Aveva appena siglato il suo miglior primo settore della gara Pecco Bagnaia, quando l’anteriore della Ducati lo ha abbandonato all’inizio della staccata della Quercia, quasi a moto dritta. Era terzo, e aveva già scalato metà della montagna: un distacco di tre secondi e mezzo da Martín e Bastianini – in vetta - che Pecco, in soli sei passaggi, era riuscito a dimezzare a suon di giri veloci sul piede dell’1’30”alto. Sedici pesantissimi punti sono volati via così, al ventunesimo dei ventisette giri previsti per il Gran Premio dell’Emilia Romagna.
Il vero problema della domenica di Pecco, tuttavia, si era verificato prima: Martín e Bastianini lo avevano scavalcato nei primi passaggi senza troppa fatica, annullando il vantaggio di una partenza perfetta a Bagnaia, che una volta finito terzo ha cominciato a perdere inesorabilmente terreno. Girava sul piede dell’1’31”alto, in certi frangenti più lento di sette decimi rispetto ai due rivali davanti, al primo terzo gara quasi preda delle grinfie di Marc Marquez. Poi, al dodicesimo giro, il capovolgimento di fronte: Pecco improvvisamente ha tolto mezzo secondo ai suoi cronologici, tornando a girare costantemente sul piede dell’1’31”basso ed entrando in modalità martello infuocato al passaggio numero sedici, quando il monitor dei tempi – illuminandosi di rosso – ha consegnato al campione del mondo in carica il giro veloce della gara, 1’30”877.
Sappiamo com’è andata a finire poco più tardi: “Per ovviare al rallentamento del passo gara causato dalla gomma dietro – ha spiegato Pecco nell’incontro con la stampa - ho spinto molto in frenata sulla gomma davanti, consumandola un po’. Nel giro della caduta ho frenato 18 metri prima del best lap, ciononostante l’ho persa davanti che ero ancora dritto. Si vede anche dalle immagini, senza per forza metterle a rallenty, che ho avuto delle vibrazioni strane che mi hanno portato ad una chiusa a moto quasi dritta”. Più della caduta, Bagnaia non riesce a spiegarsi l’andamento di una gara stranissima, che si è accesa tardi: “Qual è lo stato d’animo? Lo stato d’animo è che sono incazzato nero, non con Michelin, perché non posso essere arrabbiato con qualcuno che non lo fa apposta, loro non sanno quando una gomma non funziona. Fa girare i co*lioni, perché onestamente fai tutto il weekend perfetto: fai la pole, vinci la Sprint, migliori la partenza in gara, chiudi il primo giro davanti a tutti…poi ti trovi a dover rallentare, ad essere costretto a lasciarti passare e a vedere gli altri che ti lasciano lì a tre secondi e mezzo. È davvero un qualcosa che mi fa girare i co*lioni” - ripete. Ne avevo di più, sono stato più veloce tutto il weekend, in gara quando la gomma dietro ha iniziato a funzionare ero più veloce, e di molto, rispetto ai primi due. È solo un’altra occasione persa, l’ennesima, per essere leader del campionato”.
È sorto spontaneo chiedere a Pecco se avesse già avuto precedenti con gomme posteriori che resuscitano a metà gara: “Di solito con condizioni più fredde, come quelle di stamattina, la gomma ci mette un giro e mezzo o due a funzionare, e comunque stamattina al primo giro già funzionava. È abbastanza anomalo, penso di non aver mai sentito nella storia una situazione simile a questa. C’è da dire che a Barcellona lo scorso anno, quando mi stesi alla seconda curva, ebbi la stessa identica sensazione nel warm-up lap, anche oggi nel warm-up lap ho rischiato di cadere all’ultima curva, mi è partita senza quasi aver dato gas. La differenza è che a Barcellona non c’è grip, qui c’è molto grip, quindi ci ha 'solo' messo quindici giri a funzionare”.
La classifica, dopo il crash di Aragon e la doppia di Misano, dice che Pecco dovrà rimontare a Martín 24 punti in sei gare (più altrettante Sprint) per andare a vincere il titolo: “Pensavo fossero cinque le gare mancanti – ammette, aprendosi per la prima volta in un sorriso. “Una in più di quanto pensassi, bicchiere mezzo pieno. Potevamo andare via di qui da leader del campionato, sfruttare l’errore di Jorge della scorsa gara, invece purtroppo un’altra volta ci troviamo ad essere molto indietro. L’idea è quella di vincerle tutte, faremo il possibile”. Anche l’impossibile, se necessario.