A inizio anno c’era la certezza più o meno condivisa che a cambiare l’esito del mondiale sarebbero state le gare del sabato, cosa che in parte si è verificata. Ora che mancano due GP alla fine della stagione però, la grossa sorpresa è un’altra: a fare la differenza potrebbero essere le pressioni degli pneumatici. Da Silverstone infatti, Dorna - su richiesta di Michelin - ha introdotto una nuova regola con sanzioni progressive per i piloti che corrono la gara con pressioni oltre il limite consentito dal costruttore.
Alla prima irregolarità arriva un avviso. La volta successiva sono tre secondi di penalità. Al terzo avviso i secondi diventano sei e per la quarta sanzione si arriva a 12 secondi. Dall’anno prossimo poi, pare si passerà direttamente alla squalifica. L’unico pilota ad aver ricevuto una penalità per il momento è stato Aleix Espargarò (a Buriram), ma dopo il GP della Thailandia si è innescato un meccanismo diverso: mentre nel box arrivava il primo avviso per Jorge Martín, si è cominciato a pensare che il titolo lo avrebbe deciso questa regola, specialmente considerando la trasferta in Malesia.
Sepang è un circuito particolare, le temperature raggiunte dall’aria sono particolarmente elevate e l’escursione termica dovuta agli improvvisi temporali in questa stagione può essere un problema, così era chiaro che qualche sanzione sarebbe arrivata. Il punto è che i tecnici che si occupano delle pressioni non hanno ancora la certezza matematica di come fare la scelta giusta: molto dipende dalla temperatura di aria e asfalto, altrettanta differenza però la fa la gara che si trova a correre il pilota, cosa che chiaramente resta imprevedibile. Se corri dietro a qualcuno la pressione sale, se fai la gara da solo è diverso. Le possibilità di sbagliare in buona fede quindi sono molto più elevate di quanto si possa credere, non è come mettere mezzo litro in più di benzina o togliere un chilo dalla moto.
Chiaramente Michelin non ha richiesto questa norma per sfavorire alcuni piloti o falsare il campionato, il costruttore vuole evitare categoricamente la possibilità che un pilota si ritrovi lanciato in aria da una moto a cui è esploso lo pneumatico gonfiato in maniera scorretta. L’ultima volta che è successo era il 2016, con Scott Redding al GP d’Argentina.
Ora, dopo il GP della Malesia, ad essere sanzionati sono stati Alvaro Bautista, Iker Lecuona, Luca Marini, Enea Bastianini e Pecco Bagnaia, tutti “ammoniti” e non penalizzati in quanto ognuno di questi piloti era alla prima irregolarità. Bagnaia ha corso un weekend eccezionale, sempre velocissimo, abbastanza da arrivare in Malesia con 13 punti su Jorge Martín e andarsene con quattordici di vantaggio, ma non solo: il sorpasso all'esterno proprio sullo spagnolo, nelle prime fasi della gara, ha il sapore di una prova di forza, esattamente come l'idea di aiutare Enea Bastianini nel venerdì delle libere per combattere questa guerra con un alleato all'altezza nel box e minare lo spirito di Martín, che vede la Desmosedici rossa allontanarsi dal suo futuro. Tra una settimana, in Qatar, Pecco potrà già dirsi campione del mondo, per cui dovrà portarsi a casa almeno 24 punti in più del suo diretto (e ormai unico) rivale per il titolo. Al netto di tutto questo però, resta l'incognita delle pressioni.
Questa penalità è una buona notizia per Jorge Martín, che non solo ha evitato i tre secondi di penalità che sarebbero potuti arrivare con un secondo avviso ma si è anche rimesso in pari, anche se allo stesso tempo è stata una pessima notizia per il campionato. Come si fa a pensare che ci sia una possibilità, per quanto remota, che il mondiale venga stabilito da questa regola? Le squadre dovranno stare attentissime in Qatar, perché è dai test di marzo che le moto non vedono quel circuito e con la corsa in notturna sarà difficile fare previsioni, così come dovranno stare attenti a Valencia dove si correrà nell’ultima settimana di novembre.
Jorge Martín, per sua stessa ammissione, ha corso a Sepang con la paura di essere sanzionato e da oggi Pecco Bagnaia proverà le stesse sensazioni. In questo modo il titolo viene affidato ai regolamenti, alle gomme: parti davanti e vuoi scappare? Ti conviene rinunciare a un po’ di prestazione e correre in difesa, perché se alla prima curva ti ritrovi quarto (esattamente come è successo allo spagnolo nella domenica di Sepang) poi la pressione sale troppo e ti prendi una penalità. Così si perde il gusto per la sfida, l’impresa, lo sforzo e il rischio dei piloti che rischiano la vita ogni volte che entrano in pista. È una mancanza di rispetto enorme per chi corre, niente di meno.
Una soluzione - oltre a portare in pista moto estreme che non mettano in crisi gli pneumatici - ci sarebbe. Essendo una norma tecnica e non sportiva andrebbe trattata in quanto tale: al primo errore arriva un avviso, al secondo una multa di 50 mila euro per il team, al terzo la cifra raddoppia. Alla quarta la squadra paga 200 mila euro, che poi è l’ingaggio di un pilota per tutta la stagione. È vero, i team ufficiali avrebbero un vantaggio per questioni di budget, ma è così per tutto ed è un prezzo che nessuno vuole pagare. I meccanici sarebbero senza ombra di dubbio attentissimi a non sbagliare, forse in alcuni casi anche di più, ma non si andrebbe a gravare sulla classifica che deve restare in mano ai piloti e al loro talento. Altrimenti il podio andrà spostato a mezz'ora dalla gara, dopo i controlli tecnici. Perché se un pilota viene penalizzato dopo il podio che fai, gli levi la coppa? Se la viene a prendere chi è arrivato quarto? E l'inno? E le interviste? Qualcuno dovrebbe invertire la rotta prima di ritrovarsi a fare un frontale con la realtà.