L'immagine del weekend di Barcellona di Bagnaia viene scattata nel giro d'onore del suo terzo successo stagionale: Pecco sfila accanto ai marshalls nel secondo settore del Montmeló, in piedi sulla Ducati con le braccia e la visiera del casco che puntano al cielo, fino a quando il numero 1 rompe questa posa estatica per prodursi in un inconfondibile gesto dell'ombrello. Il destinatario del tiè? Nessun pilota, ma una curva. Sì, curva cinque, quella piega mancina in discesa - infingarda - che aveva tradito Pecco all'ultimo giro della Sprint Race del sabato, privandolo di una vittoria già infilata nel taschino. Una vittoria che invece era sfumata nel polverone della ghiaia, nei fumi di un'arrabbiatura feroce, che Bagnaia aveva eccezionalmente mostrato alle telecamere.
"Mi stavo sui cog*ioni ieri", confessa Pecco oggi. Oggi che ha vinto per davvero, sorpassando Jorge Martín con un ingresso fulmineo e deciso proprio lì, alla cinque. Poi altri sette giri per scrollarsi di dosso lo spagnolo e permettersi di affrontare curva cinque, all'ultimo passaggio, "col piede per terra". Pecco doveva doveva sfatare la maledizione di quella curva, emblema di una Barcellona per lui stregata: due anni fa Nakagami lo travolgeva dopo nemmeno cinquecento metri, l'anno scorso - a due pieghe di distanza dallo spegnimento dei semafori - la Ducati lo lanciava in aria e la KTM di Binder, da dietro, gli passava sopra la gamba destra, rischiando di fargli perdere il titolo e forse molto di più. Pecco ha sfatato la sua macumba, l'ha fatto alla sua maniera. Ovvero? Reagendo subito, in meno di ventiquattr'ore, trasformando i nervi accumulati al sabato in molle da cui lanciarsi a razzo per infiocchettare una domenica perfetta.
"Vincine una brutta, Pecco", verrebbe da dire reinterpretando un commento relativo ai gol e che va tanto di moda nel calcio. I trionfi di Bagnaia sono tutti da collezione, pezzi unici impossibili da ordinare secondo canoni di bellezza e significato, perché appartengono all'elitaria categoria dei capolavori, delle hit. Al Montmeló Bagnaia ha prodotto l'ennesimo di questi esemplari, che forse hanno un elemento in comune: nascono dalla fatica, dalla tribolazione, dalla fame di riscatto, da terapie d'urto, dalla voglia ribadire al mondo che anche i cavalieri come Pecco Bagnaia hanno gli attributi. Sembrava più lento di Martín e Acosta, invece stava solo gestendo le gomme, si stava solo organizzando per l'agguato che di lì a poco l'avrebbe portato sul gradino più alto del podio: "Era facile farsi prendere da Jorge e Pedro che andavano via - ha raccontato Pecco davanti ai giornalisti in sala stampa - ma ho semplicemente aspettato perché sapevo che negli ultimi giri potevo avere un vantaggio. Martín ci ha messo un po' a calare e mi sono spaventato, però alla fine sono rimasto costante, ho compensato l'ingresso con l'uscita ed è stato figo, bello, poter controllare così la situazione. Su Jorge recuperavo in ingresso alla 3, alla 4, alla 9. Ma appena ho visto l'opportunità di buttarmi alla cinque l'ho colta. È stato fatto un po' apposta per togliermi dalla testa quanto accaduto nella Sprint. Ieri l'ho odiata quella curva, ancora non ci posso credere di essermi steso all'ultimo giro, da leader, con margine. La maledizione di questa pista? Ci scherzavamo con la mia squadra, qui me ne sono successe di tutti i colori. Non ci credevo veramente, ma qui dovevo chiuderla una gara prima o poi. Lo storytelling secondo cui io debba sbagliare per regiare? Vorrei si smettesse con questa storia, perché sabato ogni volta sono veloce ma mi capita sempre qualcosa. Finirà questa storia. Al Mugello, a casa, non voglio fare brutte figure. Per colpa delle Sprint questo campionato mi si imbrugola, perché al sabato praticamente non ottengo punti, è fondamentale migliorarsi lì".
Così Bagnaia ha ribaltato un altro weekend di gara che sembrava dovesse finire in miseria, ha messo a tacere critiche e sermoni nuovamente pronti a piombargli sul collo. Lui - più sanguigno del solito, con più parolacce del solito - l'ha fatta girare, ancora. Questa Desmosedici GP24 che apprezza per l'eccellente turning - per come chiude le curve - l'ha infilata nella traiettoria di Jorge Martín. Un mese fa, a Jerez, Pecco indirizzava un messaggio simile a Marc Marquez. Se la vedrà con loro per il titolo mondiale, ma intanto - a casa loro - le gerarchie non mentono. Pecco Bagnaia è il numero 1 della MotoGP e schiaffeggia questa verità in faccia a chi continua a metterla in discussione. Con le buone o con le cattive. Tra una settimana ci si rivede al Mugello. È casa nostra, casa di Pecco. Tiè.