di Conte.
Gli ingiocabili, così aveva definito la squadra lo stesso Mkhitaryan, mostrando sicurezza nei mezzi e autostima di chi si sente pronto per scrivere la storia. Il libro è ancora da finire, mancano pagine e partite. Tutto ancora non è deciso. Ma la puzza, in casa Inter, nelle stanze di via della Liberazione, si inizia a sentire. Vincere tutto o niente, pazzesco. Con un obiettivo (la Coppa Italia) già sfumato e a un passo dal tracollo in campionato, con il Napoli davanti e un calendario che fa sfregare le mani a Conte, i suoi giocatori e i tifosi azzurri che hanno già preparato le bombe di Maradona da esplodere.

In casa Inter i tifosi non vogliono pensare di finire questa stagione a bocca asciutta. Sarebbe un sacrilegio. Anche il Milan potrebbe vantare almeno un trofeo in più. E tre derby vinti su cinque. Un incubo dal quale si vuole sfuggire in fretta. E mercoledì contro il Barcellona non si può sbagliare. I bonus sono finiti e, anche se la sfida è la più difficile, servono risposte. Subito e definitive. Perché non può finire così. Per il club e anche per Simone Inzaghi, già messo all’angolo da critiche di ogni genere, fin troppo severe.
E allora di cosa soffre l’Inter? E’ solo un calo fisico o c’è qualcosa di più? Lo abbiamo chiesto allo psicologo psicoterapeuta e psicologo dello sport Matteo Merigo, con il quale proviamo ad analizzare la condizione mentale dei nerazzuri.
L’inter è crollata?
“Presto per dirlo, ci sono ancora diverse partite da giocare. La mente, tuttavia, ha un ruolo determinante nei risultati delle performance. Soprattutto in una condizione di forte pressione”.
Cosa è successo alla squadra di Inzaghi? Da ingiocabili a squadra che perde tre partite consecutive senza segnare un gol.
“L’analisi corretta da fare prende in esame lo schema dello stato di flow di Mihály Csikszentmihalyi. Lo sportivo o, in questo caso una squadra di sportivi, ha di fronte sfide complesse, di alto livello. E’ il caso dell’Inter che voleva compiere l’impresa del triplete. Una sfida difficilissima. Ma se sei consapevole di avere le capacità sufficienti, adatte per questa sfida, scendi in campo felice e sicuro di potercela fare. Questo è lo stato di flow”.
L’inter, però, non sembra più così…
“E’ questo il punto. Sempre secondo lo schema dello stato di Flow, quando perdi una partita può capitare che ti senti meno forte. Perdi sicurezza. Quindi, nella mente, insorgono stanchezza, tristezza e sfiducia. Per cui l’alto livello di sfida può sembrare insormontabile. Condizione che fa sviluppare l’ansia”.
E se si continua a perdere?
“Il rischio è che vada tutto a rotoli. Non credo lo vogliano gli interisti, nemmeno i calciatori. Poi ci sarebbero, in questo caso, anche le questioni interne e la perdita di leadership da parte dell’allenatore che non sarebbe seguito allo stesso modo dai calciatori”.
Quindi, secondo lei, quella dei nerazzurri è una stanchezza più fisica o mentale?
“E’ normale ci sia anche un po’ di stanchezza fisica. E’ come quando sei alla fine dell’anno scolastico che devi dare l’esame. Sei stanco ma devi entrare nello stato di flow per poter raggiungere i massimi livelli di concentrazione e tenere in controllo la sfida. L’inter, dopo le tre sconfitte consecutive, è sotto stress con dimensioni di ansia elevati perché la pressione è aumentata a dismisura. Hanno perso la Coppa Italia con il Milan, sono scesi al secondo posto in campionato e ora è tutto riversato sulla Champions League”.
Cosa si può fare ora?
“Sicuramente un club come l’Inter ha un psicologo interno che segue la salute mentale della squadra. Io lavorerei sui livelli di pressione: abbasserei lo stress, cercando di far stare più tranquilli possibili i calciatori che dovrebbero essere scaricati dalle responsabilità. Sarebbe importante scendere in campo contro il Barcellona nello stato di Flow: sfida grande = grandi capacità e quindi concentrazione assoluta per raggiungere l’obiettivo”.
