Francesco Bagnaia: 23 punti di vantaggio all’ultima gara, vento a favore, la sua gente in pista ad aspettare il momento. Ma le corse non si accontentano dei pronostici. Pecco non tocca quel trofeo che è una vertigine di nomi importanti, di campioni nel senso letterale del termine, messo in mezzo tra lui e Fabio Quartararo per le foto promozionali. È quasi troppo grande con le sue placche di metallo, un po’ come comprare una televisione nuova: ti ci devi abituare, ma ci riesci sempre in fretta.
La conferenza stampa è riservata a loro due: Matt Birt, che la conduce seduto in prima fila col microfono in mano, l’annuncia come fosse un incontro di boxe: all’angolo rosso, Pecco Bagnaia. E gli chiede come si sente, se è più rilassato rispetto alla Malesia: “Sinceramente no”, risponde Bagnaia. “Finché c’è una possibilità per Fabio dobbiamo continuare a spingere, di sicuro dovremo essere intelligenti: è vero che siamo in una posizione migliore rispetto a lui ma dovrò comunque pensare ad andare forte questo weekend. Valencia è una buona pista per noi, penso anche che siamo migliorati rispetto all’anno scorso. La MotoGP è piena di sorprese, quindi proveremo ad essere competitivi come sempre. Enea mi ha messo tanta pressione in Malesia, ma dovevo arrivare qui a Valencia con più punti possibile ed ero forte in frenata, sono riuscito a vincere”.
C’è poi Valentino Rossi. Che è nel paddock per godersi la gara, un pezzo di quel lavoro immenso che è stato - per i piloti italiani - la sua Academy. Un anno fa si ritirava, ora va a vedere se uno dei suoi riesce dove anche lui, che di mondiali ne ha vinti nove, non era mai arrivato: vincerlo all’ultima gara, a Valencia. A Bagnaia chiedono se ha chiesto lui a Valentino di venire, ma Pecco non risponde: “È bello che ci sia anche lui con noi, anche per tutti gli altri piloti dell’Academy. Lui sa bene come mi sento adesso, di sicuro mi aiuterà come un vero coach e sarà un grande aiuto per me”.
Una giornalista chiede a Pecco se il trofeo, durante lo shooting, non l’ha toccato di proposito: “Si, da italiano sono un po’ scaramantico. Non ci sono molti piloti che hanno messo il loro nome su questa coppa, ho un enorme rispetto per chi ha il nome inciso qui. Se mi cambierà la vita vincere il mondiale? Prima di cominciare a pensarci dovrei vincere il titolo, e ci sono ancora tre giorni prima di avere questa possibilità. Non voglio pensarci, so che qualcosa potrebbe cambiare ma al momento penso solo al mio obiettivo”. Poi continua: “Io provo a non pensare a nulla: il titolo, il campionato… ho passato le mie giornate normalmente, andando a fare la spesa e portando in giro il cane. Il miglior consiglio che mi hanno quest'anno? Di stare calmo e di capire che sono veloce. Uno dei migliore consigli che ho ricevuto, ero un po’ incerto. Pensavo di doverlo dimostrare”.
Prima di chiudere, gli chiedono di Fabio Quartararo. La prima volta che si sono incontrati in pista: “2015, in Qatar. È stata la mia prima possibilità di salire sul podio e all’ultimo giro lui ha provato a passarmi, eravamo secondo e terzo credo, lui era all’interno e ci siamo toccati: io ho chiuso 8° e lui, mi sembra, 5°. E in tutte le lotte degli anni seguenti ci siamo toccati ma sono sempre state belle sfide”. Tre parole per il rivale: “Godiamoci la gara, facciamo una lotta corretta, sei uno dei migliori”. Infine gli girano la domanda, chiedendo se l’altro ha qualcosa che vorrebbe lui: “Fabio ha una grandissima frenata, ma anche una forza mentale spaventosa. Quello che ha fatto in Malesia e in Austria è incredibile, era chiaro che la Ducati fosse più competitiva e lui nonostante è in lotta per il mondiale. Sarebbe stato facile smettere di crederci, ma lui è ancora qui. È fortissimo di testa”.